Frequently Asked Questions

Tutto quello che vuoi sapere su L’Eterno Assente, senza bisogno di scrivere alla redazione per scoprirlo.
(Per vedere la risposta, clicca sul triangolo accanto alla domanda.)


Ultimo aggiornamento: 25 dicembre 2020

Perché proprio questo nome? Perché L’Eterno Assente?

Sono possibili due interpretazioni: tutto dipende da quale parola assume il ruolo di sostantivo e quale il ruolo di aggettivo.

La prima possibilità è il riferimento a Dio, l’Eterno, che non esiste, quindi è assente.

La seconda possibilità, meno immediata, inverte i ruoli: l’assente eterno è allora chi non crede. L’ateo/a. L’agnostico/a.

Viviamo in una società multiculturale nella quale si dà per scontata l’adesione di chiunque a una religione. Magari esotica, magari strampalata, magari fai-da-te, ma pur sempre una religione con una divinità di qualche tipo. Invece chi una religione non ce l’ha non viene neppure considerato/a. Le sue opinioni non interessano né ai politici né ai giornalisti. E nemmeno ai suoi vicini di casa che frequentano la chiesa o la sinagoga o la moschea. Nessuno si preoccupa di rastrellare il suo voto in occasione delle elezioni. Nessuno lo/a interpella quando bisogna varare una nuova legge su un tema delicato sul piano etico. Chi non crede non emerge perché non fa proselitismo, non celebra riti né individuali né di massa, non sostiene dogmi, non espone simboli. Com’è ovvio, non si fa esplodere, non mitraglia la folla, non investe con i camion le persone sul lungomare. Insomma non si vede. Eppure c’è e pensa che il destino di ogni essere umano si giochi qui e ora. Non ha bisogno di una realtà trascendente per trovare una giustificazione a quella immanente. Fonda la propria Weltanschauung non su una Rivelazione o su una sensazione interiore, ma sulla razionalità e sul dubbio.

Chi non crede è l’eterno/a assente dal discorso pubblico.

Di che cosa parla L’Eterno Assente?

Della inverosimiglianza dell’ipotesi teologica, in particolare nel caso dei monoteismi abramitici. E nel contempo della profonda e ineludibile questione del senso dell’esistenza umana. Questione alla quale bisogna dare una risposta atea. Per affrontare questi argomenti, L’Eterno Assente deve occuparsi di filosofia e di scienza, ma anche di storia, di letteratura, di arte, di politica.

Perché L’Eterno Assente si occupa poco di attualità?

Viviamo in tempi stronzi. Ma stronzi forte. L’ur-fascismo sembra inarrestabile e gode del consenso delle masse: la cronaca lo dimostra. L’adesione cresce anche grazie all’appello in difesa delle presunte «radici cristiane» dell’Europa. Sul fronte opposto, il fondamentalismo gode di grandi simpatie fra le masse islamiche. Per non parlare della violenza sionista in Medio Oriente, fondata sul fanatismo ebraico. Bisognerebbe commentare, indignarsi sputtanare…

…ma anche no, grazie. La cronaca mi sembra quasi sempre scontata: la religione provoca disastri umani, sociali, civili, culturali… e quindi? Ogni tanto scrivo un commento sulle news, talvolta produco un video sulla cronaca spicciola, ma solo se un fatto particolare mi ispira un pensiero non banale.

Dovrei commentare una nuova idiozia detta dal Papa? Oppure un attentato islamista? O la condanna di un prete pedofilo? O gli scontri fra ebrei e arabi in Palestina? Oppure le iniziative oscurantiste dei bigotti sedicenti pro-life? O magari le ingerenze clericali nella politica dello Stato laico? Ma per dire che cosa? Delle banalità? Che sono tutti un branco di creduloni ignoranti e ottusi, prepotenti e arroganti? Che cosa potrei mai aggiungere che non sia già stato detto meglio da innumerevoli altri commentatori? Del resto è ovvio: la fede può condurre al fanatismo. Perciò di che ti stupisci?

Mi sembra invece più interessante demolire il fondamento della religione e dimostrare che la credenza nel Dio abramitico è una stronzata e che le Rivelazioni sono miti di pecorai mediorientali dell’Età del bronzo. Se davvero tutti lo capissero, ce ne libereremmo per sempre e vivremmo più sereni. Poi, certo, gli umani continuerebbero a far cazzate. Ma almeno senza la pretesa di agire per conto di Dio.

Perché L’Eterno Assente manifesta tanta ostilità verso Dio?

Conosco bene l’obiezione. L’ho sentita tante volte: «Choam, che ti frega della fede altrui? Sei ateo. Va bene. Ma lascia gli altri credere, se gli va». Ci mancherebbe: chiunque può aderire a un sistema di credenze idiote. Io però rivendico il diritto di dire che quelle credenze sono idiote. Compresa la credenza in Dio. Ma quale Dio?

Dio può essere un’ipotesi filosofica: forse il creatore dell’universo, forse solo la ragione della sua esistenza. Contro questo Dio l’argomento più forte è il rasoio di Occam: nulla fra le nostre conoscenze ci impone di ipotizzarne l’esistenza. Nondimeno rimane un’ipotesi affascinante e meritevole di essere indagata. Ora, sul Dio della filosofia io sono un ateo agnostico. Sono agnostico poiché non ho la certezza che non esista: magari quel Dio esiste, in barba al rasoio di Occam. Tuttavia, se esiste, l’onere della prova spetta a chi lo afferma, e questa prova nessuno l’ha mai fornita. Perciò io non ho nemmeno una credenza positiva, anzi lo considero oltremodo improbabile. Dunque sono a-teo: senza Dio. Sulla scala di Dawkins mi attribuisco un 6.

Oppure Dio può essere la divinità della tradizione abramitica: personale, cosciente, fornita di volontà, coinvolta nelle vicende umane e dotata delle proprietà di bontà, onnipotenza e onniscienza. Questo Dio è una stronzata sesquipedale, della cui assenza si può essere certi in tutta serenità: 7 sulla scala di Dawkins. L’argomento definitivo è quello della teodicea: una divinità con quelle proprietà è incompatibile con la manifesta presenza della sofferenza innocente. Non se ne viene fuori, a meno di rinunciare alla razionalità e trincerarsi dietro il Mistero della fede: un insulto all’intelligenza.

Orbene, la stupidità di questa idea di Dio va denunciata senza sosta. Perché? Per le devastanti conseguenze collettive della fede in lui, ecco perché.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: i monoteismi abramitici sono la peggiore sciagura che abbia mai colpito la cultura umana. In tre millenni hanno versato oceani di sangue con genocidi, persecuzioni, crociate, pogrom, roghi, jihad, condanne, censure, attentati. Hanno massacrato, torturato, bruciato, maledetto, perseguitato, sottomesso, umiliato, discriminato, segregato, ostracizzato, schiavizzato. Hanno causato una quantità immensa di sofferenze per milioni di esseri umani. E tutto ciò – con sommo sprezzo del ridicolo – sempre sciacquandosi la bocca con l’amore e la misericordia di una divinità buona, onnipotente e onnisciente. Hanno fomentato e appoggiato i peggiori totalitarismi, nazionalismi, fascismi, razzismi, suprematismi purché sostenessero il potere dei sacerdoti e li hanno combattuti solo quando li hanno percepiti come ostili ai loro interessi. Forse solo i quaccheri e i baha’i non si sono sporcati le mani di sangue.

Non solo: i monoteismi abramitici hanno ostacolato e tuttora ostacolano ogni progresso culturale e civile. La ricerca scientifica, la riflessione filosofica, l’applicazione della razionalità, la critica storica, l’abolizione della schiavitù, l’istruzione pubblica universale, la libertà di espressione, la democrazia, il suffragio universale – ah, no, aspetta, questo non è un progresso… –, l’alleviamento del dolore fisico e della sofferenza psicologica, l’emancipazione femminile, la contraccezione, il divorzio, l’aborto, i diritti delle persone non eterosessuali: non c’è una sola conquista culturale o battaglia civile che non sia stata contrastata da qualcuno dei sedicenti rappresentanti del Dio di Abramo in una delle sue numerose varianti.

Il danno al pensiero è stato altrettanto devastante. Infatti i monoteismi abramitici hanno sviluppato e promosso un atteggiamento dogmatico e acritico. Peggio ancora: fiero di esserlo. Fiero di credere nelle cazzate proprio in quanto cazzate. Hanno diffuso credenze assurde, contrarie non solo alla razionalità ma perfino al semplice buon senso. Hanno propagandato l’orgoglio per la sottomissione ottusa all’autorità di Dio, delle Scritture, della tradizione, dei sacerdoti. Hanno osteggiato ogni dubbio e ogni critica. «Taci e credi»: questo esige la fede in Yahweh/Dio/Allah.

Non che l’induismo o il buddhismo, dal canto loro, abbiano fatto molto meglio, ma i monoteismi abramitici si sono davvero distinti per efferatezza e stupidità. Sicché dimostrarne l’assurdità e la tossicità è un dovere morale per chiunque abbia a cuore la razionalità e il progresso culturale. Infatti qualsiasi società si lasci condizionare dai miti, dalle fantasie, dal principio di autorità, dal rispetto delle tradizioni, dal pensiero magico, dal profetismo, invece di fondarsi sulla razionalità e sull’evidenza empirica, è una società destinata al fallimento, perché la realtà dei fatti non perdona.

Perché L’Eterno Assente manifesta tanta ostilità verso i credenti nel Dio abramitico?

Perché peggio del Dio abramitico ci sono solo i suoi fan club.

Se quel Dio almeno ha il merito di non esistere se non come idea demenziale, i suoi fan club invece sono reali e perniciosi. E i loro membri possono essere suddivisi grosso modo in due categorie.

Anzitutto i fondamentalisti: quelli che prendono sul serio la propria fede e la applicano nella propria esistenza, rispettando ogni prescrizione della «Parola di Dio». Sono pericolosi quando pretendono che tutti seguano quelle prescrizioni, ma se non altro sono onesti sul piano intellettuale.

Ci sono poi i cosiddetti «moderati»: gente che afferma di aderire a una religione ma poi, di fatto, dalla «Parola di Dio» pesca solo quello che le fa comodo. Magari – ma spesso anche no, eh – meno molesti per gli altri, sono però ipocriti.

Tutti costoro, fondamentalisti o «moderati», sono comunque dannosi per la società, poiché spesso tentano di condizionare, sulla base delle proprie superstizioni religiose, lo Stato, che dovrebbe essere laico. I credenti si attivano per eleggere altri credenti, per promulgare leggi coerenti con i loro precetti religiosi, per impedire l’approvazione di leggi incompatibili, per ottenere dei privilegi per le loro istituzioni religiose.

Dunque non sarà mai inutile alcuna denuncia degli obbrobri commessi dai seguaci della divinità abramitica.

«Mi sono sempre considerato un ateo tranquillo perché l’ateismo come militanza pubblica mi sembrava qualcosa di inutile, ma ora sto cambiando idea. Alle insolenze reazionarie della Chiesa Cattolica bisogna rispondere con l’insolenza dell’intelligenza viva, del buon senso, della parola responsabile. Non possiamo permettere che la verità venga offesa ogni giorno dai presunti rappresentanti di Dio in terra ai quali in realtà interessa solo il potere. Alla Chiesa nulla importa del destino delle anime, quello che ha sempre voluto è il controllo sui corpi. La ragione può essere una morale. Usiamola.»
– José Saramago

Com’è ovvio, le parole di Saramago sulla Chiesa cattolica si applicano alla perfezione a ogni altra congrega religiosa.

Qual è il target de L’Eterno Assente?

Chiunque sia interessato all’argomento e agli scopi del blog, ma a tre condizioni: chi lo legge dev’essere critico/a, onesto/a e profondo/a.

Critico/a verso di me, perché si impegna a trovare le magagne nei miei argomenti, per smontarli quando sono fallaci.

Allo stesso modo anche onesto/a, perché riconosce le mie ragioni, se le considera inconfutabili, e di conseguenza cambia opinione.

Infine profondo/a, perché bada alla sostanza e non alla forma e rifiuta o accoglie le mie tesi solo giudicandone la forza.

Insomma qualcuno/a disposto a criticare e a farsi criticare sulla base di argomenti razionali e non di idiosincrasie superficiali né di sensazioni irrazionali. Qualcuno/a che vuole pensare e capire, non credere.

Questo target è una minoranza minuscola in una massa di superficiali e di bigotti. Minuscola ma non inesistente.

Qual è lo scopo de L’Eterno Assente?

Anzitutto c’è uno scopo personale: soddisfare me. Io scrivo perché mi piace scrivere. In particolare mi diverte esporre argomenti cogenti per demolire le superstizioni e far rosicare i beoti e gli insipienti incapaci di replicare. E già questo sarebbe più che sufficiente.

Ma c’è pure un altro fine, meno Choam-centrico: indurre alla riflessione, per convincere dell’assurdità dell’ipotesi teologica e nel contempo della necessità di dare un senso alla propria esistenza. Però attenzione: non è un’ambizione su vasta scala. L’Eterno Assente non nutre la speranza di far ragionare e deconvertire le masse.

Infatti le masse sono composte da analfabeti funzionali. Per averne conferma basta leggere il «Rapporto nazionale sulle competenze degli adulti» dell’ISFOL:

In totale il 70% della popolazione italiana si colloca al di sotto del Livello 3, il livello di competenze considerate necessarie per interagire in modo efficace nella società del XXI secolo.

Queste masse ignoranti e credulone sono convinte delle cazzate più sconclusionate. Vale per la fede nel Dio abramitico e nei dogmi religiosi, ma lo puoi verificare per ogni altra credenza demenziale: l’ur-fascismo, le fake news, l’antivaccinismo, il negazionismo dell’Olocausto e degli allunaggi, le scie chimiche, la Terra piatta. Tutte minchiate e tutte inestirpabili: basta farsi un giro nei social media per constatare quanto siano diffuse e difese a oltranza dai creduloni. Cercare di informare e di far riflettere questa mandria è impresa vana.

Eppure rimane un manipolo di persone dotate di spirito critico e di onestà intellettuale: L’Eterno Assente esiste per loro. Per loro si occupa di filosofia e di scienza. Se riesce a far dubitare, pensare e capire anche solo una persona su 1’000, L’Eterno Assente ha assolto il proprio compito.

Infine, l’Eterno Assente si rivolge a tutte le persone immerse in qualche ottusa cultura retrograda e bisognose di sapere che non sono sole nel proprio ateismo. Che verso le religioni si può, anzi si deve essere critici in modo spietato. Che ci sono argomenti solidi con cui demolirle, da sbattere in faccia ai bigotti. Che si può, anzi si deve essere orgogliosi. Che la bestemmia è liberatoria, giustificata, perfino razionale. Che si può dire «Dio è stronzo» e si può contemplare la possibilità teologica della stronzaggine divina. Queste persone non hanno bisogno di essere liberate dalla superstizione, poiché sono già libere. Però hanno bisogno di sapere che non sono merde, checché ne dicano i bigotti, e che la loro libertà non è un’anomalia, ma una condizione possibile. Anzi una condizione migliore.

L’Eterno Assente è elitista?

Se essere elitisti significa affidarsi alla razionalità, alla critica, alla cultura e ai fatti, contro le sensazioni, la credulità e l’ignoranza, allora sì, L’Eterno Assente è elitista.

Perché L’Eterno Assente è insultante?

Bisogna distinguere fra le persone e le idee. Come ho già spiegato, la differenza è fondamentale: le prime meritano rispetto, le seconde no. L’Eterno Assente non insulta le persone, ma solo le loro superstizioni. Io non dirò mai che chi crede è un/a cretino/a, ma pretendo di poter dire che le sue credenze sono cretinate.

Davvero L’Eterno Assente non insulta le persone? Chi crede in una cretinata non è ipso facto un cretino?

Tutti noi nutriamo qualche idea cretina, ma non per questo siamo cretini. Magari non siamo informati. Magari nessuno ci ha mai presentato alcune conoscenze o chiavi di lettura della realtà. Mica è una colpa.

L’importante non è che cosa pensi, bensì il motivo per cui lo pensi. Soprattutto è fondamentale la tua onestà intellettuale, ossia la tua disponibilità a mutare i tuoi pensieri di fronte a una critica argomentata.

Tuttavia chi, pur di fronte all’evidenza opposta, si ostina a credere a delle cretinate forse non sarà cretino, ma senza dubbio è ignorante o credulone. Dirglielo significa insultarlo? Boh. A me sembra l’enunciazione di un dato di fatto.

Peraltro «ignorante» e «credulone» non sono insulti alla stessa stregua di «cretino». La cretineria è una condanna senza appello e non emendabile: se uno è cretino, tale è e tale rimane. L’ignoranza e la credulità possono invece essere superate: basta informarsi e cambiare atteggiamento mentale.

Perché l’Eterno Assente usa questo stile e questo registro?

Premessa: io curo molto la qualità della mia scrittura. Quando scrivo, lo faccio con consapevolezza: ogni singola parola pubblicata da L’Eterno Assente è stata oggetto di riflessione e di scelta deliberata. Ogni. Singola. Parola. Quindi lo stile e il registro non mi scappano così: li voglio proprio così.

«Scrivi come parli» è la prima indicazione che do ai miei studenti di giornalismo. Non sempre, eh: se devi scrivere una tesi di laurea o un paper accademico, il tuo stile dev’essere differente. Però, se il tuo scopo è far leggere con piacere un articolo di un blog, devi usare uno stile scorrevole e colloquiale: lo stesso della comunicazione verbale, appunto. Chi legge deve sentire la tua voce, proprio come se tu gli stessi parlando. (E sì, quando parlo, io uso anche «sesquipedale», caso mai te lo stessi chiedendo.)

Aggiungo, pure in questo caso, una motivazione Choam-centrica: scrivo così perché mi piace scrivere così. Nel corso della mia vita professionale di giornalista e comunicatore, io ho lavorato quasi sempre su commissione. Com’è ovvio, ho adattato il mio stile alle necessità del committente. Per esempio, quando mi sono occupato di comunicazione politica ho dovuto adeguarmi ai timori dei pavidi dirigenti di un partito per i quali, nell’epoca del «vaffanculo» grillino, perfino «chi se ne importa» era un’espressione eccessiva. Sia chiaro: non mi lamento. Ero un mercenario e quelli erano gli accordi: loro mi pagavano e io davo loro la comunicazione che volevano, sebbene la considerassi inefficace e perdente. Qui però è diverso: quando ho aperto L’Eterno Assente l’ho fatto con il preciso intento di scrivere non solo di quel cazzo che mi pare, ma anche come cazzo mi pare.

Ma è proprio necessario usare il turpiloquio?

«Credo di dovermi scusare per l’occasionale sarcasmo sparso qua e là tra le pagine. C’è un limite al livello al quale posso mostrare educazione senza essere un ipocrita. Vedete, non voglio far sembrare un’affermazione indecente meritevole di rispetto parlandone con rispetto. Non voglio cadere in quella trappola.»
– Robert M. Price, «Jesus Is Dead»

Certo che no. Non è affatto necessario. Potrei scrivere senza alcuna volgarità. Potrei, ma non voglio. Perché non è necessario, ma può essere efficace.

Da parecchio tempo il turpiloquio è stato sdoganato nella conversazione quotidiana. Ammettilo: se hai meno di 60 anni, talvolta scappa anche a te, quando ti esprimi in un contesto informale. Magari pure se di anni ne hai qualcuno in più. Perché allora qualche parolaccia ti sembra accettabile quando chiacchieri con gli amici, ma ti risulta sgradevole in un testo scritto ma colloquiale?

Del resto il turpiloquio è relativo al contesto temporale e sociale. Ciò che era inaccettabile ieri non lo è più oggi e viceversa. Ciò che è intollerabile qui non lo è là e viceversa. Vediamo un paio di esempi. Il primo è «buggerare»: un termine colloquiale, non molto raffinato ma neppure volgare, che significa «imbrogliare». In tutta tranquillità puoi dire a tua nonna: «Ho comprato le scarpe al mercato e due giorni dopo erano già rotte. Mi hanno buggerato». Ebbene, in origine «buggerare» significava «inculare». Oggi potresti mai dire a tua nonna: «Mi hanno inculato»? Invece «cazzo» ha seguito un percorso semantico opposto: deriva da una parola innocua che significava «mestolo», mentre ora… be’, oggi «cazzo» è volgare? Dipende dal contesto. «Cazzo, come sono buone le tue lasagne!» lusingherà tua nonna, ma ti costerà una ramanzina per quanto sei sboccato. Però nessuno si scandalizzerà se, in una cena fra millennial, dirai: «Il mio nuovo vicino di casa è una testa di cazzo».

Non esiste un registro «giusto». Esistono semmai registri più o meno efficaci. Ne L’Eterno Assente io impiego tutto lo spettro dei registri, dal più formale al più colloquiale. Fino al turpiloquio, se lo ritengo utile. Per esempio, io posso scrivere:

  • il dolore innocente è incompatibile con l’ipotesi dell’onnipotenza e della bontà del Dio abramitico,
  • poiché esiste la sofferenza dei bambini, se il Dio abramitico è onnipotente allora è malvagio,
  • siccome i bambini soffrono, il Dio abramitico onnipotente dev’essere stronzo per forza.

Oppure:

  • i dogmi della religione cattolica sono un insieme di credenze del tutto prive di fondamento razionale, inverosimili e false in modo palese,
  • i dogmi della religione cattolica sono un cumulo di superstizioni assurde,
  • i dogmi della religione cattolica sono un ammasso di cazzate demenziali.

Quale registro è più efficace? Dipende. Dipende dal desiderio di provocare. Oppure di esprimere indignazione. O magari di manifestare disprezzo verso un’idea. Oppure no. D’altronde, se dovessi esprimermi a voce durante una chiacchierata, non mi farei scrupoli nel dire che «il Dio abramitico è stronzo» o che «i dogmi cattolici sono cazzate». E comunque, per quanto ci si possa sforzare di ingentilire la forma, quei fatti rimangono: è stronzo e sono cazzate. Perché dunque dovrei cambiare registro quando scrivo? Per quale male inteso senso del rispetto di… di che cosa? Delle idee? Ma le idee non meritano rispetto, come ho detto. Soprattutto non lo merita l’Amico immaginario dei bigotti.

L’Eterno Assente non sarebbe più efficace nel convincere se fosse meno volgare e meno aggressivo verso la fede?

Dipende da chi si vuole convincere.

Io ho perso ogni fiducia nella possibilità di agire per rendere migliore la collettività attraverso la comunicazione. Infatti la maggioranza si informa solo per confermare i propri pregiudizi e le proprie credenze, ignorando, trascurando e dimenticando ogni fatto e ogni dato incompatibile. Soltanto una minuscola minoranza possiede spirito critico e onestà intellettuale.

Perciò, sia che si dimostri l’assurdità delle superstizioni religiose con un registro elevato, sia che lo si faccia con un linguaggio da caserma, non cambierà nulla: i creduloni rifiuteranno ogni argomento e ogni ragionamento, a prescindere. Quindi tanto vale non farsi troppi scrupoli e definire le loro credenze senza eufemismi: stronzate.

Poi, se qualcuno si offende perché la sua sensibilità religiosa è stata ferita… be’, «l’immensa vastità…». Questa storia della sensibilità è solo una scusa per evitare il confronto razionale. Ai bigotti la offro volentieri, così si levano dai piedi e non rompono oltre.

Chi davvero cerca la verità – ma non la Verità – non si lascia condizionare dalle parole e considera solo la forza degli argomenti.

Perché L’Eterno Assente dà la possibilità di commentare solo a chi è ateo/a?

Ho imparato tanto tempo fa a non fare la lotta con i maiali. Ti sporchi tutto e, soprattutto, ai maiali piace.
– George Bernard Shaw

Discutere con certe persone è come giocare a scacchi con un piccione. Puoi essere anche il campione del mondo, ma il piccione farà cadere tutti i pezzi, cagherà sulla scacchiera e poi se ne andrà camminando impettito come se avesse vinto lui.
– Anonimo

Il dibattito. Il confronto. Molto bello, eh. In un mondo ideale. Nel mondo reale invece ci sono i troll.

Quelli palesi: arrivano, insultano, mandano in vacca il dibattito e il confronto. Sono i troll più facili da neutralizzare: li blocchi e tanti saluti.

Poi però ci sono anche i troll subdoli, i cosiddetti «sea lion»: provocano in maniera sottile, reiterano sempre gli stessi argomenti anche se glieli hai smontati oltre ogni ragionevole dubbio, fingono di non aver capito, non rispondono ma costruiscono architetture di sofismi. Sono i troll più molesti e snervanti, perché ti fanno sembrare stronzo se li blocchi, perché – poverini – loro volevano solo partecipare con civiltà al dibattito e al confronto.

L’esperienza mi insegna che fra i credenti i «sea lion» sono numerosi. Io però non ho alcuna voglia di farmi il sangue acido discutendo a vuoto con questi rompicoglioni. Perciò fino alla fine di febbraio del 2020 non ho concesso a nessuno/a di commentare gli articoli nel blog. Poi ho cambiato politica e aperto questa possibilità, ma solo a chi si dichiara esplicitamente ateo/a per quanto riguarda il Dio della tradizione abramitica. La stessa condizione è richiesta anche per l’iscrizione al Gruppo Facebook de L’Eterno Assente, dove vengono pubblicati tutti gli articoli del blog, insieme a molti altri spunti di riflessione, e dove soltanto chi è iscritto/a può commentare.

Se un/a credente commenta o si iscrive al Gruppo comunque, negando la propria fede – ma sappia che così facendo si rende colpevole del peccato di apostasia –, può anche essere bloccato/a e/o espulso/a a mio insindacabile e inappellabile giudizio, se e quando lo/a scopro.

Il commento concesso solo a chi è ateo/a non significa affatto che siamo sempre d’accordo. Anzi, spesso le discussioni sono vivaci e animate. Anche molto animate. Ma se non altro non sono uno spreco di tempo, di attenzione, di pazienza, perché sono discussioni costruttive.

Esiste infine una terza possibilità per commentare: se pensi di aver qualcosa di interessante da raccontare in forma più lunga, scrivi all’indirizzo leternoassente(at)gmail.com. Poi semmai se ne riparla. Potrei anche farti scrivere un bell’articolo. E magari ne esce un bel dibattito. Magari.

Sulla base di quali princìpi vengono moderati i commenti?

È presto detto: la moderazione avviene sulla base del mio insindacabile e inappellabile giudizio. Ho detto «giudizio», non «arbitrio». Quindi non modero ad minchiam, in base a simpatie o antipatie.

In generale non tollero intemperanze e aggressioni personali. Nessuna pietà per le idee, che possono essere criticate, demolite, sbeffeggiate, sputtanate a piacimento. Ma totale rispetto per le persone. Ricorda: puoi dire «Le tue idee sono cretine», ma non accetterò che tu dica «Tu sei un cretino». Inoltre fra i commenti non accetto pubblicità, promozioni commerciali, propaganda politica smaccata, insistenze su temi già sviscerati, ripetizioni inutili, diffusione di fake news o di bufale.

Come vengono gestiti i social media de L’Eterno Assente?

L’Eterno Assente possiede un canale YouTube, un canale Telegram, un account Twitter, un Gruppo e una Pagina di Facebook e anche un profilo Instagram e TikTok.

Siccome voglio mantenere un ambiente pulito e controllato, ho scelto la forma del Gruppo per selezionare meglio chi può commentare. A seguito dei cambiamenti introdotti da Facebook, il Gruppo ha dovuto essere reso privato. Ciò impedisce la condivisione dei post, perciò ho creato una Pagina, nella quale i post non sono commentabili ma sono condivisibili. Quindi chiunque voglia commentarseli e/o trollarseli a piacere, anche senza far parte del Gruppo, può farlo condividendoli altrove a partire dalla Pagina.

Nel Gruppo non accetto i comportamenti che non tollero nei commenti nel blog e che ho già elencato. Di conseguenza mi riservo il diritto di espellere, sempre a mio insindacabile e inappellabile giudizio, chiunque agisca in modo non aderente a queste direttive.

Posso ripubblicare altrove, in tutto o in parte, i contenuti de L’Eterno Assente?

I contenuti de L’Eterno Assente sono distribuiti con Licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Non opere derivate 4.0 Internazionale.

In pratica significa che puoi pubblicarli altrove ma senza modificarli, che devi citare la fonte, cioè L’Eterno Assente, e che non devi ricavarne un guadagno.

Se poi mi avvisi anche scrivendomi a leternoassente@gmailcom, mi fai una gentilezza. Però non sentirti in obbligo di farlo.

Perché L’Eterno Assente non contiene alcuna pubblicità?

Non ne contiene e non ne conterrà mai.

Io detesto la pubblicità nei siti che leggo e consulto. La trovo invasiva e sgradevole. In una parola: molesta. Rallenta la lettura, quando proprio non la impedisce quasi.

Del resto per che cosa? Per quattro spicci? Nemmeno ne vale la pena.

Perciò penso di fare cosa gradita ai miei lettori evitando di imporre loro la presenza di banner e pop-up o di costringerli a utilizzare degli adblocker. Dei quali peraltro consiglio caldamente l’uso a tutti.


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