Il Dio tappabuchi

Sembra solo un comodo sotterfugio. In realtà è molto peggio.


I credenti lo chiamano «Dio delle lacune». Noi atei preferiamo «Dio tappabuchi». Ma quali lacune? Quali buchi?

Le lacune e i buchi sono quelli della scienza. Ovvero i fatti e i fenomeni che la scienza contemporanea non sa spiegare. Non sa ancora spiegare, sia chiaro. Ma di fatto è così: ci sono cose che la scienza non spiega. Del resto la scienza non ha mai preteso di spiegare tutto. Anzi. La scienza si nutre di mistero. Se non ci fosse qualche mistero, se le nostre teorie scientifiche spiegassero tutto, sarebbe finito il divertimento dell’esplorazione e della scoperta. Nondimeno il mistero della scienza è diverso dal Mistero della fede: mentre il Mistero della fede è inspiegabile e incomprensibile per principio, il mistero della scienza è solo un intoppo provvisorio. È una sfida intellettuale per scoprire la spiegazione. La Storia della scienza sta lì a mostrarci che tanti suoi misteri del passato hanno trovato una spiegazione, dunque possiamo essere fiduciosi anche per i misteri del presente. Di più: ogni spiegazione e ogni risposta a una domanda spesso aprono nuovi misteri e sollevano nuove domande, in un’avventura intellettuale infinita. Per pietà non faccio nemmeno il confronto con i Misteri teologici, sempre gli stessi da millenni e risolti a forza di dogmi e di atti di fede.

Comunque resta il fatto che sì, la scienza contemporanea si confronta con fenomeni inspiegati. Come si conciliano le teorie quantistiche dei campi e la relatività generale? Qual è la natura della materia e dell’energia oscure? Come è comparsa la vita a partire dalla materia inanimata? Come si sviluppa la coscienza dal cervello degli esseri senzienti? Sono le grandi domande che tutti conoscono o dovrebbero conoscere. Poi ogni disciplina ha domande più limitate, di solito conosciute solo dagli specialisti. Per esempio, perché la corona solare è tanto più calda della fotosfera? Ma non divaghiamo e vediamo che c’entra Dio.

Dio, appunto, sarebbe la risposta alle questioni aperte della scienza. Almeno alle più grandi. Come è comparsa la vita? Grazie a un atto divino. Come si sviluppa la coscienza? Grazie a un atto divino. E così via. In sintesi, Dio come risposta alle domande scientifiche alle quali non si sa rispondere.

La risposta degli atei è scontata: che razza di Dio è un Dio in continua migrazione sempre un po’ più in là, spintonato dal progresso scientifico? Difatti è proprio quanto è accaduto nella Storia. Dio serviva a spiegare l’inspiegabile anche nel passato, finché non è arrivata la scienza a spiegare questo, quello e quell’altro, a colmare le lacune. Perciò Dio ha finito per ritirarsi nelle ultime lacune rimaste libere oppure nelle lacune nuove comparse grazie alle nuove spiegazioni. Insomma codesto Dio è un ben povero Dio, in fuga costante oltre i confini della scienza.

Il Dio tappabuchi sembra solo un comodo sotterfugio. In realtà è molto peggio.

C’è infatti un’altra questione da affrontare: se Dio è il Dio delle lacune, se la risposta alle domande scientifiche aperte è «Dio lo vuole», che cosa dovremmo fare con quelle domande? Pensaci: che cosa dovremmo fare davvero? Se Dio è la risposta, non ha senso proseguire.

Per esempio, come è comparsa la vita dalla materia inanimata? A causa di un atto divino. Ah, ok. Grazie. Allora basta, eh. Smettiamo di occuparci del problema. Che senso ha la biochimica, se tanto la risposta è Dio?

Oppure immagina Newton, di fronte alla mela in caduta dall’albero – e sì, lo so: è un aneddoto senza fondamento storico – e alla Luna in orbita intorno alla Terra, mentre, invece di cercare una teoria generale per unificare i fenomeni, dice «Dio lo vuole» e si ferma lì. Basta. Che bisogno c’è di indagare oltre, se comunque la risposta è Dio?

Se la risposta a ogni mistero scientifico è Dio, si perde tutto il senso dell’avventura scientifica. Esplorare, studiare, calcolare, sperimentare, verificare, provare a falsificare non serve. La risposta c’è già. Che cazzo stiamo a sprecare ancora tempo, quando il problema è già risolto?

Invece no. Invece gli scienziati non si fermano a quella risposta semplice e sbagliata, ma insistono con il loro metodo. Esplorano, studiano, calcolano, sperimentano, verificano, provano a falsificare. Arroganti. Presuntuosi. Meravigliosamente arroganti e stupendamente presuntuosi. Perché sfidano Dio, se Dio è il Dio delle lacune, il Dio tappabuchi. Infatti lo studio della realtà con il metodo scientifico sottintende la fiducia nella possibilità di trovare delle risposte. Risposte razionali, non la cazzata del Dio tappabuchi. La ricerca scientifica implica che la risposta teologica del Dio delle lacune è sbagliata.

Conclusione: se sei uno scienziato non puoi accettare il Dio delle lacune. Viceversa, se accetti il Dio delle lacune devi fermarti e accontentarti e non proseguire oltre. Quindi non puoi essere uno scienziato.

Choam Goldberg


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