Un po’ diverso da quello abramitico.
Ci sono collaboratori ai quali non si può negare la pubblicazione di un articolo. Se s’incazzano, finisce male. Sicché ci inchiniamo a cotanta autorità e volentieri – avoja! – proponiamo questo irrinunciabile contributo.
Caro Choam,
questo messaggio ti lascerà un po’ sorpreso, anche perché non capirai chi te lo manda. Ma sono Dio, sono (quasi) onnipotente, sono abbastanza onnisciente da capire che ne hai bisogno e sono abbastanza buono da mandartelo.
Comincio con una piccola lezione di fisica.
I vostri scienziati qualcosa hanno intuito: il vostro universo è nato da una sorta di schiuma quantistica, in cui una bolla di spaziotempo ha cominciato a espandersi. Il processo non richiede energia: la gravità nella bolla che si espande basta a mantenere il tutto in moto. Ma questa schiuma da dove arriva? Da un altro universo. In questo momento nel vostro, di universo, dentro a qualche buco nero o in un laboratorio di una civiltà avanzatissima in qualche lontana galassia, grumi di schiuma quantistica stanno generando altri universi. Decine di altri universi, ogni secondo, da 13 miliardi di anni. E così via, all’infinito, per quanto l’idea di «tempo» sia qualcosa legato al vostro, di universo. La cosa sta andando avanti da sempre, per quel po’ che la mia onniscienza riesce a scrutare senza aver mai avuto un inizio.
La stragrande maggioranza di questi universi finisce presto, in secondi, mesi, anni. Qualcuno riesce a produrre solo idrogeno ed elio: niente tavola periodica. Qualcuno contiene solo tipi di materia che voi non conoscete. Molti sono bizzarri: i vostri scienziati sarebbero felici di poterli studiare, a loro piacciono le cose strane. O almeno ai nostri piacciono un sacco. In questo i vostri apologeti del fine tuning hanno un po’ ragione: per un universo che funzioni serve una formidabile dose di culo.
In qualcuno di questi universi – pochissimi – la materia riesce ad aggregarsi in quella strana gelatina umida che avete in testa, capace di riflettere su voi stessi e sul cosmo. O in qualcosa che funzioni nello stesso modo. Ancora più di rado riesce a comunicare tra individui, a formare un’intelligenza collettiva, composta da trilioni di cervelli come il tuo. Io sono uno di queste. E sono quella che, in un mio laboratorio, ha fatto partire il tuo universo 13 miliardi dei tuoi anni fa. Quindi sono Dio, il tuo specifico Dio.
Dicevo che sono onnisciente. Be’, tu rispetto a un batterio lo sei. La distanza tra me e te è molto maggiore di quella tra te e un batterio. Ma non so tutto. I vostri scienziati sanno – o scopriranno presto – in dettaglio ogni reazione chimica che fa di un batterio quello che è. Possono simularlo in un computer. Ma che cosa succede liberando un batterio nell’ambiente può riservare molte sorprese. Io posso simulare interi pianeti prima di immetterli in un progetto di universo, ma poi quando l’universo va da sé ci sorprende sempre.
Sono anche onnipotente. Ho trilioni di mani. Sono capace di fare quel fine tuning di cui parlano i tuoi apologeti. Posso intervenire sui processi quantistici, far sì che il gatto di Schrödinger viva o muoia, ma devo farlo per ogni singola funzione d’onda quantistica: una faticaccia. Per scrivere questo messaggio ho dovuto intervenire in milioni di effetto tunnel che hanno mosso bit nella memoria del tuo computer. Un gioco da ragazzi rispetto a cercare di «ispirare» qualche vostro profeta lavorando sulle sue sinapsi, e i risultati non sono stati quasi mai all’altezza. Uno fatica per 40 anni per far credere a una tribù di pastori che «non uccidere» è un comando divino, e quelli dopo neppure una generazione capiscono che le tribù vicine vanno passate a fil di spada. Alla fine l’idea prevalente è che è meglio evitare queste rivelazioni: fanno più male che bene. Purtroppo ormai il danno è fatto, anche se sto cercando di rimediare con generiche «ispirazioni» alla razionalità e alla tolleranza. Non so quanto efficaci: mi sembra che abbiate una specie di filtro selettivo, arrivano solo quelle in chiave «santone new age», troppo generiche per sortire effetti, e la razionalità viene proprio persa per strada, mentre il vecchio comando «ammazza i vicini a fil di spada» sembra essere sempre gettonato. Comunque l’imbeccata data a un certo Darwin mi pare abbia funzionato.
Perché sono anche buono. Quando sei una coscienza collettiva è difficile non esserlo: io «sento» il dolore di ciascuno degli individui che mi compongono. In certi casi può essere necessario sacrificare degli individui per la collettività, ma càpita anche a voi: pensa a una seduta dal dentista, senza anestesia, col dente che vi dice in tutti i modi che lui preferirebbe restare lì dov’è. Quindi l’empatia mi viene naturale. Anche verso di voi.
E allora il Male nel mondo? Purtroppo non siamo mai riusciti – né io né i miei simili – a trovare un modo per eliminare il dolore. Il dolore serve per evitare di autoestinguersi. Serve per cercare un mondo migliore, per indicare quali cose vadano superate. Abbiamo cercato un sacco di volte delle alternative, ma non ci siamo mai riusciti. Ci dispiace. Se vi consola – non dovrebbe – c’è anche nel nostro universo, c’è in tutti quelli che conosco dove si sia evoluta vita senziente. Come tante altre cose che proviamo a tentativi, qualcuno riuscito meglio, qualcuno peggio. Un ciclo del carbonio in cui non ci sia bisogno della tettonica a zolle per riciclare i carbonati, anche se i terremoti e i vulcani sono brutti. Una formazione dei sistemi planetari che non lasci in circolazione così tanti asteroidi, che ogni tot milioni di anni vi piombano addosso – ma non vi lamentate, siamo riusciti a ridurli parecchio –. Il fine tuning della sociologia, veramente un casino allucinante, per fortuna abbiamo milioni di casi di studio come la Terra in giro per il vostro universo – convenientemente distanziate, o sarebbe una carneficina –.
«Che senso ha tutto questo?», mi chiederai. Nessuno. Gli universi nascono da sé. In genere in questi universi spontanei, se nasce la vita, ci sono le condizioni minime per farla evolvere, quindi è una lotta durissima, molto più piena di dolore che da voi. Creare un universo in cui le condizioni siano migliori, nei limiti dalla mia limitata onnipotenza, è interessante e permette ad almeno una parte degli esseri senzienti che vi nascono di fare esperienze anche piacevoli. Mi permetterà magari in futuro – nel mio futuro, non nel vostro – di creare universi migliori. Magari nel vostro universo nascerà un Dio migliore di me a creare universi: è il modo in cui le entità come me possono riprodursi. Forse ne vale la pena: in fondo anche voi mettete al mondo figli pur sapendo a che cosa andranno incontro.
Due parole su di me. Non adorarmi. Non ha senso: non sono vanitoso. Ma, se vuoi dirmi che cosa pensi – le bestemmie sono un modo come un altro –, fallo pure: le recensioni mi interessano. Non garantisco che sarò lì ad ascoltare: sono trilioni di intelligenze ma ho anche altro da fare. Non aspettarti miracoli – non li faccio – e, come dicevo sopra, non aspettarti neppure risposte. Questo messaggio è un’eccezione, ma so che tu sei abbastanza razionale da non credere a una parola di quanto ho scritto.
Dio
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ha detto che è onnipotente, poi dice di provare fatica, e di fallire nel far capire ad una popolazione di Uomini dell’età del bronzo che “uccidere non và bene”.
Ha detto di essere onnisciente, ma che non sà come eliminare il dolore (il dolore gratuito, ovvio)
a me sembra un articolo scritto da un umano.
Eh, in effetti potrebbe essere.
Divertente
Ma guarda te se adesso mi tocca fare i complimenti a Dio! Simpatica drscrizione di se stesso, e anche più plausibile delle millemila che circolano. Questa si è una vera rivelazione.