La crepa

L’Eterno Assente ritorna e ha uno scopo nuovo. Ma non rinnega quello vecchio. (E già immagino Giovanni Gaetani sogghignare compiaciuto.)


Io vivo costantemente con una mancanza: il senso di appartenenza. In ogni cosa che faccio, in tutto quello che mi piace o interessa, sono sola. Sono cresciuta, e purtroppo vivo ancora, in una famiglia che non si può definire tale. Mi piacciono i cimiteri, il metal, sono animalista/vegetariana, eppure non ho un solo amico con cui condividere una di queste passioni/interessi.
E poi «ero atea».
Ti ho conosciuto quando hai scritto l’elogio alla bestemmia per Dioscotto. Sono rimasta estasiata. Ho mandato il post a chiunque. Credevo potesse «scuotere le menti», ma il mondo è in coma.
Mi piace come scrivi, spietato e stronzo (leggili come complimenti). Mi piace perché ti batti in questa battaglia che sembra persa per sempre. In questo, e nel linguaggio irriverente, mi sono riconosciuta e non mi sono sentita sola. Io mi batto quotidianamente – non so nemmeno perché, visto che non ci guadagno niente, se non dell’acidità di stomaco – per cercare di liberare più menti possibile.
Prima non bestemmiavo, ora sì. Trovo assurdo dovermi limitare per non offendere gli altri. Bestemmio per protesta. In un mondo che mi sbatte continuamente in faccia la propria religiosità con rintocchi di campane, processioni e feste parrocchiali un giorno sì e l’altro pure, io difendo la mia laicità bestemmiando. E dicendo a tutti di dare l’otto per mille alla chiesa valdese, e convincendo quelli che si dichiarano «non credenti» a sbattezzarsi. Vengo rimproverata: se non credo in dio, perché prendersi tutto questo disturbo? E mi chiedono perché? In un mondo comandato dalla Chiesa in cui non hai la libertà di fare niente altrimenti offendi dio, io dovrei stare buona e non dire niente? Se lo scordano…
Io parlo, bestemmio e mi batto. E ora so che posso contare sul tuo aiuto… se questo ti sembra poco.
Sai che mi sa che in giro iniziano a invidiarmi perché ho un consulente spirituale?
– Morena

Ho ricevuto questo messaggio un anno fa, in una lunga corrispondenza privata.

In maggio ho intervistato Lisa Signorile, che mi ha raccontato la propria esperienza come docente di biologia a San Giovanni Rotondo:

Lì, dove domina la superstizione nei confronti di Padre Pio, ho percepito la perplessità della gente di fronte alla mancanza di fede. Così, quando a scuola capitammo sul discorso e io dissi alle studenti di essere atea, constatai il loro sconcerto, perché mi chiesero come fosse possibile. Io spiegai loro come ci si sente a vivere senza Dio e senza sensi di colpa e, entro la fine di quell’ora di scuola, vidi più di una persona abbastanza sollevata: era come se ci fosse un ateismo nascosto e inconfessabile.
– Lisa Signorile

In questi quattro mesi di silenzio de «L’Eterno Assente» sono successe tante cose. Quelle nel mondo là fuori, dalla caduta di un governo di merda fino all’insediamento di questo pateracchio che forse farà il gioco del fascista limonatore di Madonne, le conosci anche tu. Quelle nel mio bloghettino sfigato invece no, sicché meritano qualche spiegazione con la ripresa delle pubblicazioni.

Le parole di Morena e di Lisa hanno impiegato del tempo per sedimentare e costringermi a riflettere. Infatti questo sono stati i mesi estivi: un periodo di riflessione, come avevo scritto. Un periodo lungo perché io sono un po’ lento di comprendonio.

La conclusione più importante riguarda lo scopo. Lo scopo de «L’Eterno Assente», voglio dire.

Come sai io non scrivo per avere milioni di lettori. M’importa una sega se il mio blog lo apprezzano 10 persone e non 10 mila. Io scrivo anzitutto perché mi piace scrivere e poi perché mi diverte perculare le superstizioni altrui. Con il mio perculamento non pretendo di cambiare le idee di chicchessìa. Un po’ perché non mi frega. E un po’ perché penso che la collettività sia come un fenomeno naturale al di fuori delle mie possibilità di influenza. La massa è composta da una maggioranza bigotta e ottusa di idioti e/o di ignoranti irredimibili, privi di intelligenza e/o di cultura e/o di spirito critico. Nulla che io possa dire o scrivere li renderà meno bigotti o meno fascisti. Poi – è ovvio –, se qualcuno, leggendo i miei articoli, riflette, si pone delle domande, coltiva dei dubbi, capisce che le religioni sono cumuli di stronzate e si deconverte, io sono ben contento. Ci mancherebbe. Nondimeno io sono e rimango un nichilista disfattista senza speranza. D’altronde questa è la ragione per cui ho abbandonato la professione di giornalista, che si fonda su un assunto implicito: le persone informate sono persone migliori. Quando ho smesso di pensarlo, il giornalismo ha perso ogni significato per me.

Però.

Però là fuori ci sono anche tante persone come Morena e come le studenti di Lisa. Persone che subiscono uno stigma sociale:

Perché la cosa brutta, che ho subito io, è che, se tu non credi in dio, automaticamente diventi una merda.
La gente ti conosce, ti apprezza, ti vuole bene, ma se dici che non credi in dio diventi improvvisamente il demonio. Anche per la gente che ha «usufruito» del tuo aiuto, del tuo bene, che sa come sei fatto, che sa che non fai schifo. Eppure tu dici di non credere in dio e crolla tutto. Non sei più tu. Sei il male.
Questo fanno. Ti fanno sentire sbagliato, ti fanno vergognare.
– Morena

Sicché ecco: adesso non scrivo più solo per me. Soprattutto per me, ma non più solo per me. Senza la pretesa di essere un «consulente spirituale» – troppo onore e troppa responsabilità, Morena –, scrivo anche per tutte le persone immerse in qualche ottusa cultura retrograda e bisognose di sapere che non sono sole nel proprio ateismo. Che verso le religioni si può, anzi si deve essere critici in modo spietato. Che ci sono argomenti solidi con cui demolirle, da sbattere in faccia ai bigotti. Che si può, anzi si deve essere orgogliosi. Che la bestemmia è liberatoria, giustificata, perfino razionale. Che si può dire «Dio è stronzo» e si può contemplare la possibilità teologica della stronzaggine divina. Queste persone non hanno bisogno di essere liberate dalla superstizione, poiché sono già libere. Però hanno bisogno di sapere che non sono merde, checché ne dicano i bigotti, e che la loro libertà non è un’anomalia, ma una condizione possibile. Anzi una condizione migliore.

Io non sono Richard Dawkins. Nemmeno ci provo. Non posso sperare di indurre milioni di persone a riflettere offrendo in free download le copie digitali di un libro contro la religione. Tuttavia non è necessario andare in Arabia Saudita per trovare atei nascosti, infelici, incompresi, rifiutati. E forse io posso almeno fare la differenza per qualche singolo essere umano raziocinante. Ci riuscissi anche solo per uno, non sarei stato inutile nell’immensa economia del cosmo. Insomma s’è aperta una crepa nel mio nichilismo disfattista, per la soddisfazione di Giovanni Gaetani. (Già lo immagino sogghignare compiaciuto. Ma non si faccia illusioni: oltre non vado.)

In conclusione, accanto allo scopo vecchio se n’è aggiunto uno nuovo. Tu però non te ne accorgerai. Infatti i miei articoli resteranno quelli di sempre: documentati e razionali, ma anche provocatori e volgari. Spietati e stronzi, come dice Morena. Perché io sono così: documentato, razionale, provocatorio, volgare, spietato e stronzo. Se va bene, bene. Se invece non va bene, vaffanculo.

Choam Goldberg

(Foto: takeshiiiit)


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