Assurdo presepe, assurdo Natale

Troppo presi a disporre le statuine nel presepe per leggere il Nuovo testamento e farsi sorgere qualche scomodo dubbio, i credenti non si accorgono della seconda più grande fake news della Storia umana.


Non esistono presepi prima del Basso Medioevo. Esistono raffigurazioni della Natività: la più antica risale al III secolo. Ma presepi no: per quelli bisogna arrivare a san Francesco, nel XIII secolo. Da quel momento la tradizione di ricostruire la nascita di Gesù con figuranti o statue si diffonde fino ad arrivare alle inguardabili schifezze del presente. Con i devoti a decorarli, comporli, arricchirli di personaggi uno più improbabile dell’altro, dai pastori ai Magi, dal bue all’asino, dal padre putativo alla madre vergine, fino al più inverosimile di tutti, al centro: il bambino-Dio. E nessuno a porsi qualche domanda, a sviluppare una perplessità. Macché: «Quant’è bell o’ presepio!». Eppure basterebbe leggere il Nuovo testamento per scoprire la seconda più grande fake news della Storia umana.

«Il miracolo di Dio che si fa uomo e nasce da una vergine. Una storia mai sentita prima!»: così la presentano i preti, secondo i quali proprio nel calarsi divino dentro la Storia umana sta la grande novità del cristianesimo. Novità di ‘sta minchia, in realtà. Dei che si trasformano in umani e ingravidano femmine umane, spesso vergini. Dee in sembianze umane che si fanno ingravidare da maschi umani. Umani divinizzati già in vita o dopo la morte, dai faraoni ad Alessandro Magno fino agli imperatori romani. Immagina una combinazione qualsiasi di dei, semidei, umani, vergini, animali varî e con grande probabilità troverai un cultura che se l’è inventata come mito. E quello cristiano non è né più né meno bislacco degli altri.

Partiamo dalle fonti e cominciamo a escluderne alcune. E che fonti: le più antiche, cioè il Vangelo di Marco e gli scritti di Paolo. Non una-parola-una sulla nascita di Gesù né da Marco né da Paolo. E neanche una menzione della verginità di Maria. Il Vangelo di Giovanni è molto più tardo, ma nemmeno il più sciroccato degli evangelisti dice alcunché. Per trovare notizie sull’arrivo in Terra del bambino-Dio bisogna consultare i Vangeli di Matteo e di Luca.

Matteo accenna di sfuggita al concepimento virginale di Maria per intervento dello Spirito santo. Lei e Giuseppe vivono a Betlemme. Giuseppe discende da Davide attraverso una lunga e complicata genealogia. Un fatto importante, perché secondo le profezie il Messia deve appartenere alla casa di Davide. Peccato però che, a causa del concepimento virginale, con il casato davidico Gesù non ci azzecchi una fava. In ogni caso il bambino-Dio viene al mondo lasciando Maria illibata ed è adorato dai Magi che, avvertiti della sua nascita dal sorgere della famosa stella, si sono messi in cammino per raggiungerlo. Quanto avranno impiegato per percorrere il tragitto? Poiché arrivano dall’Oriente, diciamo qualche settimana. Dunque la rappresentazione dei tre sapienti in adorazione davanti al neonato appena scodellato attraverso l’imene sempre integro di Maria è inverosimile. Non solo: siccome Dio non li ha informati bene e la stella come navigatore fa schifo, arrivati a Gerusalemme i tre chiedono informazioni e mettono in allarme Erode, indotto per questo a scatenare la strage degli innocenti. Possiamo immaginare i sentimenti dei genitori delle piccole vittime verso i Magi. Giuseppe, avvertito in sogno da un angelo del Signore – e degli altri bambini ‘sticazzi –, prende famiglia e bagagli e fugge in Egitto, dove rimane finché il re di Giudea non tira le cuoia. Dopodiché riprende bagagli e famiglia e rientra, ma preferisce stabilirsi a Nazaret. Nota a margine: in nessuna fonte storica coeva c’è traccia di comete o di supernovae, al massimo qualche congiunzione planetaria e comunque niente che possa fermarsi sopra una casa, e neppure si trovano notizie di stragi di bambini.

Luca la prende molto più alla lontana e parte da Giovanni, da adulto in arte il Battista. Anzi dal suo concepimento. Passa poi, con dovizia di dettagli, all’Annunciazione a Maria a Nazaret. Hai capito bene: Maria sta a Nazaret. Vive proprio lì. Come si spiega allora la nascita di Gesù a Betlemme? A causa del censimento imposto dall’imperatore Cesare Augusto. Perciò Giuseppe, sempre discendente da Davide ma attraverso una genealogia completamente diversa, per farsi registrare prende bagagli e famiglia e si reca nella sua città di origine: appunto Betlemme. Arrivati lì, Maria partorisce il bambino-Dio e lo depone nella mangiatoia. La coppia viene raggiunta dai pastori adoranti avvisati da un angelo del Signore. Dopodiché Giuseppe e Maria se ne tornano a Nazaret. I Magi? Non pervenuti. La stella? Non s’è vista. La fuga in Egitto? Non c’è. La strage degli innocenti? Boh. Nota a margine: in nessuna fonte storica coeva c’è traccia di alcun censimento imposto dall’amministrazione romana e, se anche fosse avvenuto, sarebbe assurdo immaginare migliaia di persone costrette a tornare al paese di origine della famiglia per registrarsi.

Come spiegano i preti questo pasticcio di vicende confuse, inverosimili, assurde, contraddittorie al proprio interno e fra loro, riferite da scritti tardivi e manipolati e non confermate da alcuna fonte storica indipendente? Semplice: di solito non lo spiegano. Contano sull’ignoranza del gregge dei bigotti, troppo presi a disporre le statuine nel presepe per leggere il Nuovo testamento e farsi sorgere qualche scomodo dubbio. Messi alle strette, i preti rispondono che il Nuovo testamento non va considerato un documento storico rigoroso, quanto piuttosto una fonte di ispirazione spirituale. Salvo poi però brandire lo stesso Nuovo testamento per pretendere di confermare una vicenda ancora più assurda della nascita del bambino-Dio: la morte e la resurrezione dell’uomo-Dio. Ma questa è un’altra storia. Ed è la prima più grande fake news della Storia umana.

Choam Goldberg

(Foto: Stefano Bolognini)


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