Francesco racconta la propria Storia per «Io senza Dio»
I latini dicevano: «Gutta cavat lapidem». A volte a fare la differenza sono i comportamenti e gli atteggiamenti dei singoli che magari, presi singolarmente, non hanno alcun peso, ma uno dopo l’altro creano un solco che non può più essere chiuso e attraverso il quale cominciano a fluire pensieri e riflessioni che portano a un profondo cambiamento.
Andavo a una Scuola media cattolica non lontana da una parrocchia che frequentavo anche come ministrante (chierichetto, per dirlo in maniera più comprensibile). Quando morì il parroco precedente – con cui per la verità non avevo avuto grandi contatti e posso dire che non conoscevo quasi perché aveva cessato il proprio ministero l’anno prima che iniziassi a frequentare –, il nuovo parroco mi chiese di servire Messa al funerale. Io riferii la richiesta alla scuola e mi fu concesso di uscire per il tempo necessario. Risultato? La professoressa di religione nel quadrimestre successivo mi abbassò il voto accusandomi di essere un sepolcro imbiancato e di aver voluto mettermi in mostra andando a servire Messa. Quella fu una goccia che corse lungo la pietra senza lasciare segni, tanto che poi, compiuta la maggiore età, divenni aiuto catechista e ministro straordinario dell’eucaristia in quella stessa parrocchia.
Poiché collaboravo con un giornale per la parte sportiva e seguivo partite di calcio giovanile e dilettantistico, capitava assai spesso che non potessi andare alla Messa principale delle 11. Però, per evitare che i ragazzi pensassero che disertavo la funzione, conoscendo con anticipo i miei impegni del weekend avevo l’abitudine di indicare la Messa a cui sarei andato, dicendo loro che sarebbe stato meglio che loro frequentassero quella principale ma che, se volevano verificare che cosa facevo io, mi avrebbero trovato alla tale ora. Tutto bene, finché per tre volte di seguito dovetti indicare la Messa prefestiva del sabato perché la domenica ero totalmente occupato. A quel punto la catechista mi attaccò davanti ai ragazzi affermando che la prefestiva non esisteva: una cosa che i cattolici sanno bene non essere vera. Non trovando il supporto del parroco contro la catechista, dovetti lasciare subito quella collaborazione. Guardando a quello e ripensando al precedente di anni prima, mi trovai a riflettere su un fatto che, sebbene ovvio, non avevo mai preso in seria considerazione: la Chiesa, per quanto istituzione divina, è fatta di esseri umani. Una prima scalfittura sulla pietra della mia fede.
L’avvento del papato di Ratzinger riportò nel Messale la preghiera «antigiudaica» del Venerdì santo. A quell’epoca avevo già iniziato il Liceo classico e la conoscenza del latino mi dava la chiara e netta percezione che la reintroduzione di questa preghiera fosse accompagnata da una presa in giro: cancellare la parola «perfidis» che agli orecchi degli italiani (e forse anche di altri) suonava male. Questo mi portò ad allontanarmi ancora. A quel punto i miei dubbi nei confronti dell’istituzione Chiesa erano radicati, benché la fede non fosse ancora stata scalfita.
Comunicai al parroco la mia intenzione di non rinnovare il mandato di ministro straordinario dell’eucaristia in scadenza, dicendogli chiaramente che, pur volendo continuare a praticare, non potevo avere un mandato formale dalla Chiesa, non essendo più in linea con i suoi vertici. Il parroco si offese e la mia frequenza iniziò a diradarsi molto, fino a interrompersi del tutto qualche anno dopo. La fessura nella pietra era ormai aperta, ma ancora non era molto larga.
Arrivai a un’indifferenza sostanziale nei confronti della religione, della quale di fatto non mi occupai più. Ma, quando alla pioggia segue un prolungato periodo di siccità, gli effetti delle nuove piogge possono produrre danni ancora più devastanti. Proprio come avvenne alla mia fede quando arrivarono le modifiche della Conferenza episcopale italiana al Padre Nostro – e alla liturgia, dove trovò cittadinanza il politicamente corretto «fratelli e sorelle» – e mi ritrovai di nuovo a farmi domande. Come poteva cambiare il Padre Nostro apparentemente solo in Italia senza andare a ripensare neppure la Vulgata latina da cui la versione italiana deriva? Quella era la goccia che alla fine aveva scavato la pietra fino a squarciarla totalmente.
Al netto della domanda più ovvia: che credibilità può avere un’istituzione che impiega 2000 anni per accorgersi di una bestemmia, che credibilità ha un testo che può essere tradotto senza alcun problema o dubbio in maniera ambigua, contraddittoria o arbitraria? Approfondii, almeno sommariamente, l’origine dei testi, approdando alla conoscenza della teoria dell’esistenza dell’ipotesi di tre differenti Isaia e soprattutto alla conoscenza dei tempi di stesura dei Vangeli e dell’esistenza di diversi testi inconciliabili tra loro.
Ovviamente iniziai a farmi domande anche sulla razionalità della fede. Paradossalmente, se volessi individuare un «segno» vero di qualcosa nella mia vita, dovrei trovare un’indicazione che la strada giusta era quella che mi portava lontano dalla Chiesa. Un mistero (non della fede ma) dell’algoritmo mi portò per qualche motivo a scoprire L’Eterno Assente quando io stesso iniziavo seriamente a riflettere sul mistero del Male. Un incontro virtuale che mi ha aiutato ulteriormente a pensare, riflettere, approfondire e giungere all’unica, ovvia conclusione di tutto questo percorso: il Dio abramitico non può esistere.
Francesco
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Sono ateo praticamente dalla nascita. Secondo me, eri comunque destinato alla scoperta della realtà, per la maggior parte degli indottrinati penso che il dubbio ci metta un po’ ad insinuarsi nella mente. La conclusione penso sarebbe stata comunque quella a prescindere dall’ eccellente Choam che stimo moltissimo.
Da sempre, racconto sostanzialmente le stesse cose nel cerchio delle mie conoscenze ma, tranne che per un singolo caso, il fedele ostinato non lascia mai alcuna porta aperta al dubbio. La conclusione può essere il silenzio, l’accusa di maleducazione per cercare di far ragionare la gente, il sempreverde “mistero della fede”.
Solo chi è dotato in modo intrinseco di spirito critico, prima o poi, è destinato ad incontrare il proprio Choam che gli spiattella la verità senza tanti giri inutili.
Chi come me nasce col Choam preinstallato se la deve vedere col proprio ambiente già dall’ infanzia, dal primissimo “e luce fu”. Il percorso non è semplice ma caspita se regala soddisfazioni con l’ andar del tempo.
….questa pillola rossa è stupenda….spero tu abbia visto matrix altrimenti non capiresti..in qual caso ti esorto a vederlo…dopo che l’avrai visto….capirai…la goccia che fa traboccare il vaso…choam è una goccia di puro distillato razionale…..anche tu hai trovato la salvezza non in dio…ma da dio…ora ti apparirà tutto più chiaro….ci vuole tempo però….continua a cercare nuova acqua….la roccia sarà sempre più sabbia…
Io prendo questo passaggio che per me è importante: “Poiché collaboravo con un giornale per la parte sportiva e seguivo partite di calcio giovanile e dilettantistico, capitava assai spesso che non potessi andare alla Messa principale delle 11. Però, per evitare che i ragazzi pensassero che disertavo la funzione, conoscendo con anticipo i miei impegni del weekend avevo l’abitudine di indicare la Messa a cui sarei andato, dicendo loro che sarebbe stato meglio che loro frequentassero quella principale ma che, se volevano verificare che cosa facevo io, mi avrebbero trovato alla tale ora.” e sapete che fo? Esatto, faccio il mugugno alla genovesa infarcendo tutto di belin e belan…ma non solo! Io trovo questo passaggio triste, anzi agghiacciante! Si arriva a dover annunciare a quale messa andrai, come se la fede fosse un esame da superare sotto sguardi indiscreti. Che immane tristezza, il tutto ridotto a un misero e miserevole controllo sociale, dove la libertà si spegne sotto il peso del giudizio. Il fatto che sia finita è un sollievo, ma lascia un vuoto amaro, com’è possibile tutto ciò? Dov’è finita la famosa religione “dell’ammore” sopra ogni cosa?
Grazie Francesco, con questa tua testimonianza mi sono reso conto che ormai mi sono “disintossicato” da molto tempo! Di ciò che hai menzionato non ho compreso granché. Perfidis, fratelli e sorelle… bah. L’ultima mia messa vera sarà stata più di 15 anni fa.
Il “Fratelli e sorelle” lo cito solo per completezza: che ad esempio nell’atto penitenziale si dica “confesso a Dio Onnipotente e a voi fratelli e sorelle” mi importa il giusto.
“Perfidis” in latino significs solo “miscredenti” “che non credono”, suonava male per gli italiani e per altri, Ratzonger l’ha tolta ripristinslando la preghiera antigiudaica del venerdi santo.