Sembra solo un comodo sotterfugio. In realtà è molto peggio.
I credenti lo chiamano «Dio delle lacune». Noi atei preferiamo «Dio tappabuchi». Ma quali lacune? Quali buchi?
Sembra solo un comodo sotterfugio. In realtà è molto peggio.
I credenti lo chiamano «Dio delle lacune». Noi atei preferiamo «Dio tappabuchi». Ma quali lacune? Quali buchi?
Aveva ragione Schiller.
Dice: «Però io non sono d’accordo». E ti pareva. C’è sempre qualcuno che non è d’accordo. E invece di dirmelo quando dovrebbe, quando per il pubblico arriva il momento delle domande, decide di placcarmi dopo, alla fine di questa conferenza sull’astrologia, quand’è tardi e io sono stanco e ho solo voglia di andare a casa. Son quasi le 11 e ho pure saltato la cena.
Nella scienza si annida un Mistero impenetrabile come quello della fede?
Alcuni anni fa un credente mi disse: «Tu affermi che “Mistero della fede” significa “Non capisco, ma credo lo stesso”. Ma anche gran parte della scienza non si capisce ma ci si crede lo stesso! Per esempio, tu capisci qualcosa di meccanica quantistica? No. Perciò devi fidarti di ciò che ti dicono gli scienziati, che hanno le risposte sulla scienza. Ebbene, allo stesso modo io mi fido dei teologi, che hanno le risposte sulla fede». Aveva ragione?
Se ti sei fatto/a un culo così per studiare fisica o matematica, sappi che la colpa è di Adamo e del peccato originale.
Chi è senza pregiudizi alzi la mano. Nessuno? Eh, già. Nemmeno io. Anch’io ho i miei. Negativi: i fascisti mi fanno ribrezzo a prescindere. Ma pure positivi: un po’ per spocchia e un po’ per snobismo di categoria, se scopro che una persona è un/a fisico/a mi sento ben disposto a prescindere e tendo a pensare che sia serio/a, colto/a, razionale. Superfluo dire che il mio pregiudizio viene smentito assai spesso: la percentuale di idioti/e e/o ignoranti è la stessa in ogni sottoinsieme della popolazione. Ma tant’è: per quanto tu li combatta, per quanto la realtà li smentisca, i tuoi pregiudizi non ti mollano. Esserne consapevoli è già un progresso.
Nel caso delle religioni delle tradizioni abramitiche i magisteri sono sovrapponibili, altroché.
Dal Seicento in poi, la tonaca e il camice di laboratorio non sono mai andati molto d’accordo. Anzi, per la verità si sono guardati sempre un po’ in cagnesco. Preti e scienziati ne avevano ben donde. I primi si vedevano erodere pian piano le certezze su cui fondavano la propria visione del mondo, messe in crisi dalle ricerche scientifiche che si impicciavano di ambiti prima riservati alla Rivelazione e alla speculazione teologica. Si cominciò con l’astronomia e si proseguì con le radici della vita e ora si conclude con la psicologia e la neurologia, che indagano nel foro interiore dell’uomo, dove dovrebbe annidarsi l’anima. Tutto quest’interrogarsi e scavare e dubitare appare, agli occhi del prete, molto blasfemo. Gli scienziati, dal canto loro, dopo l’abiura di Galileo e la condanna del darwinismo, confrontati poi con tutto l’apparato delle guarigioni miracolose e delle madonnine lacrimanti, hanno avuto gioco facile nell’accusare i preti di oscurantismo e di credulità.
E se il/la credente tiepido/a se lo tiene è perché qualcuno prima, molto prima, glielo ha dato. Anzi glielo ha inculcato.
Se l’ateismo è davvero questa posizione assolutamente razionale e logica, perché allora molte persone intelligenti, colte e dotate di spirito critico, che sono in grado di seguire i ragionamenti razionali e logici e di coglierne gli errori, sono credenti?
Bella domanda si pone e pone a tutti/e noi Sylvia Green nel suo blog, ecletticity. E aggiunge:
Questa è direi la domanda delle domande per il mondo ateo, la domanda su cui la nostra empatia si blocca e fatichiamo a darci una risposta che possa avere un senso.
Brava Sylvia. Brava anche nel proporre una risposta. E qua mi trovo subito in imbarazzo: la descrivo qui, la sua risposta, oppure no? Se lo faccio, se spoilero il suo articolo, poi tu magari non te lo vai a leggere, ed è un peccato, perché è un bell’articolo. Se non lo faccio, c’è il rischio che tu non capisca. Mmm…
Di tre colpe viene accusata la scienza: il dogmatismo, l’arroganza e l’aridità. Commento con un’unica parola: puttanate.
Se c’è un’attività intellettuale non dogmatica, quella è la ricerca scientifica. Eppure molti – di solito quelli che di scienza non capiscono un cazzo – sostengono che gli scienziati rifiutano sempre di ammettere la falsità delle proprie teorie e, anche se posti di fronte ad argomenti cogenti, ne negano a priori la validità. È la classica cazzata dei complottisti, dai no vax ai terrapiattisti, e non merita neanche una risposta circostanziata. Tuttavia bisogna rispondere a una domanda: càpita, almeno qualche volta, che gli scienziati siano dogmatici?
Verificare? No: falsificare, invece. O per lo meno provarci. Popper docet.
La verifica delle teorie: è questo lo scopo degli esperimenti scientifici. Lo sanno tutti. Se la verifica ha successo, posso considerare vera la teoria. Se la verifica fallisce, devo cambiare la teoria oppure buttarla e svilupparne una nuova. Ma c’è un problema fondamentale: quante accidenti di verifiche devo compiere per essere certo della verità della mia teoria? 12? 47? 214?
Un metodo. Ma come funziona?
11 gennaio 1610: Galileo, dopo aver perfezionato il cannocchiale nei mesi precedenti, lo rivolge verso Giove. E accanto al pianeta scopre tre puntini luminosi allineati. La notte seguente ne compare un quarto. Nel giro di pochi giorni, Galileo conclude che quei puntini, per il loro moto apparente, sono satelliti di Giove. Che cos’ha in mente il toscano prima di puntare lo strumento? Sta cercando dei satelliti? Oppure niente, guarda tanto per guardare, senza aspettarsi nulla di particolare? Più probabile la seconda possibilità. Ma allora è un’eccezione, perché nella scienza ben poche scoperte accadono per puro caso.
Un piccolo, insignificante episodio su scala cosmica. Ma qui…
È semplice: d’un tratto, ci sei. Senza un perché. Esisti e basta. D’altronde nessuno spiega perché appaia un fotone. Lui stesso meno di tutti.
Così anche per me, quando il nucleo stellare di ferro è collassato. Per me e per gli altri. Gamma, X, UV, IR: c’eravamo tutti. Io ero a 5832 Ångstrom: giallo pieno, direste voi. Insieme ai neutrini, siamo partiti a scaglioni dalla furia nucleare a 200 miliardi di gradi, lasciandoci dietro quel nocciolo imploso in pochi chilometri, composto ormai solo da neutroni degeneri.