«Rifiuto l’etichetta»

Dall’ingegneria fino al Gesù storico. Senza preconcetti religiosi, ma con la curiosità intellettuale guidata dalla razionalità.


«Ehrman. Devi leggere Ehrman»: noi atei lo diciamo spesso. A chi ci chiede qualche buon testo per cominciare a informarsi sul Gesù storico, di solito suggeriamo la vasta scelta offerta dai libri di Bart Ehrman. Dei classici: razionali, lucidi, documentati. Imperdibili. Però Ehrman è solo una campana fra molte. Autorevole, eh. Ci mancherebbe. Tuttavia anche lui ha la propria tesi: il Gesù storico fu un profeta apocalittico. La difende con ottimi argomenti, ma non è l’unica tesi possibile. Perciò, per avere un quadro più generale, a chi vuole avvicinarsi al Gesù storico io suggerisco altro: «Tommasi. Devi leggere Tommasi».

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«Divertire chi già non crede»

Ma anche provare a far riflettere chi crede o crede di credere, senza porsi il problema. Per non farli morire dopo aver vissuto da atei inconsapevoli. E se poi ci vuole una bestemmia…


«Il comico che bestemmia»: e ti sembra di aver detto tutto. Ché lui quello è: il comico che bestemmia. Lui, Daniele Fabbri, di certo non fa nulla per negare questa etichetta. Che però è riduttiva. Riduttiva dello spirito degli spettacoli di Daniele, che non si riducono alla bestemmia e anzi nei quali la bestemmia non è nemmeno l’aspetto predominante. E riduttiva dell’attività di Daniele, che è stand-up comedian dal 2007, dopo il diploma come attore e regista presso la Scuola Internazionale di Teatro di Roma, ma è pure autore, sceneggiatore per radio, teatro e fumetti. Inoltre è tra i protagonisti del Festival «Ceci n’est pas un blashpème», per la libertà di espressione e contro le leggi antiblasfemia: mostre d’arte, collettive, live performance, talk, proiezioni, stand-up comedy, sul tema della blasfemia e della censura per motivi religiosi. Daniele è il curatore della rassegna di stand-up e ha lanciato un bando di selezione per giovani comici, che scade il 31 maggio 2021. Con Stefano Antonucci, Daniele è coautore di «Gesù. La trilogia» (2015), «V for Vangelo» (2015), «Il piccolo Führer» (2017), «Il timido Anticristo» (2018), «La fattoria dell’animale» (2020). Ovviamente Daniele presidia i social: Facebook, Twitter, Instagram, YouTube.

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«La fede è solo una botta di culo»

È «Parola di @Dio». Che – scopriamo – è laureato in filosofia e fa il social media manager.


L’immagine di copertina del suo profilo è famosa e non lascia spazio a dubbi: «Basta scienza». Del resto che pretendi da @Dio in persona? Quello col triangolo occhiuto incazzoso, founder & CEO dell’Universo. 880 mila follower su Twitter, 34 mila su Instagram e 230 mila like su Facebook, dietro @Dio c’è Alessandro Paolucci. Alessandro chi? Eh, già: Paolucci quasi nessuno lo conosce, ma la sua creatura…

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«Basta poco per svelare la menzogna»

Padre Kayn: la satira che usa la religione per perculare la religione.


I testi sacri dovrebbero essere in assoluto il più efficace strumento di propaganda per la fede: che cosa meglio dell’unica, vera, originale «parola di Dio» può convertire qualcuno? Invece, come ogni ateo sa bene, la lettura delle Sacre scritture è la via migliore per perderla, la fede. Ma non solo gli atei lo sanno: la stessa Chiesa cattolica si è opposta per secoli alla lettura della Bibbia da parte del gregge dei fedeli. Da cui l’ostilità, per esempio, verso le traduzioni dal latino negli idiomi volgari. Perché questo è il problema delle Scritture: se le leggi con un briciolo di intelligenza, di cultura e di spirito critico, ti accorgi al volo del cumulo di fregnacce che contengono. Idem se osservi le religioni con i loro riti, i loro sacerdoti, i loro dogmi e le loro credenze: pattume della cultura. Ebbene, proprio questo fa lo youtuber Padre Kayn: osserva. Osserva e imita. E percula.

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«Il senso sta nel cercare il senso»

Dio non profuma. E nemmeno puzza, per la verità.


Ricordo il primo, grande amore della mia vita. Avevamo 22 anni io e 21 François. Durò giusto il tempo del suo Erasmus: un anno. Rientrato a Lione, mi scaricò per un altro, dopo qualche tira-e-molla a distanza. Soffrii per sei mesi, poi pian piano il dolore svanì. Niente di eccezionale: ordinaria amministrazione sentimentale da ventenni. Non starei a parlarne qui se François non mi avesse lasciato qualcosa che non mi ha più abbandonato: il ricordo del suo profumo. Ancora oggi, quasi un quarto di secolo dopo, quando mi passa accanto un uomo con quel profumo non solo mi torna in mente François, non solo mi sento come se lui fosse presente, ma insieme riemerge ogni emozione. Come se tutto fosse appena accaduto. Meraviglioso e devastante. Perché questi scherzi fa l’olfatto, il più profondo dei nostri sensi. «Il senso perfetto», lo definisce Anna D’Errico nel proprio blog.

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«Più che ateo, sono irrilevanteista»

Magari un Dio creatore esiste, magari no. Un fatto tuttavia è sicuro: non c’è alcuna prova di un suo intervento nella creazione. Perciò per Paolo Attivissimo l’esistenza di Dio è irrilevante.


«Nomen omen», avrebbero detto gli antichi Romani. Lui ci scherza: «Vi potrà sembrare strano, ma è davvero il mio cognome anagrafico». Nondimeno il dubbio è lecito. Vai a vedere ciò che Paolo Attivissimo dice di sé stesso:

«Se proprio dovete affibbiarmi un’etichetta, definitemi “giornalista informatico”, “divulgatore informatico” o “studioso di bufale nel Web”, ma non chiamatemi “esperto”, per carità, gli esperti sono fatti di tutt’altra pasta. Se vi interessano le storie strane che girano nei media e volete un titolo semiserio, usate “cacciatore di bufale”; se volete un appellativo molto serioso, usate “studioso della disinformazione mediatica”.»

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«Sono ateo, ma…»

Corrado Lamberti, da quasi mezzo secolo divulgatore dell’astronomia, non crede in Dio. Però è convinto che la religione possa servire all’umanità. Anche se dirlo sembra un po’ elitista.


Se conosci un impallinato di astronomia, prova a chiedergli quale nome gli viene in mente pensando alla divulgazione. Il primo sarà Margherita Hack buonanima. Il secondo però sarà Corrado Lamberti. Che con Hack ha condiviso innumerevoli attività culturali, libri, riviste e anche idee politiche e filosofiche.

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«Non riesco proprio a crederci»

Se studi la teoria dell’evoluzione, l’ateismo è una conseguenza quasi inevitabile. Come nel caso di Lisa Signorile, autrice de «L’orologiaio miope».


L’orologiaio lo inventò William Paley all’inizio dell’Ottocento, quando sostenne che Dio è necessario per spiegare la complessità degli organismi viventi come un artigiano è necessario per spiegare la complessità di un orologio. Paley venne smentito prima da Charles Darwin ancora nel XIX secolo e poi nel 1986 da Richard Dawkins, che ha usato la stessa analogia ma ha sostenuto che l’orologiaio è la selezione naturale e non solo non è divino, ma è proprio cieco. No, è miope: così Lisa Signorile sdrammatizza l’immagine di Dawkins nel giugno del 2007, quando apre il suo bloghettino amatoriale. Si era nel Paleozoico della tecnologia: i social media erano embrionali e gli smartphone un sogno da nerd.

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«Le leggi naturali bastano»

L’argomento è risaputo: i miracoli sono la prova dell’esistenza di Dio. Davvero? Luigi Garlaschelli li studia da una vita e…


L’uomo della Sindone: non il soggetto spiattellato sullo straccio medievale, bensì colui che ne ha creato una copia (quasi) conforme. Ma anche l’autore di una versione moderna del sangue di san Gennaro, che si scioglie non per miracolo ma per tissotropia. E pure colui che ha estratto la spada conficcata nella roccia nell’abbazia a San Galgano. Luigi Garlaschelli, con la pipa e il pizzetto mefistofelico, è noto per tutto questo e molto altro, di solito associato ai miracoli. No, anzi: al paranormale religioso, come preferisce chiamarlo lui. Infatti Garlaschelli è membro della prima ora del CICAP e non dimentica che in origine quella P finale nell’acronimo si riferiva al paranormale, mentre oggi allude al più ampio ambito delle pseudoscienze.
Ora, il CICAP sulla religione ha sempre sorvolato, da un punto di vista filosofico: sull’esistenza di Dio il Comitato non si è mai espresso. Peraltro si può capire questa scelta: Dio non può essere oggetto di indagine scientifica. Ma i suoi presunti miracoli sì. E all’interno del CICAP proprio nelle indagini sui fenomeni miracolosi si è specializzato il chimico organico Garlaschelli, oggi in pensione e già professore dell’Università di Pavia, ma pure prestigiatore dilettante e prolifico scrittore di saggi. Prolifico e assai utile quando si discute coi bigotti. Infatti, se ti capita la sfiga di incrociare uno di quelli che «Fior di scienziati atei hanno dovuto riconoscere i miracoli di Lourdes!», la risposta migliore è suggerirgli di leggere «Lourdes. I dossier sconosciuti», di Garlaschelli, e solo dopo se ne riparla.

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«Dio è inutile. E pericoloso»

Il multiculturalismo minaccia il diritto individuale all’autodeterminazione. Perché il rispetto di tutti è il rispetto di ciascuno: è la tesi di Cinzia Sciuto, autrice di «Non c’è fede che tenga».


Il multiculturalismo è bello. Il multiculturalismo è il sari accanto ai vestiti degli stilisti. È il kebab accanto alla polenta, al cacciucco e agli arancini. È la moschea accanto alla chiesa e alla sinagoga. Il multiculturalismo è dunque varietà, quindi occasione di confronto e di arricchimento reciproco. Perciò il multiculturalismo è cosa buona e giusta: noi dobbiamo imparare a conoscerci, a rispettarci e perfino ad apprezzarci proprio per le nostre differenze culturali. E chi non è d’accordo è un fascista.

Questa è la Vulgata della Sinistra che si vuole aperta e inclusiva.

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