Il peccato originale

Una stronzata senza senso che non spiega e non giustifica l’esistenza della sofferenza fra gli umani e tutti gli altri esseri senzienti.


Quando propongo il Male, cioè la sofferenza innocente, come l’argomento definitivo contro l’esistenza del Dio abramitico, c’è una teodicea sulla quale non mi dilungo perché mi sembra una stronzata talmente palese da non meritare nemmeno qualche riga di commento. Eppure quella teodicea, sebbene alquanto negletta oggi, rimane uno dei capisaldi della teologia cristiana. Perciò vale la pena discuterne, a costo di dire banalità. Che evidentemente tanto banali non sono, almeno per i bigotti.

La storia del peccato originale è narrata nella Genesi e ormai fa parte – o quanto meno dovrebbe far parte – della cultura generale di chiunque: la creazione, Adamo ed Eva, la proibizione del frutto dell’albero della conoscenza del Bene e del Male, la tentazione del serpente, la disobbedienza di Eva e poi di Adamo, la cacciata dall’Eden, la sofferenza e la morte eccetera.

Fatti salvi alcuni fanatici letteralisti, nessun credente di buon senso considera quegli eventi corrispondenti a fatti storici reali. È un’allegoria che rappresenta la ribellione degli umani alla divinità. Ribellione che appunto sarebbe stata compiuta da una coppia di nostri progenitori all’origine della specie umana. Ma attenzione: a parte la storiella allegorica della mela, il peccato originale, per il Magistero della Chiesa cattolica, è un evento storico reale, accaduto in un momento ben preciso del passato a una coppia ben precisa di esseri umani. Basta leggere il Catechismo della Chiesa cattolica:

390 Il racconto della caduta (Gn 3) utilizza un linguaggio di immagini, ma espone un avvenimento primordiale, un fatto che è accaduto all’inizio della storia dell’uomo. La Rivelazione ci dà la certezza di fede che tutta la storia umana è segnata dalla colpa originale liberamente commessa dai nostri progenitori.
Catechismo della Chiesa Cattolica (l’evidenziazione è nell’originale)

Ebbene, pure sfrondata dalla narrazione mitica, questa storia rimane una cazzata. In primo luogo scientifica.

La scienza ci mostra come Homo sapiens sia frutto di un’evoluzione durata milioni di anni, a partire da un piccolo antenato mammifero sopravvissuto alla catastrofe planetaria di 65 milioni di anni fa che spazzò via il 90 per cento delle specie viventi, fra le quali i grandi sauri. Nel periodo trascorso da quella bestiola fino a noi, quando esattamente avvenne la ribellione alla divinità? Chi la commise? Un Sapiens? Oppure un Habilis? Oppure qualcuno ancora prima? E in che cosa consistette esattamente la ribellione, se non fu il furto di un frutto da un albero? Boh. Nessuno lo sa. Sfido qualsiasi apologeta a fornire una risposta razionale e argomentata.

Inoltre la sofferenza non compare insieme alla specie umana. Tutti gli esseri senzienti hanno provato dolore fin dalla formazione del primo, rudimentale sistema nervoso. Per il peccato di chi quella sofferenza entrò nel mondo? Anche i trilobiti avevano un peccato originale?

Le palesi contraddizioni con le conoscenze scientifiche spiegano perché i preti e i teologi si guardino bene dal raccontare in giro la storicità del peccato originale e perché questa assurdità sia ricordata in quell’unico passaggio del Catechismo. È ovvio: si vergognano. Da tempo ormai la Chiesa cerca di presentare le proprie credenze come compatibili con le scoperte scientifiche. Questa però non può essere salvata. D’altro canto non può neanche essere smentita, se non al prezzo di sputtanare un elemento importante del Magistero. E quindi? Quindi zitti e muti, sperando che nessuno ci faccia troppo caso.

In secondo luogo la storia del peccato originale è una cazzata etica.

Infatti i due disgraziati della narrazione, non essendo a conoscenza del Bene e del Male, non sapevano che stavano peccando. Certo, Dio aveva dato loro un ordine ben preciso e loro disubbidirono. Nondimeno, se non sai distinguere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, come fai a sapere che violare una proibizione è un atto riprovevole? Dio li aveva minacciati: se lo mangiate, morirete. Di fatto però non morirono. Il frutto non era velenoso. Se morirono è perché Dio li fece morire. Non è affatto la stessa cosa. Se io avverto mia figlia che, se mangia le caramelle, le viene il mal di pancia, ma poi lei le mangia lo stesso e non le succede niente, e quando io la scopro le do un pugno nello stomaco per farle venire il mal di pancia… beh, non è che io possa essere considerato un buon genitore, no? Soprattutto non un genitore onesto nella formulazione delle proprie raccomandazioni.

E ancora: l’idea di una colpa che ricade sui discendenti poteva essere adatta alla cultura dei pastori mediorientali dell’Età del bronzo, la cui divinità, Yahweh, puniva il colpevole e tutta la sua discendenza fino alla settordicesima generazione, ma nel XXI secolo è abominevole. La responsabilità di un atto è sempre personale. Se un giudice sentenziasse che tu oggi devi farti tre anni di prigione perché tuo nonno, nel frattempo defunto, ha compiuto una rapina 10 anni fa, penseresti di subire un’ingiustizia intollerabile. Se lo Stato non è riuscito a catturare e punire il nonno, non è un problema tuo. Tu non hai mai fatto male a nessuno. Per i bigotti invece non funziona così: siccome i remoti progenitori hanno peccato di insubordinazione agli ordini di Dio, allora quel peccato ce lo portiamo dentro tutti. Tutti siamo propensi alla ribellione e alla disobbedienza. Com’è possibile? Anche per questo ci viene in soccorso il Catechismo della Chiesa cattolica.

404 In che modo il peccato di Adamo è diventato il peccato di tutti i suoi discendenti? Tutto il genere umano è in Adamo «sicut unum corpus unius hominis – come un unico corpo di un unico uomo». Per questa «unità del genere umano» tutti gli uomini sono coinvolti nel peccato di Adamo, così come tutti sono coinvolti nella giustizia di Cristo. Tuttavia, la trasmissione del peccato originale è un mistero che non possiamo comprendere appieno. Sappiamo però dalla Rivelazione che Adamo aveva ricevuto la santità e la giustizia originali non soltanto per sé, ma per tutto il genere umano: cedendo al tentatore, Adamo ed Eva commettono un peccato personale, ma questo peccato intacca la natura umana, che essi trasmettono in una condizione decaduta. Si tratta di un peccato che sarà trasmesso per propagazione a tutta l’umanità, cioè con la trasmissione di una natura umana privata della santità e della giustizia originali. Per questo il peccato originale è chiamato «peccato» in modo analogico: è un peccato «contratto» e non «commesso», uno stato e non un atto.
Catechismo della Chiesa Cattolica (l’evidenziazione è nell’originale)

Capito? Un mistero che non possiamo comprendere appieno. Traduzione: è una stronzata, ma loro ci credono lo stesso e, per sembrare meno scemi, fanno un po’ di casino terminologico fra «contratto» e «commesso». Sfido chiunque a capire che cazzo vuol dire. E comunque la condizione umana decaduta si trasmette e si propaga a tutta l’umanità. Ma che cos’è? Una mutazione genetica ereditaria? Pare di no, poiché basta un abracadabra e un po’ di acqua salata sulla testa di un neonato per mondarlo da quella antica colpa.

Una colpa per la quale è stato necessario che Dio stesso compisse un sacrificio umano, la cui vittima era assolutamente estranea al peccato stesso: la crocifissione di Gesù. Un’altra idea che, se ti fermi a pensarci un momento, è ripugnante. Dio avrebbe potuto cancellare il peccato originale senza dover sacrificare nessuno. Difatti, secondo i cattolici, con la Madonna agì proprio così: un essere umano nato senza alcuna colpa. Dunque poteva. Tuttavia non volle. Preferì invece prendere suo figlio, vale a dire sé stesso – ma non indaghiamo su quest’altra assurdità –, e farlo torturare e morire per… boh. Per ripulire tutti gli umani dal peccato originale? Qual è esattamente il legame di causalità fra quel sacrificio e la scomparsa della colpa per chi crede in Cristo? E poi come la mettiamo con i miliardi di persone vissute prima di Cristo, prive di ogni possibilità di redenzione dal peccato originale?

Ma non solo: anche dopo il sacrificio di Cristo, anche dopo la redenzione, i credenti in lui continuano a soffrire proprio come prima, proprio come ogni essere umano ha sofferto da sempre e soffrirà per sempre. Perché? Il battesimo non dovrebbe rimuovere quella colpa primordiale?

Sicché, da qualsiasi parte la si guardi, che la si interpreti in modo letterale oppure allegorico, la storia del peccato originale è una stronzata senza senso che non spiega e non giustifica l’esistenza della sofferenza fra gli umani e tutti gli altri esseri senzienti. Di tutte le teodicee, è forse la più stupida.

Dopodiché qualcuno continua sostenere che «la vera fede ha sempre un supporto razionale e (…) sono gli atei (…) a non usare correttamente quella razionalità di cui si vantano». E s’incazza pure quando viene perculato senza pietà.

Choam Goldberg

(Foto: Luca Aless)


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