Il Maligno

Una stronzata. Antica finché si vuole, ma sempre stronzata. Ed essere cattolici significa credere anche in questa stronzata.


Il problema dell’esistenza del Male è ineludibile per qualsiasi credente nel Dio abramitico. Nondimeno gli apologeti bigotti nei social si baloccano con l’argomento ontologico, l’argomento cosmologico, il fine tuning e il resto della paccottiglia filosofica deista, ma la (per loro) irrisolvibile questione della sofferenza innocente la eludono. Nelle rare occasioni in cui provano a cimentarsi con la teodicea, fanno figure pietose riciclando le solite fregnacce: il sacrificio di Cristo/Dio che condivide il dolore umano, il Male come assenza di Bene, il Male come Bene più grande. A volte ci provano con il libero arbitrio, ma si schiantano subito contro il Male naturale. Altre volte rispolverano il peccato originale, però restano sul vago. Se entrassero nei particolari, si coprirebbero di ridicolo. Del tutto ignorata dagli apologeti bigotti è invece una teodicea di grande successo per secoli: il Male è provocato dal Maligno, che procura il Male naturale e istiga gli umani a causare il Male morale.

Il Diavolo, insieme all’inferno, è un altro dei grandi rimossi dalla fede popolare dei credenti medi e dagli apologeti.* Il motivo è evidente: si vergognano. Infatti è una stronzata. Antica finché si vuole, ma sempre stronzata. Eppure vale la pena parlarne, perché comunque il Maligno fa parte dell’armamentario teologico e quindi merita di essere descritto e demolito. Anche se la demolizione è facile. Perché ai credenti bisogna mettere il naso nella merda delle loro vere superstizioni.

C’è un apologeta bigotto che in più occasioni ha difeso il monoteismo contro il politeismo sostenendo che quest’ultimo sarebbe «irrazionale». Dice il bigotto: «Il politeismo è troppo complicato per riflettere la sostanziale semplicità della creazione. Una divinità per questo, una diversa per quello e un’altra ancora per quell’altro. Ma che casino è? Il principio ultimo dev’essere uno e uno solo!».

Il nostro apologeta ingenuo non capisce che, a fronte del problema del Male, il politeismo prospetta una soluzione perfettamente razionale. Ogni divinità fa un po’ il cazzo che vuole: il Bene sarà prodotto da qualche dio buono, il Male da qualche altro dio malvagio. Volendo semplificare, si può ridurre tutto a due divinità: quella infinitamente buona e quella infinitamente malvagia. Le due sono indipendenti, coesistenti, eterne e in conflitto permanente. Se osserviamo il Bene, allora assistiamo al successo del Dio buono. Se constatiamo il Male, ci si palesa la vittoria del Dio malvagio. Questo è – con estrema semplificazione – il nucleo del manicheismo e risolve in modo sensato e razionale la questione della sofferenza innocente.

Problema che invece è irrisolvibile per il monoteismo, con la sua pretesa di riportare tutto a una e una sola divinità. Non c’è problema quando si osserva il Bene, ma con il Male… beh, con il Male sono cazzi amari. Difatti anche il Male deve essere ricondotto alla stessa divinità.

Prendiamo per esempio l’argomento cosmologico nella versione moderna che, dopo essere stato rispolverata da William Lane Craig, oggi va sotto il nome di Kalam:

  • tutto ciò che inizia a esistere ha una causa,
  • l’universo ha iniziato a esistere,
  • perciò l’universo ha una causa.

Quella causa, che si sottintende essere unica, è Dio.

Il Kalam è un argomento piuttosto facile da demolire, ma non è il mio scopo qui e del resto l’ho già fatto. Prendiamolo per buono e traiamone le ovvie conseguenze. Se tutto ciò che inizia a esistere ha una causa, allora anche Adolf Hitler ha una causa, e risalendo su su, causa dopo causa, al principio dei tempi si trova la causa incausata, cioè Dio. Ergo la causa prima di Hitler è Dio. Con tanti saluti alla infinita bontà divina.

Siccome ‘sta cosa è difficile da digerire, fin dall’alba dei tempi, pescando dentro mitologie più antiche, ebraiche non canoniche e non solo ebraiche, i monoteismi abramitici hanno proposto come causa della sofferenza innocente un anti-Dio: il Maligno, appunto. La fonte di ogni Male.

La figura del Maligno nell’Antico e nel Nuovo testamento è molto differente. Nel Tanakh non si trova alcuna traccia di una ribellione angelica. Ci sono accenni in Isaia ed Ezechiele, ma una lettura attenta mostra che ci si riferisce rispettivamente al re di Babilonia e al re di Tiro. Per gli antichi ebrei Satana è solo una creatura angelica che, in obbedienza a Yahweh, mette alla prova gli umani. Questa prova serve a spiegare come sia possibile che un Dio onnipotente e buono permetta la sofferenza umana, specie la sofferenza dell’uomo pio e giusto. È il caso di Giobbe, per esempio: nel libro che porta il suo nome, il poveraccio viene perseguitato per una sfida fra Satana e Dio, con l’autorizzazione di quest’ultimo. Ben diverso è il ruolo del Maligno nel Nuovo testamento, dove viene rappresentato come un’entità malvagia e oscura, in esplicita opposizione a Dio. Esplicita e indipendente: il Maligno si ribella liberamente a Dio prima ancora della creazione degli esseri umani. E il serpente dell’Eden, che per gli ebrei era niente di più e niente di meno di un serpente, per i cristiani diventa un’incarnazione di Satana grazie alle interpretazioni di Giustino, Tertulliano e Teofilo. Satana è dunque tentatore perché vuole esserlo. Non solo: mentre per gli ebrei è un’allegoria del Male, per i cristiani è uno spirito angelico reale, sempre descritto come intelligentissimo e astutissimo fin dalla sua creazione.

Al di là dei nomi delle peculiarità e delle vicende, a noi importa l’idea: la causa del Male è il Maligno, il Principe delle tenebre, il Signore del mondo eccetera. Insomma il concetto è quello: Dio è innocente, la colpa è di un anti-Dio. Bonus: l’avversario torna utile anche per un secondo fine, ossia come carnefice per punire i peccatori all’inferno con le pene eterne.

Basta rifletterci un femtosecondo per capire come questa pseudosoluzione non risolva nulla. I casi sono due: o il Maligno è eterno come Dio e allora le divinità sono due e sono equivalenti e il monoteismo va a farsi fottere, oppure il Maligno non è eterno, deve aver iniziato a esistere, quindi deve avere una causa, e quella causa deve essere… indovina un po’? Dio. Appunto. Sempre lì si arriva.

Il Maligno presenta per i credenti enormi problemi logici, razionali, concettuali.

Come abbiamo visto, il Maligno una volta era un angelo buono come tutti gli altri angeli, ma poi si è ribellato. Ricorda qualcosa? Esatto: la ribellione degli umani, creati da Dio con il libero arbitrio affinché non fossero semplici marionette. Gli umani sono stati tentati dal Maligno sotto le fattezze del serpente, hanno ceduto e da quel momento il Male è entrato nel mondo. Ma, quando era un angelo buono, il Maligno aveva o non aveva il libero arbitrio? Se non lo aveva, allora era una marionetta e ribellandosi ha compiuto la volontà di Dio: ma che razza di ribellione è? Se lo aveva, allora chi è stato a tentare l’angelo, quand’era buono, affinché si ribellasse e diventasse cattivo? Oppure l’angelo si è ribellato senza alcuna tentazione esterna a lui? Allora anche in paradiso, al cospetto di Dio stesso, si può peccare? D’altronde diciamolo: se Dio crea gli angeli con il libero arbitrio e quelli si ribellano, se crea gli umani pure con il libero arbitrio e pure quelli si ribellano, a ‘sto punto si facesse due domande, che cazzo. Come progettista fa schifo e qualcuno dovrebbe dirglielo.

Per la teologia cristiana, il Maligno è dotato di libero arbitrio e liberamente si è ribellato a Dio. Dopodiché non è più potuto tornare indietro: la sua decisione è diventata definitiva. Proprio come definitiva è diventata la speculare decisione degli angeli buoni che, al momento della ribellione, non lo hanno seguito e sono rimasti fedeli a Dio. Perciò né gli angeli buoni né gli angeli cattivi possiedono più il libero arbitrio? Ecco la sega mentale dei teologi: lo possiedono ancora, ma la loro scelta irreversibile è diventata un limite strutturale. Proprio come il pentimento per gli umani: sempre possibile fino a un attimo prima della morte, ma poi impraticabile un attimo dopo.

C’è però un problema molto serio: siccome è intelligentissimo e astutissimo, l’angelo ribelle dovrebbe aver saputo – saputo con certezza, poiché si trovava di fronte a Dio – che Dio è onnisciente e onnipotente, quindi invincibile. Perché allora ribellarsi? Con quale scopo, sapendo fin dal principio con sicurezza assoluta che lo scontro sarebbe stato perduto? Altro che intelligentissimo e astutissimo.

Non solo: Dio è onnisciente. Dunque Dio sapeva che l’angelo si sarebbe ribellato, che avrebbe tentato gli umani, che gli umani avrebbero ceduto. Eppure li ha creati lo stesso, dapprima l’angelo e a seguire gli umani. Li ha creati pur sapendo che il primo sarebbe diventato uno spietato agente del Male e che i secondi avrebbero sofferto la dannazione eterna. Bello stronzo. Dio, beninteso, non l’angelo ribelle.

E ancora: davvero il Maligno è malvagio? In fin dei conti pure lui è indispensabile nel progetto divino. Serve una figura che tenti gli esseri umani: è uno sporco lavoro, ma qualcuno deve farlo. Il Maligno agisce così perché Dio vuole che lui agisca così. Ricorda un po’ Giuda: esecrato per millenni come il traditore per antonomasia, anche lui, poveraccio, aveva un ruolo indispensabile nel piano divino. Se nessuno avesse tradito Gesù, non ci sarebbero state né la crocifissione né la risurrezione né la redenzione né la salvezza. Tuttavia Dio spedisce Giuda in fondo all’inferno. Bello stronzo. Dio, beninteso, non Giuda.

Ora per un attimo mettiti nei panni del Maligno: tu sei la malvagità suprema e odi Dio. Che fai? Vai avanti ad agire come serve a Dio? Ma niente affatto. Se davvero detesti Dio, ti metti subito in sciopero: basta tentazioni agli umani, basta sofferenze eterne ai dannati nell’inferno. Puoi farlo: sei dotato del libero arbitrio, sei un ribelle a Dio, perciò ti ribelli. Ha perfettamente senso, no?

Invece il Maligno che fa? Imperterrito, continua tentare gli umani, a farli peccare e poi a punirli all’inferno. Cioè a realizzare il piano di Dio, facendogli un favore. Non pago di ciò, spreca il proprio tempo tentando perfino Gesù, cioè Dio stesso, nel deserto. Genio!

Nulla di tutto ciò ha senso, com’è ovvio. Il Maligno non esiste e, se anche esistesse, non renderebbe Dio di un epsilon meno responsabile della sofferenza innocente.

Come risolvono i bigotti tutti questi problemi? Con supremo sprezzo del ridicolo, nel solito modo.

La potenza di Satana però non è infinita. Egli non è che una creatura, potente per il fatto di essere puro spirito, ma pur sempre una creatura: non può impedire l’edificazione del regno di Dio. Sebbene Satana agisca nel mondo per odio contro Dio e il suo regno in Cristo Gesù, e sebbene la sua azione causi gravi danni – di natura spirituale e indirettamente anche di natura fisica – per ogni uomo e per la società, questa azione è permessa dalla divina provvidenza, la quale guida la storia dell’uomo e del mondo con forza e dolcezza. La permissione divina dell’attività diabolica è un grande mistero, ma «noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (Rm 8,28).
– Catechismo della Chiesa Cattolica, 395

Capito? Il mistero. Anzi il Mistero: non si capisce, ma tocca crederci comunque. Del resto lo dice san Paolo nella lettera ai Romani, e lui era ispirato da Dio, perciò poche storie: devi crederci per forza. È la fede, bellezza!

Una fede che prevede l’esistenza di una persona vera e propria. Non di un concetto astratto o di un’allegoria del Male. No no: il Maligno è una creatura reale e agisce nel mondo con l’intento di procurare sofferenze. Il classico caprone antropomorfo, derivato dalle fattezze delle divinità pagane come Pan, alle quali i primi cristiani contrapponevano il proprio Dio, ormai è superato, tranne forse nell’immaginario dei bigotti più insipienti e ingenui. Qualsiasi teologo ti confermerà la natura spirituale e non materiale del Maligno. Che però è reale, realissimo. Lo disse già Paolo VI, lo confermò Giovanni Paolo II, lo ribadì Benedetto XVI, lo ha detto Francesco. Mica cazzi, eh.

Il Maligno è una persona così reale da godere nella Chiesa cattolica di uno speciale trattamento: l’esorcismo. Noi possiamo riderne come di una pratica assurda, ma la Chiesa cattolica la prende sul serio, ne fa l’oggetto di tomi ponderosi, prescrive riti codificati in maniera precisa. Nel maggio del 2022 l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum ha organizzato un corso su esorcismo e preghiera di liberazione. Per la cronaca, era la 16esima edizione del corso, da cui deduciamo che prima ce ne sono state altre 15.

Sicché dev’essere molto chiaro: aderire al cattolicesimo significa credere nell’esistenza del Maligno. Lo dico per tutti i credenti fai-da-te che pretendono di essere cattolici. E pure per tutti gli apologeti bigotti che sproloquiano sul Kalam blaterando della «razionalità della fede cattolica» ma di queste stronzate sesquipedali non parlano mai.

Però poi si lamentano se noi li prendiamo per il culo.

Choam Goldberg

* Fa eccezione Giovanni Zenone di Fede & Cultura Universitas, che cita il Maligno ogni 3 per 2 senza alcun pudore razionale. Tuttavia Zenone è un apologeta anomalo. Stenterei anzi a definirlo apologeta. Zenone più che altro è un polemista che lancia strali non contro gli atei, bensì contro la Chiesa modernista. Agli occhi di Zenone gli atei, anime perdute e irrecuperabili, sono quasi innocui. Ben più dannosa e pericolosa è semmai la Chiesa dominata dalla melassa misericordista secondo la quale Dio perdona tutti. Per Zenone, Dio, più giusto che buono, perdona ma soprattutto punisce. Dunque il Maligno gli fa comodo per fare il lavoro sporco.


Articolo aggiornato il 18 marzo 2024.


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