Un percorso graduale

Lara racconta la propria Storia per «Io senza Dio».


Io atea ci sono praticamente nata e lo sono sempre stata. Qualcuno, giustamente, dirà: «Vabbè, ma è ovvio che a un bambino, specie se molto piccolo, non importi nulla di Dio!». È vero, ma quello che io ritengo veramente più singolare in tutto ciò che sto per raccontarvi è che fin dai tempi della scuola dell’infanzia ho dimostrato una certa insofferenza nei confronti delle numerose preghiere che noi bambini dovevamo recitare prima dei vari momenti della giornata, essendo un asilo gestito dalle suore; tant’è che un bel giorno, tornata a casa, arrivai addirittura a urlare a mia madre che non ne potevo più di pregare.

Andando avanti con gli anni, arrivata l’età «da catechismo», in accordo coi miei decidemmo di non mandarmici, non solo perché nel mio tempo libero preferivo fare attività più sane come la danza classica, ma anche perché consideravamo cose come la confessione infantile senza senso e dannosa per la psiche di un bambino. Inutile dire che all’epoca i miei compagni di classe, ma anche quelli di altre classi, mi tartassarono a turno chiedendomi perché non avessi fatto la prima comunione, finendo per generarmi un tale fastidio che io però mi sforzavo sempre di nascondere, liquidandoli e dicendo loro che era stata una decisione dei miei genitori.

In tutto questo però il colmo arrivò con la mia prima conoscenza della Bibbia. A casa infatti, più precisamente in uno degli armadi della mia camera, c’erano due volumi molto vecchi – anche abbastanza sottili, devo dire – dell’Antico e del Nuovo Testamento, regalati a mia madre dalla mia nonna materna: erano sostanzialmente due versioni molto semplificate dei suddetti Testamenti, accompagnate da illustrazioni che agli occhi di un bambino – ma anche no – erano a dir poco agghiaccianti. Me le ricordo come se fosse ieri: uomini e donne mangiati dai leoni, gente che si sfracellava cadendo da rupi, sacrifici di neonati gettati in fornaci dalle sembianze demoniache, distruzione di Sodoma e Gomorra, piaghe d’Egitto e l’immagine apocalittica di Satana e di uno scheletrico cavaliere, simbolo della morte, seduto su un cavallo altrettanto scheletrico, circondati da cadaveri. Ma che accidenti era quella roba lì? Fu così che in età prematura scoprii cos’era veramente il «testo sacro» a cui i cristiani dicono di rifarsi ma che dubito fortemente conoscano davvero.

È stato poi durante gli anni della scuola superiore e – come si potrà facilmente intuire – durante l’ora di religione, che è subentrato nella mia vita un vero e proprio dibattito sull’esistenza di Dio: ognuno di noi doveva dire se credeva o non credeva e perché. Ricordo benissimo che la maggioranza atea delle mie compagne portò argomentazioni giustissime, che io condividevo, come l’assurdità delle credenze del cristianesimo cattolico e il fatto che nella società odierna non serve più Dio per darsi delle spiegazioni di qualsiasi tipo. Fin qui tutto normale, ma a pensarci ora nessuna di loro, me compresa, arrivò a giustificare in maniera veramente approfondita le rispettive affermazioni: mancavano infatti reali conoscenze storiche del cristianesimo e di come si fosse formata la sua dottrina, delle assurdità e delle contraddizioni bibliche, oltre al fatto che non una parola è stata spesa sulla complessità della vita e dell’universo. Tutto questo in fin dei conti ci poteva stare, non tutti a quell’età nutrono interesse per certe tematiche profonde, ed è proprio qui che sta il succo del mio discorso su come sono diventata in seguito un’«atea forte».

Ora ho 22 anni e mi ritengo decisamente più matura nel pormi determinate domande e sapervi rispondere in maniera veramente esauriente per me e per gli altri. Dicevo infatti che il rafforzamento del mio ateismo è avvenuto perché, di recente, ho seriamente iniziato a interessarmi maggiormente al credo e a capirne le dinamiche e, detto sinceramente, a chiedermi se Dio fosse veramente solo un’idea/illusione. Diciamo che il percorso è stato graduale, dal momento che per iniziare ho pensato bene di informarmi su come si è formato il credo cristiano durante il I secolo dopo Cristo, e la mia scelta è caduta su un libro breve che consiglierei a chiunque: «Inchiesta sul cristianesimo. Come si costruisce una religione», di Corrado Augias e Remo Cacitti, professore di Storia del cristianesimo antico all’Università di Cagliari. Per me è stata una rivelazione scioccante perché ho finalmente scoperto verità sconcertanti sulla Scrittura e sulle modifiche dei quattro Vangeli canonici, sul perché quelli cosiddetti «apocrifi» sono stati esclusi dal canone, collegandomi ai capitoli dove si parlava della definizione di «ortodossia» ed «eresia» in merito ai culti gnostici all’interno della vasta varietà di cristianesimi; per non parlare poi di San Paolo, Agostino e Ambrogio, della formazione della Chiesa con le sue gerarchie e del perché del battesimo infantile. Questo è stato il libro che mi ha aperto gli occhi e mi ha fatta arrabbiare perché ho finalmente capito quanto il cristianesimo sia una religione basata sul falso, che non ha assolutamente senso di esistere!

Da qui è iniziata ed è in corso tutta una serie di letture per me molto arricchenti per farmi una vera e propria cultura sull’argomento, che io reputo interessantissimo, anche grazie alla scoperta di youtuber che se ne occupano.

Ora ho delle ottime ragioni per definirmi atea, perché il mio è un ateismo colto e intelligente, basato su uno studio serio e approfondito, e non una semplice presa di posizione.

Lara


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5 pensieri su “Un percorso graduale

  1. Interessante. Durante la prima parte della lettura ho pensato che Lara fosse una mia coetanea (sono del 1960). Quando ho letto che ha solo 22 anni mi sono stupita del fatto che abbia frequentato l’ora di religione a scuola, visto che ha rinunciato al catechismo ecc ecc. Cosa che oggi è fattibile perché sono molti ormai i bimbi che non fanno la prima comunione (almeno, qui in Toscana e in ambiente urbano, secondo la mia esperienza diretta, avendo insegnato alla scuola primaria a Firenze e Livorno). Ai miei tempi un bambino che non facesse la prima comunione sarebbe stato una mosca bianca. Chiedo, perché ha frequentato IRC? Forse per curiosità? Per cultura?

    • Ciao Mora. Sì, l’ho fatto più che altro per curiosità e cultura personale, anche perché, pur non essendo ovviamente la mia ora preferita, si parlava veramente di tutto e c’era un clima di grande apertura mentale.

  2. Interessante testimonianza. Al di là di cosa è la religione, di come si sviluppa, della sua natura etologica, di fitness, neurofisiologica etc. tutte cose che dovrebbero essere insegnate proprio come cultura generale, vorrei sottolineare una cosa che trovo in comune. Parlo dell’insegnamento stesso della religione, non solo manca la parte storica e quella natural che di cui ho appena accennato, ma riguarda la capacità di trasmettere determinati concetti fideistici in maniera lineare. Questo denota ad esempio che quanto scritto nella Bibbia non è adatto ai bambini, c’è poco da fare, e non è adatta neppure la pedagogia che viene adottata. Alla fine restano solo favolette edulcorate e nessuno avrà contezza della dottrina religiosa nel suo profondo, anche perchè poi crescendo si abbandona lo studio della religione, a parte qualcuno ovviamente. Tutto ci alla fine diventa un imput per generare atei e falsi credenti (quelli fai da te, quelli no Alpitur ahi ahi ahi!). E devo dire che tutto sommato è un bene, non siamo ai livelli di indottrinamento islamico dove i bambini devo imparare a memoria il Corano e grossi guai ( a Chinatown) se sbagliano

    • Grazie per la tua risposta Raffaele. Concordo pienamente, specialmente sull’aspetto pedagogico dell’insegnamento biblico, più che altro perché in giro mi capita di vedere in alcune librerie libri/opuscoli che pretendono di insegnare ai bambini le storie più “belle” della Bibbia, addolcendole parecchio, ma il punto è che è difficile adattare alla mente infantile delle storie, oltretutto molte delle quali inventate, che turberebbero pure un adulto (io tutt’ora adesso se ripenso a quelle immagini rabbrividisco). La verità è che al catechismo ti insegnano una marea di falsità e tante cose te le nascondono pure, cose che io, persona adulta, ho appreso leggendo, mentre il bambino ha la tendenza naturale a bersi di tutto. Il problema è che, a meno che tu non sia dissonante cognitivamente, una volta che hai iniziato a capire certe cose vedi tutto con occhi diversi e sei finalmente consapevole.

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