Se esiste, mi riguarda. Se non esiste, la sua credenza va estirpata, perché provoca danni immensi.
Dopo alcuni mesi che ci frequentavamo, prima di andare a convivere e poi di sposarci in Francia, Alessandro mi fece notare quanta importanza io dessi alla religione. In ogni viaggio insieme lo trascinavo a visitare chiese e sinagoghe. Leggevo testi sacri e libri di teologia. E non perdevo occasione per riflettere sulla questione teologica. «E che cazzo!», sbottò a un certo punto. «Ti occupi di Dio più di un prete o di un rabbino! Ma perché lo fai?». Alessandro, che è agnostico, aveva e ha ragione. La sua è una domanda legittima, che mi sono sentito porre spesso: «Se sei ateo, che ti frega di Dio? Perché te ne occupi?». D’altronde non sono l’unico ateo a interessarmi al problema teologico. Ed è risaputo che, in media, gli atei sulle religioni ne sanno assai di più del credente quadratico medio.