«Io senza Dio» – 001

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Tutte le domande della serie «Io senza Dio»

9 pensieri su “«Io senza Dio» – 001

  1. Fondamentalmente agnostico: non ho la certezza e dunque sospendo il giudizio, anche se non credo in invenzioni fantascientifiche (le entità trascendentali). In questo modo … “vivo e lascio vivere”.
    TUTTAVIA divento ateo convinto quando si cerca di convertirmi a una credenza, una spiritualità di massa (cioè tutte le religioni).

  2. Sono diventato ateo informandomi, analizzando meglio le religioni e usando il buon senso.
    Ritengo che, in quanto uomini, portiamo dentro di noi paura e senso di limitatezza: questo ci predispone verso chi ci possa rassicurare, trovandolo automaticamente nella religione in cui veniamo immediatamente indottrinati, la quale crea dèi a nostra immagine e somiglianza.
    Considero l’agnosticismo solo come la prima fase della presa di coscienza; è una posizione intermedia che non dovrebbe essere mantenuta a lungo, altrimenti diventa una scelta di comodo.

  3. Spero che il commento vada bene anche a qualche giorno di distanza e… con una lunghezza non proprio corta.

    Io sono Ateo.
    Se prendo in considerazione quello che si intende quando si parla di Dio, non posso ignorare che tali affermazioni non siano il frutto di un’evidenza ma di una raffinazione di concetti vari che vengono accettati soltanto a causa della nostra cultura.

    Infondo quello che sappiamo che i nostri pensieri sono prodotti dal nostro cervello e che questi sono la rielaborazioni di input esterni. Sappiamo che tale cervello è il prodotto di un lungo processo evolutivo, che è dato da un contesto materiale, che ha avuto bisogno di un determinato ambiente ed ecc…

    Dio, quello più astratto, è la pretesa che esista un ente con questi elementi però senza il contesto che le renda possibili. Se non fossimo immersi in questa cultura che ci fa pensare che l’esistenza di Dio sia una domanda lecita da farsi, ne vedremmo tutta l’assurdità e probabilmente non la riterremmo nemmeno una delle “domande fondamentali”.

    Esiste pur sempre la possibilità di indovinarla sparando nel mucchio, ma se fossi agnostico per questo motivo, nonostante non ci sia assolutamente niente che renda tale concetto credibile, io… dovrei essere agnostico su tutto. In quanto ritengo che buona parte delle teorie del complotto, la “Trama” di D&D, buona parte dei libri fantasy e fantascientifici che mi son letto, siano tutti molto più credibili dell’idea di Dio. Anche di quello più astratto e metafisico.

    Ne sono certo, quant’è vero che se mi butto dal balcone non finisco nell’isola che non c’è.

  4. Mi associo a chi ha notato la “esternalità” della definizione di ‘ateo’. Lo sono, ma la vedo un po’ come definirsi ‘non mangiatore di acciughe con la Nutella’ per definire qualcuno che, semplicemente, si nutre in maniera normale e ragionevole.

    O, girata, nell’altro senso: se vi fa piacere credere a Paperoga demiurgo o all’Ordine creato da una scoreggia di ornitorinco cosmico fate pure… ma non pretendete di valutare me secondo i vostri parametri senza alcun fondamento!

  5. Dipende dal tipo di dio. Se parliamo del dio della bibbia sono certamente ateo. La deconversione è cominciata nell’adolescenza e si arrichisce continuamente ancora oggi. In realtà mi piace studiare i testi sacri delle varie religioni per motivi di curiosità intellettuale ma non certo per passione religiosa.
    Se invece parliamo del dio panteista o delle leggi della fisica, dell’univero o multiverso che sia, sono aperto alle varie interpretazioni filosofiche di sorta. Cioè se vogliamo definire Dio l’insieme delle leggi fisiche note e sconosciute chi sono io per negare l’esistenza di Dio?
    E’ comunque ovvio che questo Dio al di là delle leggi fisiche che conosciamo e che scopriremo nel futuro non ha alcuna interazione con la mia “anima”, non mi manda all’inferno, non si preocupa della mia sessualità. In pratica se ne frega altamente di me, degli altri esseri viventi e in generale di tutti gli esseri viventi dell’universo.
    Pertanto che esista o non esista, non avendo nessuna influenza sulla mia vita, è assolutamente irrilevante ai fini pratici, in questo senso mi sento più agnostico o come alcuni dicono irrilevantista.

  6. Sono ateo, ma trovo che la religione sia necessaria.
    L’uomo non è razionale, non ha onestà intellettuale, è razzista etc..
    Senza delle regole sarebbe il massacro.
    Pertanto le regole devono venire fissate dallo stato (laico?!) oppure dalla religione.
    Lo stato può avere derivazioni negative (fascismo, nazismo, potere, usurpazione etc.)
    La religione è più antica, più radicata nell’animo dell’uomo, più facilmente accettabile e comprensibile.
    E’ chiaro che per il 99% della popolazione il rispettare le regole avviene per paura della punizione e non perchè è giusto! Pertanto deve esserci il deterrente. Motivo per cui esiste Dio.

  7. Faccio anch’io la mia parte, dai…

    Ateo con certezza (7 sulla scala di Dawkins) per quanto riguarda il Dio delle tradizioni abramitiche.

    Ateo quasi con certezza (6 sulla scala di Dawkins) per quanto riguarda l’ipotesi filosofica. Ovvero: finché non c’è una prova, il rasoio di Occam impone di negare l’ipotesi.

  8. Ciao,
    A me non piace la definizione di “ateo” perché ad affibbiarmela sono coloro che credono in Dio e guardano il mondo esclusivamente dal loro punto di vista, dividendolo in quanti credono o non credono. In questa etichettatura c’è tutta la prepotenza del loro schema mentale, che fa della loro fede la discriminante tra gli uomini. (Umberto Galimberti)
    Fatta la doverosa citazione, da parte mia posso soltanto dire che se essere ateo significa negare l’esistenza di un Dio massimamente buono, onnisciente e onnipotente, l’esistenza di un Dio creatore trascendente del mondo naturale, negare che esista un’entità qualsiasi giudicata correttamente come una divinità, o che ci sia un essere che meriti di essere adorato, che ci sia qualcosa di divino, che ci siano o ci siano mai stati profeti o persone attraverso le quali gli esseri divini parlano e agiscono, negare che ci siano libri o testi che sono stati composti con l’aiuto di un Dio o di un’altra divinità qualsiasi e che ogni libro o testo esistente tragga la sua autorità dall’essere stato composto con tale aiuto allora sono ateo.
    Se essere ateo vuol dir negare che le cosiddette esperienze mistiche, le apparizioni e compagnia bella rivelino alcunché di vero riguardo al mondo, allora sono ateo. Se essere ateo significa negare l’affermazione che mediante la preghiera gli individui possono invocare l’aiuto di esseri divini, allora sono ateo. Se essere ateo significa negare l’esistenza di persone soprannaturali, compresi gli angeli, i fantasmi, gli spiriti e i demoni, allora sono ateo. Se essere ateo significa negare che ci sia mai stata una nascita verginale, una resurrezione e un’assunzione al cielo, che ci sarà una seconda venuta, un rapimento e un giorno del Giudizio, che vi siano anime immortali, che gli uomini sopravvivano in qualche modo alla morte corporale o che le anime si reincarnino, che l’uomo sia provvisto di una parte spirituale reale, la cosiddetta anima, che sopravvive alla sua morte, allora sono ateo.
    Se essere ateo significa negare che ci sia un aldilà, che esistano persone che hanno il potere di comunicare con i morti, allora sono ateo. Se essere ateo significa negare l’esistenza di miracoli nel senso letterale del termine, che vi siano riti che sappiano trasformare il pane e il vino in carne e sangue, che certi atti verbali siano moralmente sbagliati in quanto blasfemi, perché rifiuto l’esistenza di alcunché verso cui sia possibile essere blasfemi, negare che vi siano atti moralmente sbagliati in quanto casi di peccato, perché rifiuto il peccato come categoria morale, negare che ci siano un paradiso e un inferno e giudico che in sé l’idea di premi e punizioni eterni sia moralmente ripugnante, allora si, sono decisamente ateo.
    Detto questo, e descritta la mia “posizione”, devo spendere due parole anche sul mio “atteggiamento”. Ecco, il mio atteggiamento di ateo è un atteggiamento di tipo scientifico, ovvero, credo e valuto meritevole di attenzione soltanto ciò che la Scienza ha dimostrato essere vero con prove, esperimenti, dimostrazioni e tutti gli altri strumenti che essa utilizza per dare fondatezza alle sue affermazioni. Ma la Scienza, e qui sta la sua bellezza, non fornisce verità, dogmi, certezze granitiche. Tutto ciò che essa rivela è soggetta a revisione, confutazione, smentita, in qualunque momento, di fronte a nuove prove, nuove evidenze, nuove scoperte. E questo è un atteggiamento di tipo agnostico, tutto è vero fino a prova contraria, e di ciò di cui non ho evidenza non mi esprimo e non mi occupo.
    E quindi, concludendo e scusandomi per essere stato così prolisso, posso dire di essere ateo come posizione e agnostico come atteggiamento

  9. La risposta: forse più ateo.
    L’argomentazione: non mi è mai particolarmente interessata l’indagine di carattere filosofico sull’esistenza o meno di un Dio, il dialogo ed il confronto sulle prove della sua necessaria presenza e le controprove della sua evidente inesistenza.
    Mi ha invece incuriosito ed appassionato, e da non pochi anni, il discorso teologico ed in particolare quello morale della Parola di Dio ed è nell’ambito di questi studi che ho maturato il dubbio che il problema che riguarda Dio non sia tanto di provare se esiste o meno, ma di credere che se esiste ed esiste con le caratteristiche di onnipotenza, onniscienza ed onnipresenza che gli attribuiscono le dottrine delle religioni organizzate, sia un essere eticamente ripugnante.

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Sono ateo/a per quanto riguarda il Dio della tradizione abramitica. *

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