Quando Dio abortisce

Senza nemmeno usufruire della Legge 194.


Innumerevoli sono gli esempi di sofferenze a disposizione degli atei per argomentare contro l’esistenza del Dio abramitico, che dovrebbe essere onnisciente, onnipotente e buono e dunque dovrebbe amare e proteggere le proprie creature. Fra i molti, Mattia, nella community de L’Eterno Assente, attira la mia attenzione e condivide con me alcune riflessioni su un caso poco considerato: gli aborti spontanei.

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L’islam è peggio?

Certo. Nel Libro sacro, nelle dottrine e nelle teste dei credenti. Ma non lo si può dire, ché altrimenti si passa per islamofobi.


L’islam è davvero differente e, dal nostro punto di vista, peggiore delle altre fedi abramitiche?

Sul piano dottrinale no: sono tutte dogmatiche, intolleranti, violente, patriarcali, sessiste, omofobe. Lo sono perché tutte si fondano su una Rivelazione divina annunciata in qualche Libro sacro. Libro nel quale si trovano, appunto, dogmatismo, intolleranza, violenza, patriarcato, sessismo, omofobia.

Sul piano pratico invece…

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Lo spreco di un Dio coglione

L’Eden è molto più razionale del fine tuning.


Fine tuning: così lo chiamano gli apologeti. In sintesi: le costanti fisiche dell’universo hanno precisamente i valori giusti affinché possa emergere la vita e dalla vita possa svilupparsi la coscienza umana. Se anche una sola delle costanti fosse stata appena un po’ diversa, qualcosa sarebbe andata storta e l’umanità non sarebbe mai apparsa. Questa – dicono sempre gli apologeti – è una prova dell’esistenza di un progetto dietro l’universo, con lo scopo preciso di arrivare a creare Homo sapiens. Poi, se sono abramitici, gli apologeti aggiungono che Homo sapiens non è un animale qualsiasi, ma è dotato di un’anima immortale ed è la creatura prediletta dal Creatore. Eccetera eccetera. Sorvoliamo sui dettagli e restiamo all’argomento del fine tuning. Che può essere demolito in molti modi. Io però voglio concentrarmi su una critica precisa: se le cose stanno così, Dio è un coglione.

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Fede e fiducia

Un sotterfugio per rendere decente e presentabile un atto intellettuale che invece è indegno.


La radice etimologica è la stessa: il latino «fides». Perciò sentiamo spesso questo argomento da parte dei bigotti: siccome tutte le nostre vite sono basate sulla fiducia, allora anche la fede in Dio è ragionevole. Beh, ‘stocazzo.

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L’ateo tiepido

Stare disteso sul divano è più naturale che correre una maratona.


Esiste il credente tiepido.

Aderisce a una confessione religiosa, per esempio il cattolicesimo, ma in modo superficiale: non ha mai letto i testi sacri, sa poco dei dogmi, non si pone tante domande, più che altro frequenta i riti, ma poi nemmeno tutti e nemmeno spesso. Però continua a dirsi «cattolico». Anche se poi tromba prima del matrimonio e spesso, dopo il matrimonio, pure fuori. Anche se usa gli anticoncezionali. Anche se fa abortire la figlia rimasta incinta a 15 anni. Anche se, quando la sua mamma malata terminale chiede di essere aiutata a morire, accetta che il medico le dia una spintarella verso l’aldilà. Ma non importa: il credente tiepido si sente «cattolico». Interrogato un po’ in profondità, non sapendo che altro rispondere conclude: «Eppure io sento che esiste Qualcosa». E tanto gli basta, poiché non percepisce alcuna incoerenza o dissonanza cognitiva.

Io disprezzo il credente tiepido.

Per la verità io disprezzo anche il credente caldo, cioè quello consapevole, convinto, documentato. Fino al fanatismo che lo induce ad attivarsi per convertire gli altri o, non potendo convertirli, a negare loro dei diritti fondamentali. Io disprezzo il credente caldo, però quello tiepido lo disprezzo un po’ di più. Infatti, nella sua ignoranza e nella sua superficialità, è complice dell’istituzione criminale, del privilegio sociale, del sistema dogmatico. Senza nemmeno rendersene conto.

Ma esiste l’ateo tiepido?

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