Le gonadi, non Dio

CS racconta la propria Storia per «Io senza Dio».


Ecco un bel bambino con un carattere docile e accondiscendente ma curioso e intelligente. È dotato di una bella chiacchiera ma è ancora troppo debole per imporre la propria volontà ai genitori che, avendo speso l’intero budget «studi» per la sorella prediletta, per lui hanno destinato un bel percorso professionale nonostante le sue ben evidenti inclinazioni. Naturalmente a scuola viene bullizzato per benino e – naturale conseguenza – viene accolto dalle sottane nere che ci danno dentro con il loro migliore love bombing. Fortunatamente il suo intuito lo indirizza verso l’entourage di un pretone molto impegnato nel sociale e con un sacco di interessi extraecclesiali, addirittura votato ad attività di assistenzialismo pure onestamente esercitate. Grazie a questa frequentazione arriva ai vertici diocesani di Azione Cattolica (epoca Ruini, Bindi, Bachelet), sforzandosi con grandi supercazzole – per cui ora chiede umilmente scusa – di far proseliti tra i giovani della sua città nella pia illusione di spingerli poi a fare ponti verso la società civile. Questa benemerita attività suscita i severi strali del vescovo, che un giorno arriva persino a telefonargli al lavoro perché aveva combinato un incontro tra Azione Cattolica e Sinistra giovanile, avendo l’ardire di invitare anche il terribile padre Ernesto Balducci, pretaccio comunista!

Siamo arrivati ai 30 anni, perciò passiamo a declinare il testo in prima persona. Ha inizio la mia drammatica raccolta per l’album delle figurine.

Voglio una moglie. Eccola! Voglio una grande casa in campagna. Pronti! Voglio fare carriera al lavoro. Servito! Voglio dei figli. A lei! Voglio degli amici. Praticamente divento il re della festa! Voglio scopare in giro. Fa’ pure in libertà e senza limiti né rimorsi (un vero pozzo senza fondo, quello del sesso: potresti bere all’infinito senza mai toglierti la sete).

Ma allora che cazzo volevo? Semplice: volevo ammazzarmi.

Più desideri realizzavo, più questi diventavano immediatamente insapori, banali, alla fine inutili e noiosi. Che due coglioni, che noia! Poi vedevo il mondo come un aggregato di formiche che stupidamente lavoravano continuamente, dei piccoli automi programmati per agitarsi senza sosta ma senza uno scopo degno di un tale sforzo. Non soffrivo di depressione, anzi prendevo per il culo tutti, ridevo degli amori e delle passioni di chi mi circondava, arrivando spesso a essere insolente. A salvarmi fu il periodo di carenza dell’assicurazione che avevo fatto a beneficio dei miei figli, che non avrebbe pagato eventuali atti suicidari compiuti nei primi due anni. Grazie a questo ho avuto tempo e modo di riflettere – grazie alla mia maledetta/benedetta razionalità – e ho deciso di andare in terapia da un bravissimo medico che, grazie a bel un paio di torce, ha illuminato il buco nero della mia esistenza appioppandomi una diagnosi di dissociazione emotiva. Dopo un percorso bello tosto – veramente di grande sofferenza – è iniziato il repulisti: via la fede, via la moglie, via il lavoro. I figli no, quelli li ho tenuti, non li ho ripudiati. Reset, si ricomincia. Dopo finalmente mi sono riconosciuto allo specchio. Poi una storia di fatica e di sofferenza. Economicamente a pezzi, mi sono umiliato, ho fatto cose che non avrei mai voluto fare, ho supplicato e bestemmiato, ma il risultato finale è stato soddisfacente: non il massimo, ma tutto sommato accettabile ai miei occhi di perfezionista. E da poco, grazie alla frequentazione del canale de L’Eterno Assente, di quelli di Sapiens Sapiens e di Kayn, ho voluto mettere la ciliegina su questa mia nuova torta: ho spedito lo sbattezzo al parroco che, ironia della sorte, era stato l’ultimo cappellano dell’Azione Cattolica (e ‘sto bastardo non mi ha ancora risposto).

Ora mi giro indietro e penso che la pratica della mia sessualità compulsiva alla fine mi abbia fatto uscire dalle secche di una vita che non era veramente mia, quanto piuttosto una proiezione delle aspettative che gli altri avevano su di me. Vai a capire che alla fine le mie gonadi – e non l’azione salvifica di Dio – hanno impedito che pendessi dal soffitto della mia rimessa.

Penso anche a mio padre, che ho scoperto tardi essere omosessuale e maritato a una femmina solo per convenzione sociale. Penso con dolore alla sua vita spezzata e sofferta anche dagli abusi che ha patito in un convitto di preti in giovanissima età. Mi voleva bene, ma non mi abbracciava mai quando ero piccolo e non entrava in bagno se c’ero io a fare la doccia. Chissà che ricordi gli suscitava il mio corpo di ragazzino. Quando ho preso coscienza di questa sua condizione dilaniata tra il suo naturale e legittimo desiderio e il rispetto delle regole della media borghesia a cui apparteneva, pure sopportando quotidianamente una moglie stupida e quanto mai inutile, l’ho amato come non lo avevo mai amato. Ho scoperto la realtà per caso, leggendo un foglietto caduto dal suo portafoglio. Non avevo mai sospettato nulla, ma quella scoperta casuale mi fece cadere sul divano, e nella mia testa in cinque secondi il mio rapporto con lui si riallineò e tutto diventò limpido e comprensibile. Il suo sesso clandestino lo ha castrato fino alla fine, quando all’ospedale fece chiamare un frate per confessargli chissà quali peccati. Come non leggerci un perfido gioco di specchi rispetto al mio sesso scomposto e sfacciato ma che alla fine mi ha fatto uscire dalla gabbia, che mi ha costretto in qualche modo a ripudiare tutti gli orpelli di cui mi ero caricato, ultimo dei quali la necessità di imporsi una cazzo di divinità a cui affidare quel poco fiato che avrai alla fine della tua vita.

Grazie per il vostro lavoro, oggi come non mai necessario.

CS

P.S.: Il prossimo anno mi iscrivo all’Università da ultrasessantenne, giusto per sistemare anche quest’ultima casella rimasta scoperta.

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3 pensieri su “Le gonadi, non Dio

  1. Che storia… si trae da essa una importante e amara lezione: non importa quanto da fuori la vita dei nostri simili sembri perfetta: una moglie, un bel lavoro, una grande casa… pensi, cosa mai puofar soffrire una persona così? E invece dietro ad ogni suo aspetto c’è una profonda oscurità che ben pochi conoscono e che ancora meno comprendono. Una vita appesa ad un filo e la sofferenza nella consapevolezza che probabilmente nessuno intorno a te nemmeno lo sa o se ne rende conto e ti ritrovi da solo. Grazie per il tuo racconto ❤️

  2. Io invece ho sofferto proprio di depressione, la prima volta a 11 anni. Mi resi conto di quanto tutto fosse riduttivo, di quanto il pensiero collettivo dettato da una mentalità di paese dei primi anni ’90, avesse talmente potere da mettere alla gogna qualsiasi pensiero o azione che uscisse fuori da quei dettami. Un sistema di cui erano parte attiva anche gli adulti e docenti, fino a billizzare il compagno di classe disabile fisicamente e mentalmente. Non volevo far parte di quella “civiltà”, preferivo ammazzarmi. Mi adeguai. Da adulto, una volta rimasto completamente libero di poter fare i cazzi miei, ebbi un importante e serissimo tracollo. Tutto il marcio accumulato esploso all’ improvviso. A seguito di farmaci e terapia ne uscii nuovamente e, da allora, ho raggiunto una buona consapevolezza di me stesso, di come sia possibile rifiutare regole assurde della propria società di riferimento.

    Troppa, troppa superficialità dilagante.
    Pur essendo cattolico di famiglia e costretto a subire i sacramenti, ho sempre dichiarato e professato il mio ateismo.
    Risultato: mi chiedevano di fare da padrino a cresime, battesimi e comunioni.
    Ma porcoddio, come cazzo fate. Fu necessaria una sbarellata totale nel gruppo whatsapp di famiglia con tanto di bestemmioni epici (ho ancora lo screen) e tutto il mio disprezzo vomitato per far capire che non era il caso di coinvolgermi ancora in quelle puttanate.

    È stata la musica a dare la svolta. Da quando ho suonato la prima nota su quel cesso della mia prima chitarra, non ho mollato fino ad avere ragione di tutti i pecoroni bigotti dimmerda.

    Sì, il mio è proprio odio verso l’ipocrita bigotto stupido e ignorante come il cristo nella valle degli stronzi galleggianti in acque benedette.

  3. Wow

    Sempre di più ci si rende conto delle ali tarpate da questa “cultura” in cui siamo immersi e dalla quale siamo sommersi.

    Meno male che qualcuno ne esce, a fatica, ma ne esce.
    La speranza è che prima o poi tutto questo avrà una fine.

    Nel frattempo, dio scotto, avanti tutta!

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