Sono un fancazzista

Per L’Eterno Assente inizia la pausa estiva. Di già?


So che cosa stai pensando: che io sono un fancazzista. E sai che c’è? Un po’ hai ragione: oltre che un discreto fallito, io sono pure un fancazzista. Le due cose vanno insieme, peraltro: se sono un fallito è anche – direi anzi soprattutto – perché sono un fancazzista. E viceversa: sono un fancazzista perché sono consapevole del fallimento ineluttabile di ogni mio sbatti. D’altronde anche quest’anno arrivo all’estate «un po’ stanchino» (cit.). Sicché entro in modalità «pausa estiva» da adesso fino a ottobre.

«Pausa estiva?», dirai tu. «’rcodio, Choam! Non siamo nemmeno a maggio. Pausa estiva di ‘stocazzo! Mancano due mesi. Fa ancora frescolino. E tu vuoi sospendere?». Eh, già. A mia discolpa, un autunno e un inverno faticosi sul piano emotivo e intellettuale. Ma neppure questo basta a spiegare la stanchezza. «Ma poi stanchino di che?», aggiungerai. «Se bastano un articolo e un video alla settimana per affaticarti, sei proprio una mezza sega». Ammesso che sì, sono una mezza sega, non è però la quantità del lavoro richiesto da L’Eterno Assente a stancarmi, bensì la responsabilità. La responsabilità verso di te, intendo. L’impegno preso nei tuoi confronti. E pure nei miei.

Spesso qualcuno – di solito qualche mio studente, ma talvolta una conoscenza qualunque – mi chiede come fare per aprire un blog o un canale video. Io do qualche suggerimento – di blog ne ho aperti e mantenuti tanti – e infine concludo: «Però pensaci bene. Bene bene. Pensaci, perché, nel momento in cui cominci, poi devi continuare. Devi». Ho visto decine di blog e di canali partire con le migliori intenzioni sull’onda dell’entusiasmo suscitato da un’idea originale, proseguire a spron battuto per qualche settimana, magari qualche mese, poi deperire con contributi occasionali sempre più diluiti nel tempo e infine defungere miseramente nell’abbandono. Perciò, quando ho iniziato con L’Eterno Assente, ho preso un impegno con me stesso e con chi mi segue: pubblicare con regolarità, senza eccezioni, come in ogni operazione editoriale seria. E lo hai visto tu stesso/a: cascasse il mondo, ogni lunedì la citazione dai Libri sacri, ogni martedì il quesito per chi è ateo/a, ogni mercoledì l’articolo, ogni giovedì il video, ogni venerdì il suggerimento di lettura. Potessi schiattare, non mollo. (E sì, lo so: di fatto in questa stagione ho mollato un po’ a Natale, e ancora mi rode.) Eppure alla lunga questo impegno – l’impegno, eh, non il lavoro in sé – mi pesa. Me ne accorgo quando smette di essere un piacere e si trasforma in un dovere: quello è il segnale dalla mia psiche e dal mio corpo. So che se proseguissi si trasformerebbe da un dovere in una fatica, e a quel punto sarei kaputt. No, grazie. Ci sono già passato e mi conosco: arrivo così ogni anno alle soglie dell’estate ed è stato per quello che, negli ultimi due anni, ho sospeso L’Eterno Assente. Siccome avverto i primi sintomi già ora e quest’anno non voglio tirare fino a scoppiare, anticipo la pausa.

Dunque ecco: L’Eterno Assente va in vacanza fino al 4 ottobre. Sospendo per non chiudere. Sospendo per riprendere la rincorsa, ritrovare lo slancio e l’entusiasmo. Non solo: sospendo anche per studiare. Infatti la domanda è legittima: «Ma che cazzo fai per tutta l’estate, Choam? Dormi e basta?». Sì, dormo. Tanto. Anzi, all’inizio faccio quasi soltanto quello. E cazzeggio molto: romanzi e graphic novel, serie televisive, lunghe passeggiate. Poi, in un certo momento non prevedibile a priori, dopo settimane di elettroencefalogramma piatto, i neuroni si riattivano e mi torna la voglia di pensare. Solo allora mi rimetto sui libri e sugli articoli, studio, prendo appunti, scrivo i contributi per la stagione successiva de L’Eterno Assente. Ma faccio pure nuovi progetti.

Nonostante la stanchezza emotiva e intellettuale, qualche idea nuova si aggira già fra le mie sinapsi. Nessuno stravolgimento, sia chiaro: da bravo insicuro con la sindrome del controllo, in fondo sono un conservatore. Tuttavia mi piacerebbe, nei prossimi mesi, coinvolgere un po’ di più la community intorno a L’Eterno Assente, che – lo constato dal Gruppo Facebook – è vivace e partecipe. Quindi in un momento indefinito delle prossime settimane ti proporrò un sondaggio – breve, eh! – per capire che cosa ti garba di più o di meno, come valuti qualche mia pensata e che cosa suggerisci per rendere più interessante e coinvolgente L’Eterno Assente. Dunque sta’ in campana, perché ti chiederò la tua opinione.

Questo è quanto. Ci riaggiorniamo a ottobre. E comunque, se vuoi interagire con me, sai dove e come trovarmi: io non vado mai da nessuna parte. L’ho detto che sono un fancazzista?

Choam Goldberg


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3 pensieri su “Sono un fancazzista

  1. Anzitutto buon riposo.
    Concedimi di essere un pizzico invidioso della tua possibilità di poter essere “fancazzista” per mesi interi. Purtroppo non ne ho la possibilità ma mi piacerebbe assai potermi dedicare alle mie passioni senza dover lavorare tutti i giorni.
    In ultimo, se posso, un suggerimento. Perchè per forza prefissarsi di far uscire tot contributi a settimana e poi avere un lungo stop? Perchè non fai uscire un contributo (sempre gradito) anche con cadenza non predeterminata? Per dire se in questi mesi ti viene in mente qualcosa o volessi interagire con noi, perchè non scriverlo?

    • Anzitutto grazie per l’augurio.

      Quanto all’invidia, tranquillo: un lavoro ce l’ho. È un lavoro né molto faticoso né molto stressante. Mi occupa tutti i giorni, ma con una percentuale del 60%. Sicché quando parlo di «fancazzismo» intendo semplicemente «occupare il mio tempo solo con il mio lavoro, senza L’Eterno Assente». Infatti L’Eterno Assente è di fatto il mio progetto prioritario, quello che assorbe ogni mia attenzione e ogni mio entusiasmo.

      Quanto al tuo suggerimento… ci ho pensato anch’io. Non lo escludo, in effetti. L’essenziale, in questo momento, è non dover avvertire l’obbligo, l’impegno. E anche solo pensare a «far uscire qualcosa anche senza una cadenza predeterminata» in questo momento mi suscita una sensazione di obbligo. Perciò preferisco non pensarci. Se càpita, càpita.

  2. Della tua “sindrome del controllo” (puntiglioso) mi sono accorto pure io. “Fancazzista” e insicuro, non appare con evidenza: trasudi sicurezza che potrebbe però essere un meccanismo di difesa. In ogni caso, una pausa fa bene perché permette di riflettere e studiare: é l’ “otium” romano che non è affatto lazzaronite, ma ricarica per la psiche. Buona estate!
    Marco da Lugano

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