Faccetta di merda

Sì, Montanelli fu un pedofilo, uno stupratore e un razzista.


La vicenda è nota: l’8 marzo le attiviste di Non Una di Meno hanno gettato vernice rosa lavabile sulla statua di Indro Montanelli, per ricordare che lui fu un pedofilo, uno stupratore e un razzista perché all’inizio degli Anni Trenta, quando si trovava in Etiopia al comando di un battaglione di ascari, comprò e violentò una ragazzina di 12 anni, come del resto era consuetudine per gli ufficiali coloniali italiani in Africa. Non sto nemmeno a commentare lo schifo: per Montanelli – è ovvio –, non per la vernice sulla sua statua. Qui però mi interessa la polemica che ne è seguita.

Da un lato tutti i detrattori di Montanelli, perché, appunto, pedofilo, stupratore e razzista. E vabbe’: come dar loro torto? Dall’altro tutti quelli che «quello che conta è (…) soprattutto “il contesto”» e «l’Africa e il mondo degli anni trenta erano molto diversi da quello di oggi». Tu ci pensi e ti viene il dubbio che magari… o no?

No. No, perché i suoi difensori confondono due verbi: «capire» e «giustificare».

Con il «contesto» noi possiamo capire Montanelli, inserendolo in quel momento storico, in quella cultura, in quella società. Sì, erano tutti razzisti, maschilisti, colonialisti, fascisti. E sì, a quell’epoca per loro una bambina negra di 12 anni era solo «un animalino docile», una schiavetta sessuale di cui disporre a piacimento. Quello era lo Zeitgeist. Possiamo capire Montanelli così come possiamo capire un inquisitore spagnolo nel XVI secolo, uno schiavista statunitense nell’Ottocento, un tedesco antisemita nella Germania hitleriana, un mafioso siciliano negli Anni Sessanta: tutti figli del proprio tempo.

Una volta capito Montanelli, dobbiamo decidere come giudicarlo. Lo giustifichiamo? Lo condanniamo? Tutto dipende da quali valori morali usiamo: i suoi degli Anni Trenta oppure i nostri di oggi? È tutto qui il nocciolo della questione.

Con i nostri valori morali moderni possiamo e dobbiamo esecrare le sue idee, i suoi atti e quindi anche lui. Le sue convinzioni erano abominevoli e le sue azioni furono orrende. Lui fu un pedofilo, uno stupratore e un razzista.

Se invece adottiamo i valori morali di Montanelli, lo assolviamo. Però attenzione: se valutiamo ogni azione con i valori morali dell’epoca in cui fu compiuta, allora poi va bene tutto. Anche i roghi dell’inquisizione, la schiavitù nei campi di canna da zucchero in Louisiana, le camere a gas nei lager nazisti e gli omicidi della mafia. Ma poi perché fermarsi alla relativizzazione temporale? C’è pure quella sociale e culturale. Per esempio, come ci permettiamo di stigmatizzare i genitori che infliggono mutilazioni genitali alle bambine nelle enclave musulmane delle metropoli europee, gli autori delle stragi islamiste in Medio Oriente, i giudici iraniani che hanno condannato Nasrin Sotoudeh a 33 anni di galera e a 148 frustate? E, già che ci siamo, come possiamo biasimare dei maschi celibi e costretti alla castità, cresciuti ed educati in un ambiente sessuofobo e misogino, se poi s’inchiappettano i bambini nelle sacrestie? È il «contesto», bellezza! Perciò tutti assolti, come Montanelli. Tutti brava gente, in fondo, solo traviati dalle cattive compagnie. Mica sono davvero colpevoli, dai.

Insomma, possiamo capire ma dobbiamo condannare Montanelli. Ma quale? L’ufficiale coloniale degli Anni Trenta? Sì, anche. Ma soprattutto dobbiamo condannare il vecchio arrogante che si autoassolve più di 60 anni dopo. Non dimentichiamo infatti che Montanelli non è crepato lì, in Etiopia, con le sue idee fasciste del cazzo, ma è campato fino a vedere l’inizio del XXI secolo. La vita gli ha concesso di assistere al progresso culturale e morale. Però lui niente: mai una parola di rincrescimento. Fino all’ultimo, eccolo a spiegare che laggiù in quell’epoca usava così: gli italiani prendevano le ragazzine indigene «in leasing» e le usavano come oggetti sessuali, anche se puzzavano – povero Indro, che disagio per una legittima chiavata – e la prima volta bisognava forzarle un po’. Tutto normale, per lui: comprensibile e quindi giustificabile. Nel 2000, eh. Non nel 1934.

Sicché sì, Montanelli fu un pedofilo, uno stupratore e un razzista: oggi, con queste parole e non con altre, noi definiamo un uomo così. Il resto sono solo le stronzate del relativismo etico.

Choam Goldberg


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