Babette racconta la propria Storia per «Io con Dio. Nonostante».
Mi chiamo Babette e cercherò di tagliare corto. Per quanto possa essere abile a tagliare corto una che, alla seconda prova scritta dell’Esame di Stato, ha prodotto un pippone di 11 colonne di testo – sforzandosi, lo giuro, di tagliare e abbreviare il più possibile – a fronte delle 4 richieste dalla prof di Diritto. Quindi arriviamo al sodo: sono una credente e non ho alcuna intenzione di parlare bene dei bigotti, siano essi cattolici o protestanti. Certo perché, nella mia ultraquarantennale esperienza di vita in questa valle di lacrime, sono stata per circa 30 anni una cattolica nominale (tradotto: fai tutti i sacramenti in nome della tradizione che ti hanno imposto, infine prendi la cresima e scappa) e poi sono passata al protestantesimo di stampo progressista (sia chiaro per tutti, grazie).
Come mai una cattolica nominale è scappata solo per qualche tempo da Dio dopo la cresima? Non so come spiegarlo. Non ho mai avuto bisogno che qualcuno mi dimostrasse che Dio esiste o non esiste. Sento dentro di me da sempre che Lui c’è ma non so come spiegare questa cosa: è una specie di certezza irresistibile, naturale e fortissima. E non è motivata dalla paura di morire o non esistere più. Io non ho paura di morire – che stronzata temere un fatto inevitabile –, semmai ho paura di come muoio ma non del fatto che muoio. Perciò a un certo punto – e in modo totalmente autonomo – ho scelto di convertirmi all’evangelicalismo, perché lo ritenevo una dottrina più coerente sul piano scritturale e non perché lo considerassi infallibile o l’unica dottrina giusta. Nessuna dottrina è infallibile, poiché tutte le dottrine sono un prodotto degli uomini e non di Dio.
Allo stesso modo ritengo, in coscienza, che la Bibbia non sia infallibile e non debba essere considerata anche un trattato di paleontologia, sessuologia, medicina o geopolitica. La Bibbia non può essere priva di errori per un semplice fatto: non è stata scritta da Dio, non è stata scritta sotto dettatura ma è stata redatta da uomini divinamente ispirati. Non me ne vogliano i bigotti, ma l’ispirazione dei tanti autori delle Scritture, per quanto divina e in buona fede, è innegabilmente viziata dalle personali convinzioni di ciascuno di loro. Ecco perché ne esce il ritratto di un Dio bipolare che il momento prima è sessista, misogino, sadico e in vena di devastazioni e l’attimo dopo ama le donne, è misericordioso e vuole giustizia e pace tra gli uomini.
Quindi io, nella disperata ricerca per formarmi un identikit attendibile del Signore, mi sono messa a fare cherry picking basandomi su un unico presupposto, il comandamento supremo: «Ama il Signore Dio tuo con tutta la tua anima, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente. E il prossimo tuo come te stesso». Ogni versetto, ogni dottrina e ogni dogma che non rispetta questo assunto è, per me che sono ignorante fino al midollo, da ritenere inattendibile. E ogni credente che fa cherry picking solo per trovare conferma delle proprie egoistiche convinzioni dottrinali è intellettualmente disonesto: questo vale sia per i bigotti sia per i progressisti.
Il credente, di fronte alla Bibbia, dovrebbe mettere da parte i propri desideri e i propri egoismi e cercare di capire chi è Dio per poter veramente camminare nelle Sue vie. E questo significa accettare, che piaccia o meno, che probabilmente non è onnipotente e invincibile (Genesi 32,24-34) nel modo in cui lo dipingono le dottrine istituzionalizzate e che la salvezza è vincolata anche alle scelte consapevoli e deliberate degli uomini, siano essi credenti o meno.
Domanda: io, Babette, ho davvero bisogno che il mio Dio sia onnipotente e invincibile? No. Mi piacerebbe molto – questo è vero –, ma non ne ho realmente bisogno. Ho bisogno che Lui resti in me e non se ne vada, perché so che Lui esprime la Sua potenza nei talenti che mi ha assegnato, e so – lo sento – che il miglior modo per compiacerLo e lasciarLo agire è quello di investire i miei talenti per il bene del prossimo in tutti i modi in cui il talento e l’amore possono esprimersi. Se vogliamo, questa potenza è appannaggio di tutti gli esseri umani, nessuno escluso, poiché ognuno di noi ha almeno un talento naturale in cui eccelle e può usarlo per fare del bene. Per rallegrare la vita del prossimo o per dargli sollievo. Basta seguire un semplice principio: dai con due mani e prendi con una sola.
Ma vallo a spiegare ai bigotti, ai legalisti e ai fondamentalisti. Vallo a spiegare a chi pretende di farsi padrone delle chiavi della Mensa, a quelli che vogliono stabilire chi è degno di entrare nel Regno e chi non lo è. Vallo a spiegare a quelli che pretendono di dirti con chi ti puoi sposare, cosa puoi o non puoi fare del tuo corpo, chi devi essere per poterti definire «degno/a». Loro sono quelli che predicano il Dio che ama i semplici e gli umili di cuore, ma che da te pretendono il rispetto degli standard più elevati (i loro). Standard che tu ovviamente non soddisferai mai. Loro sono quelli che predicano il Dio d’amore, ma solo quello eterosessuale. Loro sono quelli che «Dio fece l’uomo e la donna a Sua immagine e somiglianza», però non si capisce perché l’immagine e somiglianza, quella delle due con la vagina, sia da correggere e dominare e perché il compito di dominarla e correggerla spetti all’immagine e somiglianza con il pene e non a Dio. Mistero della fede: la risposta preferita dei vigliacchi che sanno di dire stronzate benché consapevoli di non poterle spiegare in modo convincente e fondato. E ‘sticazzi?
Ma lo vogliamo fare qualche esempio di intolleranza interconfessionale? Vita vissuta, eh, mica racconti di seconda mano. Perché i bigotti di ogni denominazione, quelli che predicano che Dio salva chi in Lui crede e confida, al contempo sostengono che quel Dio salvi solo i «veri» (?) credenti: quelli che aderiscono alla loro confessione e alla loro dottrina, ovviamente. Tutti gli altri sono figli, sì… ma un po’ meno figli. Un po’ meno degni perché non sufficientemente convertiti e in parte ribelli.
Un giorno perdo la testa per un tizio e lui la perde per me. La cosa spettacolare è che, per la prima volta, ho l’occasione di poter stare insieme a un protestante che per di più vive in un Comune limitrofo al mio. Dalle mie parti infatti le chiese evangeliche si contano sulle dita di una mano e l’unica progressista è ad almeno tre quarti d’ora di strada da casa mia. C’è solo un problema: lui è fondamentalista e legalista, anche se va in giro conciato come un fricchettone, ascolta musica fighissima, si masturba senza sentirsi in colpa e si vanta di avere l’amico gay e sieropositivo. Capito come mascherare bene il bigottismo? Ci si vede nella sua chiesa la domenica, stando seduti a distanza: sia mai che parta il gossip. Sì, perché lui è l’evangelico timorato di Dio che segue l’unica via giusta (la sua e quella della sua cricca, è ovvio) mentre io, l’ultima arrivata, mostro segni di progressismo (non copro i capelli con il velo durante il culto, non condanno i gay, me ne frego delle denominazioni e forse sono troppo disinvolta e sorridente). Tutti soprassiedono, fingono di non vedere e ti accolgono col sorriso: è la fase del love-bombing. Il pastore (con la p minuscola e nel senso di «cane da») è parente dell’ammmòre mio e quindi… quindi bisogna che con molta calma e molti sorrisi di circostanza mi si facciano capire delle cose. Tipo che io sono bella e brava perché evangelica, epperò imperfetta. Il mio progressismo non piace a Gesù e io non do segni di essere una donnina propensa alla sottomissione. Mi girano un po’ le balle ma faccio buon viso a cattivo gioco e indosso la maschera della pia donna. Per pia donna si intende questo: andare a casa sua di nascosto da tutti, tubare come piccioncini ma non fare quella roba là. Quella roba là no, eh! Assolutissimamente. Quella si fa solo dopo il matrimonio, che lui attende con ansia già da qualche anno. Infatti le femmine talebane del comprensorio erano tutte già accasate o troppo vecchie o troppo giovani per fidanzarsi o maritarsi. Poi sono capitata io, anceloh del cielo. Okkèi, tutto per l’amore mio: me la rattopperò se serve, fino al giorno più bello. Nel frattempo inorridisco per certe uscite del pastore (con la p minuscola, e sempre nel senso di «cane da»): ad esempio quando elogia una donna che non fugge dal marito violento e malato psichiatrico perché il martirio fa parte del «pacchetto matrimonio indissolubile» oppure quella volta in cui ha detto che un fratello in Cristo (quelli della loro chiesa, si intende) che fa del male a un altro fratello non va denunciato, in nessun caso e in qualsiasi caso. E sottolinea che Israele appartiene solo ed esclusivamente al popolo israelita. Mi si gela il sangue nelle vene ma l’amore talvolta lo si indossa a guisa di benda sugli occhi. Però un dì l’amore mio bello mi dice che sì, sono evangelica e vado anche bene, ma che per sposarlo devo abbracciare la sua dottrina farisaica, altrimenti il buon Dio non è contento e le nostre promesse non valgono un tubo. Mi cadono le balle: io stravedo per lui, ho il cuore a mille, ma la mia coscienza non è per nulla propensa a venire a patti. La mia coscienza mi impedisce di abbracciare ciò che ritengo sbagliato e falso. Oltretutto quello è un ricatto bello e buono e io me la lego al dito. Che diamine c’entra il ricatto con l’amore? Insomma tu vuoi me in quanto me, o vuoi l’immagine di me che ti sei costruito in testa e che tanto ti garba? Il colpo di grazia, l’ennesimo, me lo dà il parente-pastore (sempre nel senso di «cane da»), che vedendo le mie resistenze mi dice che quelli della mia chiesa mi sviano. E lì mi parte l’embolo, mi acceco per la rabbia e lo sommergo di insulti. Perché no, nessuno della mia chiesa mi sta sviando, per il semplice fatto che nessuno di loro è mai entrato a gamba tesa nei fatti miei per mettermi in guardia da questi bigotti. Sanno bene che non sono il tipo da farmi intortare. E niente: col cuore a pezzi sfanculo l’amore e il parente «cane da». Tra il cuore e la coscienza, io scelgo la coscienza.
Anni dopo conosco il mio attuale marito. Un figo pazzesco, cattolico nominale con uno zio prete patito di musica e fumetti. A nessuno in casa sua frega nulla che io sia evangelica e suo zio è piuttosto curioso e ben disposto nei miei riguardi. Io e il mio boy andiamo a convivere e dopo qualche anno spunta il solitario con la richiesta tanto attesa. Io dico sì, lui dice che vuole il matrimonio in chiesa. Okkei: lui contatta lo zio prete e io la Pastora (con la P maiuscola, stavolta) della mia chiesa, che alla notizia gongola contenta perché sarà il suo primo matrimonio interconfessionale. Abbiamo fatto 30? Facciamo 31! La mia testimone è una romena ortodossa di origini tzigane. Epperò prima bisogna chiedere il nullaosta al parroco del nostro Comune: un pretino zelante che, per prassi, dovrà farci il terzo grado. A maggior ragione perché io, non cattolica, non frequenterò il corso per fidanzati. E vai col liscio. Dopo qualche convenevole, in cui lui soprassiede sul fatto che io e il mio boy siamo conviventi, cominciano le domande dedicate a me. Ne cito due, più il problema insormontabile.
- «Vorrete figli, suppongo». Mi irrigidisco e la cosa non gli sfugge. Mi fa la menata sul comando divino di figliare – eh? – e che la donna ha l’istinto naturale alla maternità. Gli rispondo che mia madre si prese a pugni nella pancia quando seppe che le avevo arpionato il ventre in qualità di ostinato embrione. E pure che i due amanti del Cantico dei Cantici parevano più presi dall’idea di copulare con passione che dall’idea di farlo per moltiplicarsi. Il prete cala l’asso: «Io non posso darvi il nullaosta se tu non mi vuoi fare la mamma». Il mio boy fa un’espressione preoccupata, cosa che non tollero. Va bene Don, senti qua: «I figli: sommo dono di Dio che non va disprezzato né accolto con leggerezza. Reverendo, ci concede qualche decennio di tempo per ponderare molto ma mooolto bene quand’è il momento più adatto per procreare?». Mi guarda di sbieco e gli scappa un sì.
- Poi però mi chiede come intendo educare la prole. Rispondo con un diplomatico «In accordo col marito e secondo coscienza». Fiuta la fregatura, e allora gli parte la filippica su Santa Maria Madre di Dio eccetera eccetera, esempio di umile obbedienza e sulla necessità – eh? – che la prole sia cattolica. Rispondo: «In coscienza, dove sbaglio per lei, cattolico, se a mio figlio dico che il Salvatore è Gesù?». Lui mi fa: «Ok, ma tu sai che la Madonna eccetera eccetera». Sì, reverendo, lo so, ma l’ufficio intercessioni di Maria l’avete creato voi dal nulla e molto dopo l’Ascensione di Nostro Signore. Faccio un bel respiro: «Padre, non me ne voglia, ma mi ricordi la prego chi tra i due è stato crocifisso per noi». Decide di soprassedere ma poi spunta il problema insormontabile…
- …ovvero la Pastora della mia chiesa. Ella può presenziare ma non officiare. Soprattutto non può indossare l’abito talare. Mi incazzo e gli chiedo qual è il problema. Secondo lui una donna, in una chiesa cattolica, non può manifestare segni di autorità. Consapevole di avere il coltello dalla parte del manico, ci congeda con un «Vi farò sapere». E il matrimonio è di lì a due mesi. Il mio futuro marito si butta giù e io non lo posso sopportare. Chiamo la Pastora e le spiego per sommi capi il problema. «Tranquilla, sono culo e camicia col Vescovo», mi risponde. Vescovo che tira le orecchie al pretino zelante. Il matrimonio è officiato dallo zio prete col supporto della Pastora mia, incinta di 4 mesi e vestita con l’abito d’ordinanza. A fianco a me, la mia testimone ortodossa.
È stato un giorno felice, Choam. È un matrimonio felice, il mio, che mai è stato messo in discussione dalla diversità di vedute. Tranne da parte dei fondamentalisti, i quali mi hanno detto che aver sposato un cattolico è stato un atto di ribellione verso Dio. Taluni si sono spinti a dirmi che le mie promesse nuziali non valgono nulla ai Suoi occhi: di fatto, da quasi 9 anni, sarei una ribelle e concubina. Quanto livore pure tra credenti, in nome della dottrina. Non è triste che per un credente valga più l’ortodossia dottrinale che il comando supremo di Dio? Non è triste che, a conti fatti, per i bigotti a salvare sia l’adesione alla dottrina e non la fede in Dio? Quanto vale davvero il comando supremo agli occhi di costoro?
(D)io credo e non credo
Credo che l’onnipotenza di Dio si manifesti nei talenti e nel continuo progresso dell’uomo. Anche scientifico e culturale. E credo pure che quell’onnipotenza sia vincolata alle scelte – e purtroppo pure ai limiti – degli uomini. Ripeto: la Bibbia ha il compito di occuparsi della cosa spirituale e non di paleontologia, storia, scienza, sessuologia e medicina. Lo scopo della Genesi, ad esempio, non è per me quello di spiegare quando e come è stata creata la Terra, o quando e come è stato creato l’uomo, bensì di dare un inizio a un racconto che si sviluppa nell’arco di un tempo infinito e anche, attraverso una metafora, di motivare l’origine della tendenza naturale dell’uomo all’egoismo e alla volontà di dominio. Non che a Dio non gliene fregasse nulla di farci conoscere la nostra storia e la nostra evoluzione, anzi. Per spiegarcela nel miglior modo possibile lo ha fatto nel tempo e attraverso i talenti che ci ha dato. Ad alcuni e alcune, nella Storia, ha dato la curiosità di voler capire l’età della Terra e le sue trasformazioni, ad altri di ricercarne le forme di vita più remote, ad altri di osservare i cieli e misurarli in ogni forma possibile, ad altri ancora di capire come ha vissuto e si è evoluto l’uomo fin da tempi remotissimi. Lo stesso vale per ogni altra forma di scienza, arte, sapere, comunicazione.
Tutti, senza alcuna distinzione e discriminazione, veniamo al mondo con almeno un talento naturale e attraverso i talenti che Lui ci ha fornito abbiamo contribuito e possiamo contribuire alla conoscenza, al progresso, al benessere, al miglioramento, alla giustizia, alla libertà, alla verità, alla dignità e alla pace sia su piccolissima scala (nel quotidiano al lavoro, in famiglia e nei rapporti con il prossimo) sia su larghissima scala (con il perseguimento del bene in ogni campo e per il bene dell’intera collettività e umanità). Tutti abbiamo una scintilla divina, un pezzo di Dio in noi e anche parte del Suo Regno, e chiunque sia consapevole di avere una dote o un talento naturale, chiunque voglia accrescere i propri talenti e migliorarsi e li investe e investe sé stesso e il proprio tempo per fare del bene al prossimo manifesta la Sua potenza e la Sua giustizia. Chiunque usa e investe il proprio talento o i propri talenti per liberare e non per opprimere fa la Sua volontà. Anche l’ateo che smaschera le storture di una dottrina che opprime, giudica per condannare e trasforma la vita dell’uomo in un inferno fatto di sensi di colpa, ipocrisia, odio, incoerenza e nascondimento.
Il problema degli uomini non è il Dio Abramitico (se esiste o non esiste), non è Lui il nemico. Il problema degli uomini è la dottrina, qualsiasi dottrina. Quell’insieme di regole e quella narrazione, create dall’uomo e non da Dio, a cui l’uomo stesso sceglie come e in quale misura piegare sé stesso e la propria coscienza. La dottrina è la cattività egiziana dell’uomo. L’insieme di congetture e dettami e lo standard che, ammettiamolo, in coscienza è impossibile da accogliere e rispettare nella sua interezza. È la prigione che ci fa sentire costantemente indegni o incapaci, difettosi, stupidi, drammaticamente propensi a delegare la nostra responsabilità personale ad altri: all’istituzione, ai leader spirituali, ai guru di questa minchi@. Ma, siccome Dio è per Sua natura il Liberatore, Egli ci ha dato la capacità di essere o di tornare liberi: la nostra coscienza. Quella buona, quella che ci spinge a metterci in gioco in prima persona nella ricerca perenne – e talvolta impietosa – della verità, quella che non vuole che ci accontentiamo della versione di un prete o del pastore ma esige da noi una ricerca attiva, partecipe, continua e totalmente scevra dai nostri egoismi. La coscienza che rifiuta la risposta che ci piace di più e accoglie e ringrazia anche per la risposta più scomoda. La coscienza che esige che ogni piccola o grande nuova consapevolezza che raggiungiamo ogni giorno venga condivisa con il prossimo, per amore del prossimo. La coscienza che esige che ci assumiamo ogni giorno l’intera responsabilità delle nostre scelte. La coscienza che vuole pace in Terra per tutti e tra tutti gli uomini. Dio è sostanzialmente questo: presa di coscienza in nome dell’amore.
Non credo, forse sbagliando, che la società si renda conto del grande pericolo che sta correndo. Perché la secolarizzazione e anche il disinteresse dilagante verso Dio rendono buona parte delle persone cieche davanti a un mostro che sta avanzando sempre più velocemente e in modo aggressivo in tutto l’Occidente: il nazionalismo cristiano. Lo dico da credente evangelica: quello è il principale nemico di Dio, infinitamente più dell’ateismo. Perché il nazionalismo cristiano è la negazione ostinata, opprimente e sempre più spesso violenta dell’essenza e della volontà di Dio. Il nazionalismo cristiano è il figlio prediletto del fondamentalismo evangelico ed è la principale e più chiara espressione della teocrazia istituzionalizzata. La teocrazia istituzionale è quella porcata disgustosa sostenuta dai fondamentalisti statunitensi (Nord, Centro e Sudamerica), che negli ultimi 75 anni si sono adoperati in ogni modo per entrare nelle amministrazioni locali e statali pur di ottenerla e imporla all’intero continente. E alla fine ci sono riusciti: Trump ha inaugurato l’Ufficio della Fede assegnandolo alla telepredicatrice e pastora (con la p minuscola e nel senso di «cagna da») fondamentalista Paula White. Consigliera spirituale di Trump – tutti i presidenti ne hanno avuto uno –, Paula White predica il suprematismo bianco, la condanna dell’aborto, la condanna dell’omosessualità, incoraggia la sottomissione delle donne e predica l’«evangelo della prosperità». In soldoni: «Sei ricco? È prova della benedizione e del favore di Dio verso di te. Sei povero? Sei colpevole, non si sa bene di cosa, ma lo sei punto e basta. E te lo meriti». Il tutto sostenuto e legittimato dal cherry picking biblico e dalla disonestà intellettuale. Ma non si fermeranno qui, perché sono ingordi. Sono avidi fino al midollo. Hanno sostenuto e sostengono Bolsonaro e ora vogliono anche l’Europa. Lo dico per averlo visto con i miei occhi: ci sono pastori fondamentalisti che nel 2022, durante la campagna elettorale per l’elezione del nuovo esecutivo, organizzavano pullman diretti alle convention di Fratelli d’Italia per sostenere la candidatura di Meloni e compagnia cantante. Nel resto d’Europa sostengono politicamente movimenti e partiti di estrema Destra. Diffondono fake news, teorie cospirazioniste (sostituzione etnica, antivaccinismo), odio verso gli omosessuali, odio e sospetto verso gli immigrati. Vogliono ammutolire le donne. Combattono attivamente il diritto all’aborto. Detestano i diritti civili e amano il ricco. I fondamentalisti sostengono il sionismo: per loro Israele è terra esclusiva dei soli ebrei e le vite dei palestinesi non valgono nulla. Tutto questo è la negazione del comandamento supremo e dunque di Dio. Ed è pericoloso oltre che antidemocratico. E l’Europa, resa cieca dalla secolarizzazione e da una sorta di indolenza mentale, non riesce a riconoscere questo pericolo incombente e la sua avanzata subdola e inarrestabile.
In Italia c’è una grande, grandissima ignoranza verso l’universo evangelico, verso il protestantesimo. Me ne rendo conto perché, quando sulla stampa nazionale appare un articolo che riguarda la realtà protestante, persino tra i giornalisti impera un’ignoranza abissale. Abissale e drammatica. Scrivono delle cazzate allucinanti, dimostrano delle lacune spaventose, diffondono un’immagine inattendibile. Per esempio, il più delle volte veniamo compresi nell’universo delle sette oppure siamo tutti identificati come pentecostali aderenti all’universo ADI (legalisti, spesso anche fondamentalisti). È un’enorme falsità. Esistono Chiese evangeliche progressiste e inclusive (valdesi, metodisti, battisti e buona parte dell’universo luterano) che purtroppo sono la minoranza e vengono vissute come nemici da calpestare ed estirpare da parte di molti fondamentalisti. Esistono i pentecostali – la maggioranza purtroppo, ed è la denominazione che si sta diffondendo sempre di più –, come pure molte altre denominazioni fondamentaliste e congregazioni tendenzialmente settarie. Loro sono il pericolo. E non smetterò mai di dirlo: non è Dio nemico dell’uomo. Dio è la prima e la principale vittima dell’uomo, della prigione delle dottrine, dei fondamentalismi. Dio è colui che ne esce offeso, calunniato, torturato e crocifisso ogni giorno.
Ora, Choam, non me ne volere se mi permetto: non esiste solo lo zoo dei bigotti cattolici. Guarda, per favore, anche agli altri zoo. Lo chiedo a te, ateo, che proponi teodicee irrisolvibili per qualsiasi bigotto cattolico: asfalta anche i fondamentalisti protestanti. Te ne prego, fallo. Pare incredibile – vero? – che questa richiesta esca dalla bocca di una credente? Ma persino a te, ateo irriducibile, io riconosco il talento di voler ricercare la menzogna per smontarla pezzo per pezzo. La capacità di aprire gli occhi ai ciechi e di sturare le orecchie ai sordi con la tua sagacia, il tuo intelletto e la tua lingua affilata.
No, Choam, tu non riuscirai mai a spingere un vero cristiano (inteso come colui o colei che vuole seguire e servire Cristo, non la dottrina e non la Chiesa) ad abbracciare l’ateismo. Sicuramente non ci sei mai riuscito con me, in tutto il tempo che seguo il tuo canale. Ma puoi, con la tua logica spietata e con la tua inconfutabile demolizione di ogni teodicea, levare un grave fardello dalle spalle dei più fragili. Liberare altri prigionieri dalla cattività egiziana, alleggerire il giogo, risvegliare le coscienze addormentate. Spingere l’indolente alla ricerca di una vita vissuta con piena e partecipe coscienza, sia essa caratterizzata dalla fede oppure priva di fede. Bestemmia pure nei tuoi video ma, se il tuo agire è fondato sulla volontà genuina, altruista e disinteressata di liberare il tuo prossimo dall’oppressione infondata e ingiustificata e da forme di odio immotivate, se il tuo agire non è dettato dall’egoistica volontà di calunniare a prescindere anche ricorrendo alla disonestà, allora tu, ateo, per me non sei un nemico. Paradossalmente potresti essere a modo tuo un alleato dei veri nemici di tutti: i fondamentalisti di ogni fede e denominazione. Loro soltanto sono i veri nemici, gli impostori e gli oppressori. Io questo credo, nella mia ignoranza. Questo mi dice la mia coscienza. E a patti con questa gente io non scendo e non intendo scendere.
Quella bambina, Choam, la bimba innocente e sofferente della tua teodicea per me avrà salvo il suo corpo dalla sofferenza e dalla morte solo se un uomo o una donna passeranno davanti a quelle macerie e faranno ogni cosa possibile pur di estrarla viva e soccorrerla. Compreso quello di mettere a rischio la propria incolumità per amore e per la sacralità della sua vita. E no, quella bimba, anche se non fosse battezzata, non andrà all’inferno. Mai. Il limbo non esiste, nessun bambino va all’inferno e nessun bambino è peccatore, né porta addosso l’onta di chissà quale ancestrale peccato. I bimbi vanno tutti in paradiso per direttissima, son salvati e basta: niente processi, niente interrogatori, nessuna occhiataccia o tirate d’orecchio da parte di santi, madonne e strani padreterni (Genesi 8,21). È dall’adolescenza, non prima, che i nostri cuori partoriscono consapevolmente disegni malvagi. Se proprio vogliamo stabilire in quale momento della vita l’uomo può cominciare a considerarsi pienamente consapevole delle finalità buone o cattive delle proprie scelte – e anche pienamente responsabile delle conseguenze che ne derivano –, quel momento può essere l’adolescenza. Non prima. Mai prima. E chiunque affermi il contrario è in consapevole malafede. Io quello che seguo, spesso inciampando miseramente, lo chiamo Gesù Cristo o Fede o Spirito Santo.
Tu, ateo, probabilmente la chiami coscienza. La segui ogni giorno, spesso inciampando, ma, se mentre cammini dai volenterosamente con due mani e prendi con una sola in ossequio alla tua coscienza e per amore del tuo prossimo, allora io di te non posso che aver stima e chiamarti fratello. Allora per me, alla fine di tutto, sarai salvato ed erede quanto me di un tesoro immenso.
Babette
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Ciao, ho letto con molto piacere il tuo articolo…. Voglio perciò condividere con te alcune riflessioni personali sull’argomento dio con la speranza che possa interessante per te
Genesi 1,26-27.
«Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, secondo la nostra somiglianza …. E Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò …
Quindi applichiamo la proprietà simmetrica
Se l’uomo è ad immagine e somiglianza di dio…anche dio è ad immagine e somiglianza dell’uomo.
Non esiste nessun verso nel testo sacro che accenna ad una non applicabilità di tale logica per cui. Dopo aver dedotto che dio è fatto a nostra immagine e somiglianza possiamo cercare di indagare: perché lo è.
L’uomo dunque ha immaginato e creato dio in quanto necessità?
Nell’evoluzione la formazione della coscienza umana è avvenuta gradualmente, e gradualmente l’uomo s’è posto domande. Ma l’uomo oltre a porsi delle domande contestualmente cerca delle risposte, delle soluzioni. Soluzioni,. per economia energetica, rispondenti sempre e comunque alla formula: massimo risultato col minimo sforzo.
Ma in quel tempo, le domande ovviamente erano semplici, come basilari erano le soluzioni e le risposte. Da dove viene la luce, da dove il buio? Chi ha creato il fuoco? Da dove veniamo? Perché siamo coscienti di noi stessi? Perché moriamo? Cosa succede dopo la morte?
Gli uomini che all’epoca non vivevano in grandi agglomerati urbani, erano cacciatori e raccoglitori e non avevano strumenti scientifici, ne metodi scientifici per trovare la verità, ma trovarono una soluzione semplice ai loro tormenti. Entità astratte (LA VERITà). Infatti insieme alla coscienza l’uomo sviluppò la capacità di astrarre. Tutte cose utili per salvarsi la pelle in caso di urgente necessità. Per sopravvivere. E l’uomo adottò questa capacità per darsi delle risposte, le più plausibili semplici ovviamente per le capacità che avevano. Era un ente astratto a scagliare fulmini e accendere fuochi, erano entità astratte a dominare sulla natura avversa. Sulla vita e sulla morte. Problema risolto? In parte.
Ad ogni nuova domanda irrisolvibile, una figura astratta sempre più complessa e stigmatizzata nasceva, centina d’anni dopo centinaia danni ha iniziato ad evolversi insieme all’uomo. E quando nacquero le prime società, i primi villaggi poi città e successivamente regni, come preservare l’integrità strutturale? Come gestire le diatribe interne al clan, al villaggio al regno?
Altro problema complesso al quale l’uomo ha dato una risposta logica e semplice.
Ipotiziamo:
In un villaggio due persone entrarono in conflitto, ognuna convinta delle proprie ragioni. Ma chi aveva il diritto di giudicare e decidere a favore dell’uno o dell’altro?
Non esistevano giudici, tribunali o codici giuridici a cui fare riferimento. Spesso era il capo del villaggio – una figura non scelta democraticamente – a prendere le decisioni. Tuttavia, molti non consideravano giusto che una sola persona, un semplice essere umano come i soggetti in conflitto, avesse il potere di stabilire chi avesse torto o ragione.
Le decisioni, di conseguenza, non venivano sempre accettate e questo portava talvolta a un peggioramento del conflitto iniziale, generando disordine sociale. Una situazione che certo non favoriva né la sopravvivenza né la prosperità della comunità.
Ecco la soluzione astratta semplice e geniale che l’uomo si è inventato.
Esistono già diverse entità astratte. Divinità, Diverse divinità, Associamo ad una di esse il TALENTO della giustizia, ed associamo al Capo villaggio la capacità di interagire e di sentenziare in nome e per conto di questa divinità
Nessuno avrà più nulla da obiettare. Nessun uomo o donna può sottrarsi alla DOTTRINA, alla legge e alla sentenza della divinità e del suo portavoce.
Mi fermo qui perché non ti voglio tediare. Ma possiamo solo dire per chiudere che ogni divinità ogni dio si è evoluto insieme all’uomo….e ogni divinità è diversa nel tempo e nello spazio. Perché ogni popolo se la crea a sua immagine e somiglianza.
Oggi, abbiamo altri strumenti per comprendere la realtà, sebbene alcune domande rimangano oggettivamente prive di risposta come per esempio. Cosa succede dopo la morte?
Però abbiamo gli strumenti per capire come funziona il nostro corpo umano (ma non del tutto per ora) e abbiamo sviluppato un pensiero astratto complesso che ci permette (molto limitato e farraginoso ma pur sempre attuabile) di vivere democraticamente senza dover per forza appellarci ad un essere superiore per convivere pacificamente e determinare chi ha ragione e torto, anche se come tu ammetti, il fondamentealismo che non è altro che il rigurgito di quei tempi andati sta ritornando prepotentemente.
Ma soprattutto abbiamo imparato che è proprio necessario darsi per forza una risposta alle nostre incognite? Non possiamo semplicemente ammettere, non lo sappiamo per ora….ma prima o poi magari lo scopriremo senza dover per forza dare una risposta difinitiva? DIO (in tutte le sue forme in cui l’uomo sapiens se l’è inventata)?
PS. Ho scritto appositamente in maiuscolo alcune parole sulle quale ti invito a riflettere.
La tua è una riflessione che ho fatto mille volte, ritenendola fondata. È assolutamente plausibile quello che affermi. Ha veramente senso e, in fine dei conti, nell’occidente secolarizzato si sta realizzando anche e soprattutto grazie al progresso scientifico. L’istituzione probabilmente morirà, tuttavia dubito che Dio morirà; noi credenti siamo talmente teste di cazzo da abbracciare con entusiasmo ogni nuova risposta proveniente dal progresso e dalla scienza, tuttavia manteniamo un’attrazione irresistibile verso Dio. Dove la scienza scioglierà vecchi dubbi, noi formuleremo nuove domande sfidanti. Chi guida la chiesa non sa o non vuole riformare la chiesa; chi cerca e vuole Dio trova il modo di riscoprirlo e riformarlo. Religione e Fede non sono la stessa cosa e non vanno confuse. Una muore (storicamente è morta mille volte in mille modi diversi), l’altra non è mai morta ma si è sempre evoluta ed è quella che mantiene in vita Dio nonostante l’uomo.
Forse…o forse…o forse prima o poi quella scintilla che ha acceso quella fiammella della ragione e della razionalità diventerà un fuoco e poi un incendio indomabile….e anche tu….magari continuando a riflettere entrerai a far parte di questo incendio…un altra fiammella che splendera….se desiderassii riporre fede in qualcosa o qualcuno…sinceramente preferirei te che un dio la qualunque
Non lo so, Alessandro. Mi rendo conto che si tende a discutere molto a proposito di Dio, della chiesa, della dottrina. Mai, o quasi mai, del credente e di cosa prova o cosa lo spinge a tenersi stretta la Fede. Occhio alla F maiuscola. È tremendamente riduttivo affermare che siamo spinti a credere per paura della morte o di un “dopo” che non c’è. Non siamo tutti uguali, non siamo tutti indistintamente spinti dallo stesso sentimento o dallo stesso tipo di coscienza. Ritengo, ad esempio, che il credente che cerca di capire chi è davvero Dio faccia bene a mantenersi con i piedi per terra e il più possibile razionale; ci si sorprende di trovare Qualcuno che è molto più vicino all’essere umano di quanto non si direbbe, e si finisce per provare ancora più attaccamento e Consolazione. Grazie per le tue parole e per il confronto pacifico e costruttivo.
Di nulla….non si percepisce la fine di dio dall oggi al domani….e neanche dopo una chiacchierata col sottoscritto…….posso solo augurarti di trovarla la fine della tua ricerca…..più uno cerca..più uno trova…basta non aver paura di trovare quello che non si vorrebbe trovare
AIUTOOO! PER FAVORE, BABETTE E COMMENTATORI, SIATE BREVI E SINTETICI!
Mi interessano i vostri pensieri e le idee che ne distillate, ma il tempo che ho devo impiegarlo per tante faccende.
La logorrea grafologica può essere autogratificante, ma è controproducente per una comunicazione da diffondere.
🤣🤣🤣🤣🤣! Tu non sai quanto vorrei avere il dono della sintesi. Non mi gratifica affatto scrivere pipponi infiniti, anzi. Mi metto nei panni di chi mi vuole leggere e mi immagino come un Tafazzi che se le dà di santa ragione sui testicoli. Ti giuro che ogni volta mi va via minimo un’ora per rileggere e tagliare, ma poi vado in paranoia per timore che se taglio troppo finisce che non mi spiego bene bene. Non me ne volere, ti prego. 🥹
Ciao Babette.
Grazie del tuo racconto, davvero ricco, stimolante, umano, commovente…🙂
Ho ritrovato molte assonanze con la mia esperienza personale nel mondo cattolico.
In queste esperienze l’aspetto negativo (ce ne sono molti a partire dalla manipolazione psicologica precoce dei minori) che più mi ha colpito e riguardato è la discriminazione (e svalutazione) dei non credenti. Tenendo conto che in un contesto ideologizzato una persona può comprendere il proprio ateismo anche dopo anni di presenza, di impegno e di partecipazione.
È l’aspetto sul quale, personalmente, mi interessa di più riflettere e sensibilizzare.
Leggendoti, quindi, mi sono venute in mente delle domande da farti, anche in base all’apertura che dimostri. Rispondi solo se ti va e come e quando ti senti: ti sono già grato per la tua storia.🙂
1) Io sono ateo e tu credente. Il mio ateismo è un pezzo consapevole, vissuto, profondo, importante e anche sofferto del mio percorso interiore nella vita e, inoltre, ha resistito ad ogni forma di condizionamento religioso dopo che ho smesso di essere un credente. Ho compreso che dio non esiste e ho compreso la mia relazione non religiosa col mondo immerso nel cattolicesimo e queste scoperte sono una parte importante della mia vita e della verità che sento. Sono un pezzo importante della mia “spiritualità” umana e non religiosa.
Dal punto di vista “spirituale” secondo te abbiamo la stessa dignità? L’ateo, in generale, ha la stessa dignità del credente, oppure no?
2) Nella tua comunità protestante progressista, le persone non credenti ci sono? Se sì, sono incluse? Se sì, in modo paritario o asimmetrico? Hanno voce? possono raccontarsi? Hanno riconoscimento e sostegno? Possono avere dei ruoli? Possono sviluppare un loro percorso di comprensione del mondo e di relazione con le persone, le idee, la propria interiorità… senza divinità, senza trascendenza, senza motivazioni religiose, senza pregare ecc… E nei vostri documenti, nei vostri testi sacri, nelle parole pubbliche (dette e scritte) come sono considerati gli atei?
Ti faccio questa domanda perché nel sistema cattolico PRIMA una persona viene inscritta alla nascita (senza il suo consenso e passando per il condizionamento delle famiglie) nel gruppo, poi subisce un indottrinamento pressoché costante e dopo anni, se emerge una divergenza spirituale (ad esempio la consapevolezza che dio non esiste) quella persona viene discriminata, esclusa, allontanata, marginalizzata, svalutata… e le è impossibile fare un percorso di crescita interiore non religioso con il supporto e il riconoscimento del suo ambiente sociale.
Spesso questo avviene nel corso degli anni di crescita e formazione di una persona, quando è ancora incompleta e fragile.
3) Se tu potessi scegliere come strutturare una comunità di persone che si incontrano, stanno insieme, condividono affetti, attività, obiettivi… nel tempo e tu potessi dare davvero la forma che senti più giusta al tuo cristianesimo, saresti inclusiva verso gli atei? Se no, perché? Se sì, come? Fammi pure degli esempi pratici di vita insieme, tenendo conto che l’ateo come me (ad esempio) ha una profonda consapevolezza interiore e spirituale che dio non esiste, che il suo percorso di relazione col mondo deve essere accettato e testimoniato come gli altri e che per lui (per me ad esempio) non c’è alcun problema nel convivere con chi crede a qualcosa che non esiste, se questo non costituisce una barriera che discrimina e limita la felicità di una persona.
Scusa se sono stato un po’ prolisso, ma ho cercato di farmi capire il più possibile.
Grazie ancora per la testimonianza e, come ti dicevo, rispondi solo se vuoi e quando vuoi.🙂
Ciao, Frank. È un piacere leggere la tua riflessione e rispondere alle tue domande.
1) Sì, dal punto di vista sia umano che “spirituale” tu, per me, hai la mia stessa dignità. Meriti la stessa considerazione. La tua storia personale, il tuo percorso e la sofferenza che lo ha caratterizzato non vanno sottovalutate ma vanno meditate con attenzione. Tu, per me, non sei in difetto su niente. Il solo fatto che tu abbia impiegato anni a risolverti dal punto di vista spirituale significa che quell’aspetto della tua vita per te, e per il tuo equilibrio, era fondamentale. Immagino che durante questa fase tu abbia preteso da te stesso la più intransigente onestà intellettuale nell’esaminarti in qualità di credente, e che talvolta tu abbia patito riconoscendo che in fondo non eri convinto della fondatezza degli insegnamenti che hai ricevuto. Il fatto che io creda in Dio e tu no non mi fa sentire migliore di te, non mi fa nemmeno sentire più al sicuro rispetto a te.
2) Attualmente non frequento nessuna chiesa, e non escludo la possibilità di raccontare su questo blog il perché di questo break con l’istituzione clericale. Ti posso dire che l’unica chiesa progressista che ho frequentato per qualche anno è quella Valdese, per un paio d’anni anche quella Battista, e che ho anche il privilegio di avere tra i miei più cari amici proprio un Pastore battista che nella sua chiesa e in casa sua accoglie chiunque senza discriminazioni. Non ho mai incontrato un ateo in nessuna delle chiese che ho frequentato per il semplice fatto che, di solito, a frequentare la chiesa sono i credenti o chi comunque sta cercando una propria collocazione in un contesto di Fede. Ma ti dico che in una chiesa progressista nessuno ti metterebbe alla porta se ti presentassi come ateo; immagino che però rimarrebbero comprensibilmente sorpresi (e forse anche piacevolmente?) per la tua presenza. Nessuno ti tratterebbe come un essere difettoso. Puoi tranquillamente partecipare al Culto ma ti sono comunque precluse la Santa Cena e la presenza nelle assemblee di chiesa. Ruoli, penso proprio di no. Non avrebbe senso, per esempio, affidarti la lettura di un testo biblico durante un culto. Poi, da un punto vista di del tutto personale e opinabile, riterrei veramente bello da parte di un ateo offrirsi spontaneamente per leggere un passo scritturale. Credo però che se sapessi suonare uno strumento e volessi offrirti per esibirti nel coro della chiesa o insegnare ai ragazzi a strimpellare, saresti il benvenuto. Certamente non ti assegnerebbero il ruolo di educatore nella scuola domenicale: non ha alcun senso che un ateo insegni a bambini e preadolescenti il senso di una storia in cui egli per primo non crede. Per quanto riguarda le attività extra liturgiche penso che tu possa partecipare tranquillamente alle attività ricreative e anche raccontarti con gli altri durante le riunioni senza problemi, purché tu non usi l’accoglienza a te riservata come pretesto per fare proseliti a favore dell’ateismo perché sarebbe sleale verso chi ti accoglie. In una chiesa legalista o fondamentalista le cose andrebbero ben diversamente. Sicuramente all’inizio ti accoglierebbero tutti a braccia aperte perché sperano e non vedono l’ora di assistere all’opera di Dio che ti converte e riconverte attraverso la loro chiesa. Non ti daranno mai alcun ruolo nel loro contesto: ti permetteranno di partecipare al Culto, ad esclusione della Santa Cena ma dubito fortemente che ti lascerebbero parlare in pubblico del tuo percorso personale. Prevarrebbe in loro la paura che il tuo racconto possa instillare dubbi sulla fede tra i più fragili nel gregge. Per loro tu sei difettoso e vai corretto. Se non ti converti rimani un non salvato. Ti sorrideranno e ti parleranno ma, di fatto, non hai uguale dignità. I nostri testi sacri? Noi usiamo la Bibbia con la quale tu sei stato cresciuto, solo che nella Bibbia di un protestante mancano sei libri considerati non canonici che tu trovi inclusi nell’antico testamento della tua C.E.I. Com’è un ateo nelle parole pubbliche dette e scritte? In una chiesa progressista direbbero semplicemente che tu sei un figlio amato da Dio e degno del suo amore, che purtroppo ha scelto di rinunciare alle Sue consolazioni. Ma si asterrebbero da ogni giudizio di condanna. In una chiesa legalista o fondamentalista direbbero pubblicamente e senza esitazione che sei condannato, che sei un “non salvato” perché hai scelto di non accogliere Cristo come tuo personale salvatore.
Nel mondo protestante non esiste il pedobattesimo. Funziona così: tu frequenti la chiesa, mediti attentamente sulle cose che ascolti e che apprendi e solo dopo scegli se battezzarti e far parte del gregge di Dio o meno. La scelta deve essere tua e deve essere pienamente consapevole e libera. In una chiesa protestante sono pochi quelli che scelgono di battezzarsi prima della tarda adolescenza. Serve consapevolezza e il Pastore che ti segue ha il dovere di capire se sei pronto o meno a quel passo. Se poi alla fine scegli comunque di non battezzarti, in una chiesa progressista mai nessuno ti discriminerà o ti esorterà ad andartene. In una chiesa fondamentalista.. non ti so rispondere. Posso immaginare delle dinamiche meno inclusive ma non posso pronunciarmi con sicurezza in questo senso. Posso solo confermarti che non puoi avere ruoli se non sei battezzato. Puoi solo assistere al culto..
3) Hai presente la Comunità di Bose? Ecco: immaginati un progetto del genere ma ancora più inclusivo, in cui anche tu che sei ateo sei accolto e pienamente attivo come tutti gli altri. Uniche condizioni: totale rispetto e comprensione tra tutti i membri e comune volontà di mettere in pratica nel quotidiano, anche nelle attività più semplici, il comandamento supremo. Tutto qui.
Eeeeh, pure io c’ho una paura di non sapermi spiegare bene.
Grazie per la pazienza e la tenacia di essere arrivato fino in fondo a questo pippone.
La sintesi non è un tuo dono però hai il talento per mantenere la volontà di non chiudere e continuare a leggerti. Curioso. Detto ciò mi permetto solo di osservare che ti sei costruita una religione/confessione ad immagine e somiglianza di te, a tuo uso e consumo dove ciò che ti limita ignori e abbatti alla dottrina brutta e cattiva. Ma solo per questo io coerentemente manco ci metterei piede in una chiesa di qualsiasi confessione sia, farei prima ad essere ateo e a sbattermene i beati di dio. Questo naturalmente è un mio punto di vista ci tengo a sottolinearlo. Libertà di culto in senso lato sempre e comunque anche se non convenzionale, bizzarra o tagliata con varie grammature di progressismo, pop-art o new-age. L’importante è non pretendere il primato in niente e per niente.
Ecco un’altra che si è fatta il suo Dio su misura, il suo Dio fatto in casa, a suo uso e consumo. Ecco un’altra che mette in bocca al Dio (come un ventriluquo) quello che le pare, quello che a lei piace. Ecco un’altra che proietta addosso al Dio suoi sentimenti, le sue intenzioni, i suoi desideri, le sue volontà inconsce, il suo personale Super-Io, le sue convinzioni moderne, ecc, ecc. . Una volta fattasi il suo Dio interiore (una parte dissociata della sua personalità) la signora Babette lo usa come un tirante emotivo. Costei non ha ancora capito che Dio è un suo prodotto psicopatologico, il parto abnorme della sua mente malata. Le sue pulsioni positive inconsce diventano, nella sua mente malata, una Essenza metafisica-il Dio-l’Amore (vedi “ipostatizzazione”). Il Dio di Babette ha alternativamente caratteristiche antropomorfe (il Diopersona) e caratteristiche astratte di motore immoto, Logos, Forza (Spirito). Ora è Amore-l’amore cristiano; ora è un personaggio; ora è un coso ritirato in se stesso, autistico, anaffettivo, esaustivo, indifferente alle sofferenze umane terrene, sia dei suoi adepti che dei miscredenti. Questo Dio avrebbe, ad un certo punto della storia (ma perchè non della preistoria durata 300.000 anni?) ispirato profeti e poi mandato suo figlio perfettissimo a farci da guida e da esempio. Ma perchè non ne ha mandati 100 di Cristi contemporaneamente in cento parti del globo e magari 100 anni prima, se proprio amava l’umanità? Perchè non ha anticipato una conoscenza scietifica mettendola in bocca a un profeta per il bene dell’umanità? Questo non ce lo vuole spiegare? Come fa questa Babette a non capire che tutte queste sue convinzioni non sono che un enorme delirio, una montagna di falsità, di fantasticherie, di astruserie, di farneticazioni sue e di altri uomini fuori dalla realtà? Esistono decine e decine di confessioni cristiane, che si considerano eretiche le une per le altre, che hanno dogmi contrastanti. I cristiani condividono solo due o tre dogmi indimostrati e fantasiosi: 1) che esista Dio; 2) che Dio abbia creato l’universo per un atto d’amore verso l’uomo; 3) che abbia mandato suo figlio in Terra. 4) che c’è la possibilità di guadagnarsi l’immortalità cioè una vita dopo la morte… con certe pratiche interiori, azioni, riti in Terra. Tutte stramberie. (I musulmanti ne accettano 3 su 4). Costei non ha ancora capito che questo Gesù era un pazzo scatenato, un invasato, un apocalittico che invitava al pentimento e alla conversione in vista della imminente fine dei tempi, che non si riteneva figlio di Dio ma di comuni mortali. Gesù fu un omuncolo assolutamente irrilevante, sul quale una casta sacerdotale nascente costruì un personaggio favolistico-mitologico. Gratta gratta, analizza, smonta, vai in profondità, verifica, non rimane niente da salvare, nè della figura di Gesù, nè delle dottrine dei cerimonieri-intermediari successivi, ma soprattutto dell’idea di Dio.
Si può tranquillamente buttare tutto nel pattume.
Babette dice che le piacerebbe che Choam usasse la sua fine intelligenza, il suo rigore, la sua forza di carattere contro i fondamentalisti e si alleasse con lei per salvare la tua corrente moderata/tollerante/modernista! Questa è la fantasia più assurda a cui si è lasciata andarein quesat lettera: la mosca cocciera che dirige l’elefante!!!! Per me Babette è sì una mosca, ma una mosca priginiera nella ragnatela della tua fede.
In effetti la richiesta a Choam è davvero un non-senso. Una credente che chiede ad un ateo di allearsi contro il fondamentalismo suona tipo ” i nemici dei miei nemici sono miei amici”…ma appunto mi chiedo se ciò è sensato. Ah, ovviamente aggiungerei che la fede self-made è solo una ennesima manifestazione di superstizione, buona solo a quietare le nostre paure come diceva Spinoza…
“Parte dissociata della sua personalità”; “prodotto psicopatologico”; “Super-Io” (Freud, mi sei mancato); “parto abnorme della sua mente malata”; “mente malata” (di nuovo); “pulsioni inconsce” (Freud, ti voglio bene); “delirio”; “farneticazioni”. Sono basita. Sono davvero stupita e ammirata per gli evidenti progressi della scienza psichiatrica, di cui Lei è con ogni evidenza una degna rappresentante. Non pensavo davvero, nemmeno nel 2025, che si potesse arrivare ad un tale livello di competenza da poter stilare un referto tanto preciso e inappuntabile basandosi esclusivamente su un racconto, senza la necessità di confrontarsi personalmente col soggetto esaminato; rivolgendogli domande, osservandone personalmente le reazioni, il linguaggio verbale, non verbale e l’aspetto. Sono senza dubbio ferma alle guerre puniche. Dalle mie parti ancora si usa sottoporsi ad una prima visita psichiatrica d’urgenza, per poi iniziare un ciclo di almeno 8 sedute con uno psicoterapeuta presso il CSM territoriale e assumere un’adeguata terapia farmacologica. Mi dica, nel mio caso specifico Venlafaxina 150 mg e Risperidone 5 mg una volta al giorno per i primi 4 mesi è una terapia idonea o al momento Lei può solo limitarsi a refertare un disagio psichico su un blog (in barba alla privacy del paziente) senza però prescrivere farmaci?
Quanto al Dio fatto su misura.. beh, non si capisce perché un’istituzione sia legittimata a costruirselo secondo le proprie esigenze e il singolo no. La infastidisce in qualche modo che io cerchi, Bibbia alla mano, di capire sei Dio corrisponde veramente a quanto mi è stato descritto o se c’è anche dell’altro? Dopo tutto io, il mio Dio su misura non lo impongo a nessuno, nemmeno a Lei. Nemmeno pretendo di dimostrare al mondo che il mio santo prodotto sartoriale è il più chic e il più fashion di tutti, il tailleur perfetto per tutte le stagioni. Quindi, che glie ne cale? Sì, Dottoressa, esistono decine e decine di confessioni cristiane e un po’ tutte hanno il brutto vizio di giudicarsi e condannarsi a vicenda senza però riuscire mai a dimostrare che, senza ombra di dubbio, la loro dottrina è l’unica giusta e infallibile. Ma si rincuori, La prego: io non proverò mai a convincerLa della bontà delle mie elucubrazioni. Ah, no… scusi: farneticazioni. Lei ha perfettamente ragione: i condividono solo due o tre dogmi indimostrati e fantasiosi: 1) che esista Dio; 2) che Dio abbia creato l’universo per un atto d’amore verso l’uomo; 3) che abbia mandato suo figlio in Terra. 4) che c’è la possibilità di guadagnarsi l’immortalità cioè una vita dopo la morte. Concordo con Lei a cui, senza dubbio, non è sfuggito il fatto che nella mia lunga disamina ho ammesso esplicitamente di non saper spiegare cosa mi spinge a credere istintivamente in Cristo. Dissonanza cognitiva, come in passato ha suggerito Choam? Ne sarei sollevata; sarebbe un referto meno impietoso del Suo, se permette. E quindi capirà bene che io sono l’ennesima che mai le saprà dimostrare con certezza che Dio c’è o che siamo destinati all’immortalità. Nessuno (a parte Cristo, alcuni dicono) è mai tornato dall’oltretomba per toglierci il dubbio, né in un senso e nemmeno nell’altro. La Scienza (benedetta la Scienza) sostiene che, per indiscutibile logica, una volta spento il cervello noi non esistiamo più: è tutto finito. Dopo la morte (benedetta Livella) noi siamo un niente che galleggia beato in un eterno e riposante niente. E va beh.. aspetterò che Lei, ridotta a niente, mi raggiunga per togliermi lo sfizio di sfottermi per l’eternità. Tanto io, per quanto a Suo dire mentalmente disturbata, non sono permalosa.
“Costei non ha ancora capito che questo Gesù era un pazzo scatenato, un invasato”. Straordinario: un altro referto inappuntabile, preciso, chirurgico. Stavolta non basato sul racconto del diretto interessato ma sulla versione che ne hanno dato quelli della Sua cricca (o che affermano di essere della sua compagnia); basato su racconti di seconda mano. Ma io che me ne faccio di andare al CSM, quando posso chiedere a mia madre di sparlare di me ad mentula canis scrivendo ad una luminare come Lei, previa apertura di un account su Unobravo.it?
“Che non si riteneva figlio di Dio ma di comuni mortali”. Beh, Dottoressa, concorderà con me che, almeno in questo, il nostro buon Gesù s’è dimostrato umile. Salvo poi, nell’intimità, rivolgersi a Dio chiamandolo Abba. Che incoerente e che sfrontato!
“Gesù fu un omuncolo assolutamente irrilevante”. Talmente tanto irrilevante, pure per Lei, da spingerLa a sprecare il suo tempo prezioso rimbeccando una disabile mentale su un blog. Nonostante, parole Sue, non rimanga niente da salvare “nè della figura di Gesù, nè delle dottrine dei cerimonieri-intermediari successivi”. Dottoressa, non me ne voglia: si scrive “né”, con l’accento acuto. Non lo dico io, che sono una volgarissima diplomata, ma l’Accademia della Crusca.
“Babette dice che le piacerebbe che Choam usasse la sua fine intelligenza, il suo rigore, la sua forza di carattere contro i fondamentalisti e si alleasse con lei per salvare la tua corrente moderata/tollerante/modernista!”. No, Dottoressa, Babette non ha detto questo (mi passi la dissociazione di personalità). Babette non ha chiesto a Choam di allearsi con Lei. Babette ha semmai stima di Choam e, per questo, si è permessa di chiedergli di spostare la sua attenzione anche sul fondamentalismo evangelico (fenomeno poco conosciuto in Italia), di parlarne poiché esso costituisce un pericolo fattuale per la democrazia e lo stato di diritto, e anche Lei me ne deve dare atto: negli Stati Uniti la “Roe contro Wade” è stata smantellata grazie al cessante, deleterio, pervasivo contributo del fondamentalismo evangelico che è arrivato ad insediarsi nella Casa Bianca. E questo è solo un esempio. Ne vuole un altro? Gli arresti arbitrari, anche di cittadini statunitensi, che poi finiscono ad Alligator Alcatraz. Arresti basati solo sul colore della loro pelle. Lei saprebbe dirmi se Paula White, ministra fondamentalista e consigliera spirituale di Trump, attualmente direttrice dell’Ufficio della Fede ha speso solo una parola in favore dei soggetti ingiustamente arrestati? Lei lo sa, Dottoressa, cos’è il nazionalismo cristiano e quale pericolo rappresenta e sta fattualmente rappresentando a livello geopolitico? Sabrina, Lei in quanto donna come si sentirebbe se un giorno l’esecutivo al Governo nel suo Paese abrogasse la legge 194 a causa dell’ingerenza di un fondamentalismo che nel tempo è riuscito ad instaurarsi efficacemente nelle istituzioni? Glie lo chiedo in qualità di donna e di credente che ha scelto di non servire dottrine e nemmeno chiese, che non frequento più.
No, Sabrina.. mi scusi, Dottoressa, io non sono mosca cocciera né (con l’accento acuto) mi permetto di vendermi come tale. E non sono prigioniera di alcuna ragnatela, dato che per anni ho lavorato alacremente per liberarmi dal laccio soffocante delle dottrine e delle istituzioni clericali. Dato che la mia Fede è appunto mia, me la tengo per me, ne parlo pure ma non la impongo a nessuno. Nemmeno a Lei, me lo riconosca.
E sì, Choam è sicuramente un elefante messo a confronto di un minuscolo essere mentalmente debilitato (parole Sue, referto suo, Dottoressa) come me. Choam non ha bisogno di me. Sono io che ho riconosciuto la validità del suo contributo per smontare le assurdità dei bigotti e in tal senso gli ho chiesto aiuto, non collaborazione. Io a Choam non posso dare nulla, a parte la mia testimonianza diretta.
Ma, Dottoressa, torniamo a noi e al nostro stimolante confronto. Ho un paio di domande da farLe: una riguardo al referto che mi ha stilato e l’altra riguardo a un fenomeno esploso su scala mondiale con l’avvento della pandemia:
1) Vivo una dicotomia: sono credente e al contempo anche comunista. Nella mia libreria c’è un’intera sezione con diverse traduzioni della Bibbia, volumi sui testi apocrifi, commentari per seminaristi e teologi. Proprio a fianco di questa sezione non si contano più le biografie su Berlinguer, Di Vittorio e Matteotti (a cui ho portato un omaggio floreale due o tre settimane fa, al Campo Santo di Fratta Polesine.. in barba alla dottrina protestante). È grave? Si può fare qualcosa?
2) Mi spieghi nel dettaglio, la prego: cos’è l’effetto Dunning-Kruger? Io sento che Lei è la persona più qualificata per parlarmene in lungo e in largo.
Mi faccia sapere, se lo desidera, cos’ha provato leggendo la mia storia e come si sentiva mentre digitava il suo commento. Quale sensazione voleva trasmettere a me e ai suoi lettori? Quale opinione desidera o desiderava mi formassi di me stessa e di Lei mentre leggevo la sua bella disamina? Quale opinione desiderava che i suoi lettori si formassero di Lei e di me invece? Ritiene di aver ottenuto un risultato soddisfacente o di poterne ottenere uno ancora migliore e perdurante continuando il confronto? Metto le mani avanti: non possiedo i numeri e le caratteristiche per reggere un dibattito con Lei. La tedierei inutilmente, a meno che non le piaccia vincere facile. Mi sono infatti fermata ad un diploma in Scienze Umane, perciò sì: possiedo un’infarinatura di psicologia, sociologia e antropologia e ritengo che quindi in un confronto con Lei, Dottoressa, ne uscirei inevitabilmente asfaltata. Ma quante cose imparerei e quanta gratitudine ho da dimostrare a chi ha qualcosa di buono da insegnarmi.
Eh si Babette, in effetti non hai il dono della sintesi 😄, io di solito faccio fatica a leggere testi lunghi, e a guardare video che durano più di 30 minuti. Poi dipende.
Però i tuo testo l’ho letto tutto. Apprezzo il tuo modo e la tua esperienza.
Dovrei tagliar corto dicendo “naa, non esiste nessun dio”. Però concordo sul concetto di coscienza. Ora da dove derivi questa coscienza non lo so e sinceramente non mi interessa, so solo che ascoltandola qualcosa cambia, in meglio.
Quindi quando hai scelto la coscienza invece che al matrimonio obbligato ho percepito quella sensazione ed ho sorriso. Aneddoto: la mia coscienza mi disse di lasciar perdere quella che sarebbe stata la mia fidanzata e poi moglie. Due volte. Quando ci siamo messi insieme e sull’altare, durante il matrimonio “lascia perdere… cosa stai facendo…”
E giustamente dopo un tot di anni si siamo separati.
Ultimamente sto insistendo su questa cosa, mi guida in alcune scelte quotidiane.
Hai mostrato ancora una volta il medioevo che aleggia tra i fondamentalisti, coloro che più che difendere un dio, cercano di preservare le loro certezze e, come giustamente fai notare, fanno danni.
Ti ringrazio e ti lascio alla tua serenità, che deve essere fondamentale e che solo tu, e la tua coscienza, potete gestire.
Io sono convinto che siamo su questo pianeta per “soffrire”. L’arte sta a ridurre al massimo questa sofferenza. Ed ognuno lo deve fare a proprio modo, tanto chi saprà ascoltarsi non romperà le palle al prossimo.
Grazie a te per il tuo bel commento e per aver condiviso un pezzo della tua vicenda personale. Sono parole che accolgo con molto piacere e che mi fanno pensare. Sono d’accordo con te: l’arte sta a ridurre al massimo la sofferenza. La propria e se possiamo anche quella degli altri, quando ne abbiamo l’occasione. Grazie ancora per le tue parole.
È encomiabile come tu e tuo marito siate riusciti a fare collaborare religioni diverse in nome dell’amore, complimenti! Se i fedeli avessero tutti la tua visione delle cose, probabilmente le religioni non sarebbero un problema. Non condivido però accusare gli altri di fare cherry picking, perchè anche tu lo fai: hai scelto quello che ti piace del cristianesimo (ama dio e il prossimo tuo ecc. ecc.) e l’hai eletto a principio supremo, decidendo che tutto ciò che devia da questo non è il messaggio autentico di dio. Eppure la tua versione di dio non ha piú dignità di quella di Trump o del piú bigotto dei pastori: sarà piú accettabile in una società aperta, ma non è piú vera, non porta di piú al paradiso delle altre: è solo la tua versione, come ce ne sono tante, basate semplicemente sulla tua morale (che comunque è mille volte meglio di quella di Trump o della Meloni), che ti porta a immaginare un dio buono che chiede solo amore.
Mi piacerebbe sapere cosa ti porta a ritenere la tua versione di dio piú vera del dio che ordina massacri e che pretende sacrifici o del Gesù che è venuto a portare la spada, perchè sinceramente non capisco come, di fronte al mondo che viviamo, si possa pensare che dio è amore.
Grazie per la tua bella riflessione.
In realtà nel testo dichiaro apertamente di fare cherry picking, quindi ammetto di essere colpevole come gli altri. Però, nel farlo, io cerco in tutti i modi possibili di mettere da parte le mie esigenze personali. Nel senso che mi sforzo in ogni modo di resistere al desiderio di cercare versetti che soddisfino il mio bisogno egoistico di trovare conferme di un Dio assolutamente perfetto, che fa solo cose perfette. Chiaramente, in quanto credente, mi piace pensare che il mio Dio sia buono, bello, infallibile, onnipotente, onnisciente; e ovviamente gongolo quando trovo qualche versetto all’uopo. Però, come ho scritto, il mio scopo quando leggo la Bibbia è quello di trovare l’immagine più attendibile e meno idealizzata di Dio. E questo comporta il dovere di prendere in considerazione pure i passi che vanno a demolire la mia personale esigenza di confermare a me stessa -o al mondo- la narrazione di un Padreterno supereroe che tanto piace alla chiesa e ai credenti. Ad esempio: tutte le chiese, tutte le dottrine, tutti i ministri del Signore affermano che Egli è sempre vincitore, che può qualsiasi cosa. Anche l’impossibile. Ma è davvero così? Potrei fartela molto breve: non è possibile che Dio sia onnipotente e onnisciente perché se lo fosse davvero avrebbe fermato il suo nemico molto prima che tentasse una coppia di sciroccati, dando inizio a un gran casino. Anzi, non avrebbe nemmeno permesso che esistesse un nemico. E ancora, durante la lotta di Giacobbe con l’angelo, il Signore dimostra scarso senso sportivo: riconoscendo che un uomo stava per batterlo, l’ha messo fuori gioco slogandogli l’anca (Genesi 32:24-34); si pente di aver minacciato di fare del male al Suo popolo (pentimento=ammissione di colpa e/o fallibilità); nei panni di Cristo ha guarito malati, resuscitato morti, moltiplicato pani e pesci, mutato l’acqua in vino. Cose incredibili, che però ha realizzato solo nel momento in cui gli è stata dimostrata fede incondizionata. E infatti nulla ha potuto contro quelli che non lo volevano ascoltare. Non è riuscito a prevedere che tra la calca di persone che lo circondava, un’emorroissa (perciò un’impura costretta dalla legge mosaica a tenersi a distanza da chiunque) gli si stava per gettare addosso pur di ottenere la guarigione che sperava. È molto probabile allora che sia molto più simile all’essere umano, al punto che gli piace farsi chiamare anche Abba (tradotto: “babbo, papà”.. decisamente più intimo e confidenziale di “Padre”) e al punto da provare profonda paura e sofferenza davanti alla prospettiva della tortura e della morte corporale. Proprio Lui. Ma allora qual è la versione più attendibile di Dio che sto cercando? Quella infallibile, ineccepibile, onnipotente, misericordiosa ma non di rado anche violenta narrata dalla chiesa e desiderata dal credente, oppure quella con cui mi scontro ogni giorno esaminando qualche passo delle Scritture? E per quale ragione le mie conclusioni sono meno legittime o fondate di quelle di un’istituzione? Su una cosa però i credenti di ogni confessione sono d’accordo e tutti la predicano: Lui è e vuole misericordia, Lui è e vuole amore. Così questo diventa il mio punto di partenza per stilarne i connotati; perciò qualsiasi passo vada esplicitamente contro il concetto di amore e misericordia è per me (ripeto: per me) un passo che afferma il falso su Dio. Tu hai perfettamente ragione quando dici che la mia versione non ha più dignità di quella di un bigotto, e che è solo una versione (l’ennesima) in mezzo a mille altre. E infatti non ho mai scritto che la mia versione è la migliore o l’unica giusta. Ho scritto che per me, secondo la mia coscienza, ogni affermazione che va contro un Dio che dice di volere amore tra gli uomini è un’affermazione falsa. E non è una questione di morale personale, ma di semplice coerenza. Non puoi dare il comando di amare e l’attimo dopo ordinare massacri e saccheggi, lapidare adultere, schiavizzare i nemici, mettere a morte gli omosessuali e passare a fil di spada persino i bambini. Perché, semplicemente, non è logico né coerente. E quindi le cose sono due: o Dio è bipolare, oppure l’ispirazione divina dei tanti autori della Bibbia è evidentemente viziata dalle loro convinzioni personali. Ne consegue che, secondo me, chi fa cherry picking per sostenere e legittimare l’omofobia, il suprematismo bianco, la sottomissione delle donne e il genocidio palestinese va apertamente contro l’essenza del comandamento supremo e perciò anche contro l’essenza di Dio. Ma ripeto: io non ho mai affermato che la mia interpretazione di Dio è quella giusta, la più sensata o la più accettabile. È semplicemente la mia opinione, ciò che la coscienza mi suggerisce. A proposito del Gesù venuto a portare la spada: tu come interpreti quel passo? Per quanto ne so, anche dottrinalmente, quell’affermazione non si riferisce a vere e proprie guerre armate. Per quanto ne so, Cristo intendeva dire che seguire la sua via avrebbe portato inevitabilmente i suoi discepoli al conflitto: sia sul piano spirituale che sul piano dei rapporti sociali. Le guerre di religione sono un prodotto degli uomini, non di Dio. Le guerre di religione sono una porcheria ideata dall’uomo, che strumentalizza la parola di Dio (ricorrendo a un cherry picking evidentemente contrario al comandamento supremo) per imporre il proprio dominio sugli altri e legittimarlo con la scusa meschina e blasfema della “volontà divina”. Ti pare amore per il prossimo questo?