Non intellexistis, non intelligitis, nec intellecturi estis.
Dio è inconoscibile, dicono i credenti sulla base delle Scritture. Scritture però che di quel Dio parlano parecchio, alla faccia della coerenza. Dario spiega a quale conclusione conduce l’imperscrutabilità divina. Con un paradosso finale.
1. L’errore fondamentale di credenti e non credenti
Ovviamente Dio non esiste. Tuttavia il dibattito sulla teodicea è mal posto fin dall’inizio. Da una parte gli apologeti si sforzano di salvare la coerenza logica di un Dio buono e onnipotente di fronte all’esistenza del Male. Dall’altra gli atei provano a demolire queste difese proponendo alternative morali o logiche. Ma entrambi in fondo stanno giocando con un’illusione: l’idea che il Dio abramitico sia conoscibile, analizzabile, comprensibile almeno in parte.
Il punto, ignorato da molti, è che secondo le stesse Scritture Dio è e rimane imperscrutabile. Sempre. Su tutto.
Non solo nel dolore. Non solo quando le cose vanno male. Non solo nel cosiddetto «mistero della fede». Dio, per come è descritto nelle tre religioni abramitiche, sfugge a ogni comprensione umana, inclusa quella che nasce dalla Rivelazione. E ciò rende inutili, se non arroganti, tutti i tentativi di teodicea. Perché si cerca di spiegare, giustificare o accusare una volontà che nessuno può conoscere.
2. Le Scritture non lasciano dubbi: Dio è inconoscibile
I testi sacri di ebraismo, cristianesimo e islam sono inequivocabili: la mente di Dio è inaccessibile, la sua volontà incomprensibile, i suoi piani inesplorabili. Anche dalla cosiddetta Rivelazione.
Non sono solo affermazioni poetiche. Sono dichiarazioni dirette.
Ma tu – soggiunse – non potrai vedermi in faccia e restare in vita.
– Esodo 33,20«Solo il Signore, nostro Dio, può conoscere le cose nascoste; per noi e per i nostri figli vale per sempre quel che è stato rivelato, ossia mettere in pratica le leggi contenute in questi insegnamenti».
– Deuteronomio 29,28Voi non sapete, non avete udito
che il Signore è Dio per sempre?
Egli ha creato il mondo
e non si stanca mai.
Nessuno può capire a fondo la sua intelligenza.
– Isaia 40,28Dice il Signore:
«I miei pensieri non sono come i vostri
e le mie azioni sono diverse dalle vostre.
I miei pensieri e i vostri,
il mio modo di agire e il vostro
sono distanti tra loro
come il cielo è lontano dalla terra.
– Isaia 55,8-9Tu sei grande, Signore;
a te è dovuta ogni lode,
la tua grandezza non si può misurare.
– Salmo 145,3Grande e potente è il Signore nostro,
senza misura è la sua sapienza.
– Salmo 147,5Dio tuona con la sua voce e ci sorprende,
fa cose meravigliose che nemmeno comprendiamo.
– Giobbe 37,5Tu avevi chiesto: «Chi è costui che nella sua ignoranza
oscura i miei piani?».
È vero, ho parlato di cose che non capisco,
di cose al di sopra di me, che non conosco.
– Giobbe 42,3Dio ha dato un senso a tutto,
ha messo ogni cosa al suo posto.
Negli uomini Dio ha messo il desiderio
di conoscere il mistero del mondo.
Ma non son capaci di capire
tutto quel che Dio ha fatto,
dalla prima all’ultima cosa.
– Qoelet 3,11Ma essi non riescono a capire
quel che Dio fa in questo mondo.
Gli uomini cercano con tutte le loro forze,
ma non trovano.
Il saggio dice di saperlo,
ma neanche lui l’ha scoperto.
– Qoelet 8,17In quel momento Gesù disse:
«Ti ringrazio, Padre,
Signore del cielo e della terra,
perché hai nascosto queste cose
ai grandi e ai sapienti
e le hai fatte conoscere ai piccoli».
Sì, Padre, così tu hai voluto.
E disse ancora: «Il Padre ha messo tutto nelle mie mani. Nessuno conosce il Figlio, se non il Padre. Nessuno conosce il Padre, se non il Figlio e quelli ai quali il Figlio lo fa conoscere».
– Matteo 11,25-27Verso le tre Gesù gridò molto forte: «Elì, Elì, lemà sabactàni», che significa «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?».
– Matteo 27,46«Nessuno sa quando verranno quel giorno e quell’ora; non lo sanno gli angeli e neppure il Figlio: solo Dio Padre lo sa.
– Marco 13,32Nessuno ha mai visto Dio: il Figlio unico di Dio, quello che è sempre vicino al Padre, ce l’ha fatto conoscere.
– Giovanni 1,18O Dio, come è immensa la tua ricchezza,
come è grande la tua scienza e la tua saggezza!
Davvero nessuno potrebbe conoscere le tue decisioni,
né capire le vie da te scelte verso la salvezza.
Chi mai ha potuto conoscere il tuo pensiero, o Signore?
e chi mai ha saputo darti un consiglio?
– Romani 11,33-34Nessuno può conoscere i pensieri segreti di un uomo: solo lo spirito, che è dentro di lui, può conoscerli. Allo stesso modo solo lo *Spirito di Dio conosce i pensieri segreti di Dio.
– 1 Corinzi 2,11Ora la nostra visione è confusa,
come in un antico specchio;
ma un giorno saremo a faccia a faccia
dinanzi a Dio.
Ora lo conosco solo in parte,
ma un giorno lo conoscerò pienamente
come lui conosce me.
– 1 Corinzi 13,12Allah! (…) Egli conosce quello che è davanti a loro e quello che è dietro di loro e, della Sua scienza, essi apprendono solo ciò che Egli vuole. (…)
– Il Corano 2,255È Lui Che ha fatto scendere il Libro su di te. Esso contiene versetti espliciti, che sono la Madre del Libro, e altri che si prestano ad interpretazioni diverse. Coloro che hanno una malattia nel cuore, che cercano la discordia e la [scorretta] interpretazione, seguono quello che è allegorico, mentre solo Allah ne conosce il significato. Coloro che sono radicati nella scienza dicono: «Noi crediamo: tutto viene dal nostro Signore». Ma i soli a ricordarsene sempre sono i dotati di intelletto.
– Il Corano 3,7Gli sguardi non Lo raggiungono, ma Egli scruta gli sguardi.
È il Perspicace, il Ben Informato.
– Il Corano 6,103Di’: «Se il mare fosse inchiostro per scrivere le Parole del mio Signore, di certo si esaurirebbe prima che fossero esaurite le Parole del mio Signore, anche se Noi ne aggiungessimo altrettanto a rinforzo».
– Il Corano 18,109Egli conosce quello che li precede e quello che li segue, mentre la loro scienza non può comprenderLo.
– Il Corano 20,110(…) Niente è simile a Lui [11] . Egli è l’Audiente, Colui Che tutto osserva.
– Il Corano 42,11
Chiunque legga questi testi con onestà intellettuale non può ignorare il fatto centrale: Dio non è conoscibile. Neppure dai profeti. Neppure dai santi. Neppure da Gesù stesso. Il grido sulla croce («Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?») non è un’eccezione: è la regola.
Ed è proprio qui che si apre una contraddizione interna enorme e mai realmente risolta: se Dio è imperscrutabile, come possono esistere testi che pretendono di rivelarne pensieri, volontà, giudizi e comandamenti? Come può l’inconoscibile essere oggetto di una rivelazione continua, predicata, normata, codificata? È come se un manuale tecnico pretendesse di spiegare una macchina che nessuno ha mai visto, toccato, capito o testato. La Scrittura stessa, per quanto lo neghi a parole, agisce come se Dio fosse almeno in parte conoscibile. Così, mentre proclama il silenzio, parla senza sosta. Mentre dice «nessuno può sapere», spiega, ordina, impone. Una coerenza radicale con l’idea di un Dio imperscrutabile richiederebbe una Scrittura composta da una sola frase: «Di Dio non si può sapere nulla». Ma anche questa frase — e qui sta il paradosso — sarebbe già un’affermazione su Dio, dunque una contraddizione.
3. L’illusione della teodicea e la trappola dell’etichetta «amorale»
Un ulteriore elemento di contraddizione interna proviene dagli stessi apologeti, i quali spesso affermano che l’essere umano, essendo limitato nello spazio, nel tempo e nella ragione, non può comprendere Dio nella sua totalità. Ma allora, se questa limitazione vale per tutti, come possono coloro che hanno scritto i testi sacri o che oggi sostengono di spiegare la razionalità di Dio rivendicare una conoscenza autentica della sua volontà? Se l’imperscrutabilità divina è reale, essa si applica anche a loro.
Anche il paragone frequentemente usato tra Dio e l’essere umano e tra l’essere umano e un verme — a giustificazione della distanza intellettuale — non regge. Spesso si afferma che un umano non può comprendere Dio così come un verme non può comprendere un umano. Ma il paragone è fuorviante: il verme ha comunque contatti diretti e inequivocabili con l’essere umano. Può essere calpestato, nutrito, toccato, osservato. l’essere umano e il verme esistono nella stessa realtà fisica e temporale. Dio invece, come viene descritto nei testi sacri, è trascendente, atemporale, afisico. Questo lo pone completamente fuori da qualsiasi schema percettivo o cognitivo umano. Non è solo più potente, più grande, più intelligente: è radicalmente Altro. Dunque, se anche esiste, resta ontologicamente irraggiungibile, ben oltre qualsiasi analogia con esseri viventi della nostra dimensione. C’è chi prova a uscire dall’impasse definendo Dio come un agente amorale: né buono né cattivo, semplicemente al di là del Bene e del Male. Ma anche questa è una pretesa di comprensione. È un modo, ancora una volta, per attribuire a Dio una categoria concettuale comprensibile, quindi «gestibile».
Se Dio è veramente imperscrutabile, allora anche definirlo «amorale» è arbitrario. Non ha senso. Non aggiunge nulla. Anzi è un modo per evitare il vuoto, per non guardare in faccia la verità: Dio, per come è descritto, può essere tutto e il contrario di tutto. E soprattutto: noi non lo possiamo sapere.
Dio può aver cambiato idea mille volte. Può aver smesso di comunicare. Può averci dimenticati. Può non essere mai stato interessato. Può non esistere. E, se anche esiste, non c’è modo di sapere che cosa vuole, se vuole qualcosa, o se è consapevole di noi.
4. La sola opzione razionale
Se Dio è inconoscibile, la sola opzione razionale è ignorarlo. Non per odio. Non per ribellione. Ma per coerenza. Se Dio è davvero come lo descrivono le Scritture — imperscrutabile, inaccessibile, inintelligibile — allora l’unica scelta ragionevole è vivere come se non esistesse.
Non è una posizione nichilista, ma un atto di lucidità. È il riconoscimento del limite. Paradossalmente, è anche un atto di rispetto verso ciò che davvero sarebbe il divino, se fosse: il totalmente altro, l’inattingibile, il silenzioso.
Parlare di Dio allora non è solo inutile: è pretenzioso. Scriverne, ancora di più. Eppure lo facciamo. Lo hanno fatto i profeti, i santi, i teologi, i poeti, gli imam, i rabbini, i papi. Lo fanno ogni giorno milioni di fedeli. Forse perché, in fondo, Dio non è il centro della fede. Lo è l’umano bisogno di significato, di ordine, di salvezza. Allora, se Dio è inconoscibile, ciò che davvero resta da ignorare non è Dio. Ma la pretesa di parlarne.
Cioè precisamente quello che ho fatto io adesso.
Dario
Avvertenza:
La lingua di questo articolo cerca di conciliare l’inclusività con la leggibilità e la scorrevolezza. Nessuno si offenda quindi se evita le ripetizioni e usa il plurale sovraesteso. Ché mi spiace, ma la schwa anche no.
Qui sotto trovi la possibilità di commentare quest’articolo. Per farlo, devi
1. confermare che sei ateo/a,
2. essere consapevole che, se menti, stai commettendo il gravissimo peccato di apostasia,
3. aspettare che il commento sia approvato dall’admin.
L’approvazione dei commenti dipende dall’insindacabile e inappellabile giudizio dell’admin. Se vuoi saperne di più a proposito dei commenti, puoi consultare le FAQ.
Inoltre puoi commentare gli articoli e i post nel Gruppo Facebook de L’Eterno Assente, se ti iscrivi al Gruppo dopo aver risposto a una semplice domanda.
Potrebbero interessarti anche gli articoli di questi Percorsi:
(A)teologia
Coerenza
Spiegoni
Teodicea
Potrebbero interessarti anche i video di questi Percorsi:
Ciao Dario. Prima di tutto articolo davvero ben scritto, grazie!
Faccio l’avvocato di dio…il tuo ragionamento ha una lacuna: la rivelazione (cui hanno fatto riferimento altri nei commenti) presuppone che dio utilizzi intermediari. La fiducia negli intermediari è l’unica premessa necessaria per mantenere in piedi il sistema “religione rivelata”.
La domanda potrebbe essere: ma per quale motivo bisognerebbe dare fiducia a questi intermediari? Beh, la fiducia è un meccanismo incastonato nella natura umana (anche la fiducia immotivata). La fiducia è la base del patto sociale: usciamo di casa nell’immotivata fiducia negli estranei, convinti del fatto che non vogliano farci del male. Si potrebbe obiettare che statisticamente è improbabile incontrare degli assassini o, comunque, dei sociopatici…beh, in realtà ci fidiamo anche dei nostri a amici: una persona che non conosciamo diventa nostro amico, raccontandoci di sé e, tendenzialmente, ci fidiamo di quel che ci racconta (difficilmente chiederemo la carta d’identità per verificare se davvero sia chi dice di essere). e ancora: se andiamo da un medico siamo ragionevolmente sicuri che abbia i corretti titoli (fatto sottoposto a verifica delle competenti autorità) ma siamo fiduciosi che non faccia errori, pur sapendo che è impossibile non fare errori nell’arco di una vita lavorativa. e al medico affidiamo letteralmente la vita.
appurato che ci fidiamo, perché non fidarci degli intermediari delle religioni rivelate? o meglio: perché non fidarsi?
La fiducia non viene concessa o viene tolta nel momento in cui qualcosa rende difficile fidarsi. se un estraneo viene verso di me con un coltello, difficilmente mi fiderò. se un amico mi ha mentito e l’ho scoperto, più difficilmente mi fiderò. se il medico non mi accoglie in studio e sbaglia tre volte il mio nome confondendomi con un’altra paziente, verosimilmente non mi fiderò.
gli intermediari religiosi, invece, hanno creato un sistema in cui la persona è svincolata dal messaggio (sì, penso a san paolo) quindi anche le peggio storture del “tramite” non intaccano il messaggio: gli uomini sono tutti fallibili e peccatori ma è lo spirito di Dio a parlare e nobilitarne la natura.
e da qui l’importanza della questione teodicea (a braccetto con il problema onniscienza): a prescindere da tutto, almeno un aspetto del messaggio santo e spirituale non funziona e non può funzionare.
Ciao Elena grazie per il tuo commento e per avermi letto.
Non so se sia chiaro fino in fondo, a questo, punto il mio messaggio.
Il fatto è che per me va benissimo la Rivelazione ma ciò non cambia il fatto che un Dio imperscrutabile, onnisciente, inconcepibile, inconoscibile (nell’articolo hai i passi delle stesse sacre scritture che lo attestano) possa aver cambiato idea infinite volte, prima, durante e dopo aver usato gli intermediari e abbia potuto decidere tranquillamente di non comunicarcelo. Non credo che Dio (questo Dio in particolare così descritto sopra) debba rendere conto a San Paolo o agli Evangelisti o ai filosofi greci eccetera. Insomma Dio fa quello che gli pare, incluso il fatto che possa essersi estinto o possa essersi dedicato ad un altro universo abbandonando questo per sempre. Oppure ha deciso di trasformarsi in un sasso e vivere nel tuo giardino così per 5 giorni, o forse 5 miliardi di anni? Il punto non sono i messaggi che “ci sono arrivati” anche se fossero veritieri, ma l’origine che essendo incomprensibilmente sconosciuta non ammette ipotesi di alcun tipo e al tempo stesso le ammette tutte.
Un caro saluto,
Dario
Grazie Dario, sei sempre interessante ed originale.
E’ lapalissiano che un dio così è un controsenso, come lo è quello buono, onniscente e onnipotente.
Si insomma son tutte cazzate e/o stiamo parlando di fuffa.
Ma noi non parliamo di dio, parliamo di quelli che parlano di dio, reale come se esistesse.
Indipendentemente dalle qualità che gli vengono attribuite questo dio è comunque impossibile e neppure necessario.
Pie illusioni i pensieri sul dopo morte, il dopo morte cosciente non esiste: morto il corpo morta la mente e niente più a parte la putrescenza delle carni.
Invece di preoccuparsi di come sarà dopo la morte dovrebbero preoccuparsi di come vivere al meglio la vita.
Tuttalpiù mi preoccuperei del passaggio dalla vita alla morte, potrebbero essere lunghi minuti in cui sai che stai morendo ma non puoi farci niente e, sfortunatamente, soffri anche molto.
Finisco col dire che chiunque voglia parlare di dio e delle sue volontà e se ne erga ad interprete lo fa per trarne profitto in vita e non dopo la morte a scapito di chi gli da filo e lo ascolta sperando in qualcosa dopo.
Tutte le frasi fumose che hai elencato e tutte le altre scritte nei libri servono solo a confondere le menti deboli che le ascoltano per poterle manipolare e per sfruttarne al meglio i corpi imbelli che ci sono collegati.
Ma comunque grazie ancora.
Spero di leggerti presto.
ciao Giancarlo,
grazie per avermi letto.
Mi trovo vicino al tuo pensiero in particolare qui “dio è comunque impossibile e neppure necessario”, è la verità. Per quanto riguarda il dibattito, personalmente penso si possa parlare di tutto ci mancherebbe sono un liberale ma nel merito specifico del Dio abramitico, volendo essere coerenti, in primis gli apologeti o i credenti dovrebbero non avere nessun dogma, nessuna tradizione e nessuna regola o atteggiamento perchè un Dio così fluido (imperscrutabile, inconoscibile eccetera eccetera…) non ha una configurazione statica. Tuttalpiù dovrebbero vivere come se non esistesse ma con un vago sentimento di continuità post mortem. Di sicuro tutte le fregnacce che si mettono in testa (come vestirsi, soa mangiare, che fare la domenica o il sabato, cosa non fare, quando fare sesso, le preghiere, le festività, i codici morali eccetera) sono da abbattere perchè non hanno alcun tipo di collocazione immutabile se il Dio che anche le avesse suggerite, non è decifrabile. Di contro, gli atei militanti se accettano il dibatitto nell’ambito del dio abramitico e fanno domande tipo “perchè se Dio è buono ha creato le sue creature che possono crepare da un momento all’altro malissimo?” per me hanno poco senso, visto che l’entità in questione è totalmente avulsa dalla nostra logica, morale e pensiero. Chi dice che non è così perchè ci sono le sacre scritture, proprio quelle descrivono Dio come totalmente inconoscibile e incomprensibile quindi tecnicamente non si può dire nulla su un “essere” così descritto. Sulla morte (chiudo) vedila così: la natura ci permette di dormire. Ecco, secondo me, il sonno è un esercizio della morte. Quando ti addormenti, in fondo, sei un po’ morto. C’è un distacco con la realtà materiale (perlomeno a livello dei sensi e tralasciando incubi o sogni) e non c’è una coscienza dell’essere in quel momento. Nella soffrenza (purtroppo), siamo ancora qui.
Epicuro : Quando c’è la morte non ci siamo noi, quando ci siamo noi non c’è la morte
Un caro saluto,
Dario
Per me il mistero più grande, è sempre stato quello di un Dio che sa tutto, vede tutto, può fare tutto….ma è sempre affamato di…soldi….
ciao Domenico,
grazie per il tuo commento.
Io la interpreto come te ma non solo: già nella Bibbia (Antico Testamento ndt) Dio chiede sacrifici, cibo, comportamenti, preghiere, adorazioni, donazioni, compiti, mansioni, prove eccetera eccetera…tutto molto umano se si pensa ad un Dio trascendente e incomprensibile ma diciamo che potrebbe aver scelto nella sua infinita intelligenza di avere questo atteggiamento appositamente. Il fatto è che nessuno può saperlo!
Complimenti Dario! Sono d’accordo con la tua conclusione: non dovremmo né parlare né scrivere di Dio. Eppure lo facciamo e ci mettiamo tanto impegno. Perché?
Una risposta si può forse trovare negli scritti di Augusto Guerriero, noto con lo pseudonimo di Ricciardetto. Forse oggi nessuno lo conosce a meno di essere un vecchio come me (classe 1937). Comunque, in breve: Augusto Guerriero nato 1893, morto 1981; magistrato, poi saggista e giornalista, dotato di grande intelligenza, di esperienze di vita e ricco di cultura classica, dedicò gli ultimi anni della vita alla ricerca religiosa, i cui risultati condensò in “Quaesivi et non inveni” (1973) e “Inquietum est cor nostrum” (1976). Ateo era e ateo rimase, nonostante un incontro con Madre Teresa di Calcutta che -pare- cercò di convertirlo.
I due libri citati sono modesti nel contenuto, come è per quasi tutti i libri che trattano di teologia o la combattono, ma sono molto significativi nei titoli. Quei titoli bastano da soli a dare una risposta alla domanda da cui sono partito. Il primo (Quaesivi et non inveni) è la prova dell’inutilità di cercare Dio con la ragione. Il secondo (Inquietum est cor nostrum) è una citazione dalle Confessioni di Sant’Agostino, citazione che riporto in extenso: “Et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te”.
“Inquietum est cor nostrum” è la sintesi dell’inquietudine che tormenta i cuori di tanta gente, che difficilmente troverà il requiescit.
(Apro una parentesi, forse superflua ma opportuna: il cuore non c’entra niente con i pensieri, sappiamo bene che è solo una pompa, ma Sant’Agostino quello credeva).
.
L’inquietudine è causata dalla paura del male e soprattutto della paura della morte. Sono paure che vengono anestetizzate dalle anime sempliciotte praticando una religione formale, quella dei riti e delle credenze favolistiche che agiscono come una droga.
Invece i pensanti
– o hanno la fede in un Dio imperscrutabile, fede che gli fa superare ogni dissonanza cognitiva, epperò li affanna a cercarne le prove razionali;
– oppure sono atei. Questi ultimi non sempre si accontentano della razionale inesistenza di Dio, quanto meno del Dio biblico, vogliono convincersi di avere ragione e provare quell’inesistenza. Fatica inutile, come dici bene tu nella conclusione.
Io non ho fede nel Dio delle religioni, ma non mi definisco ateo. Ci può essere un essere (non è una ripetizione) altro da ciò che conosciamo? Boh… Forse un “Deus sive Natura”? Ari-boh.
Non credo e basta. E vivo tranquillo senza problemi psichici né paure del dopo morte.
Agostino (non santo)
Ciao Agostino,
il tuo commento è proprio quello che io intendo e comprendo. Io critico sempre gli atei militanti in primis perchè con gli apologeti è troppo facile, sarebbe come sparare sulla croce rossa, tuttavia quest’ultimi dovrebbero essere i primi a non parlare di Dio se credono a come è stato descritto dai loro miti o, se vogliamo essere bonari, dalle loro stesse fonti.
Su Spinoza mi permetto di dire che l’ho superato, non c’è alcun Dio da integrare concettualmente e tantomeno da accettare o da contestare. La realtà è ciò che tutti sappiamo e vediamo dall’abla dei tempi: si ansce per atto sessuale o comunque per un incontro fa spermatozoii e ovuli, si cresce per la prliferazione cellulare e la meccanica biologica, si arriva alla maturità sessuale (salvo casi particolari), chi vuole e chi può si riproduce e poi si invecchia e si muore. Ovviamente in termini puramente biologici e senza considerare morti premature o altre condizioni viste come varianti. Poi si muore. Si muore e basta. si ha paura della morte perchè sviluppiamo relazioni ed esperienze che non comprendono quella della morte a livello personale (anche qui salvo eccezioni). Insomma, è un meccanismo per preservare la specie. Ma non serve traslare Dio cioè un concetto da qualche parte per trovargli posto, perchè non c’è posto per ciò che non è o non si può pensare.
Io sono d’accordo con Dario, però, come fa notare Claudio Colonna in un commento, si parla di rivelazione divina. Si conosce solo quello che dio stesso rivela. Addirittura si parla di rivelazione progressiva, cioè ogni tanto si aggiunge qualcosa di nuovo. So il concetto di rivelazione stride con il concetto di inconoscibile, però questa è la risposta che viene data,
Ciao Raffaele,
grazie per il tuo commento.
Va benissimo la Rivelazione ma…perchè Dio dopo 1 secondo (essendo onnipotente, onnisciente, incomprensibile, trascendente e tutti gli aggettivi, avverbi o sostantivi iperbolici che vogliamo usare) non avrebbe pottuto cambiare idea? Oppure non ha cambiato idea ma ha deciso di occuparsi d’altro? Chi lo certifica esattamente? Nessuno, se Dio è quello descritto nei testi sacri.
Un caro saluto,
Dario
Ciao Dario, siamo d’accordo su questo, semplicemente facevo l’avvocato del diavolo, anche se la rivelazione progressiva e tutto il resto non risolvono il problema.
E hai fatto benissimo! Io fatto la parte del difensore del non-dio ahahah
un caro saluto,
Dario
Vorrei fare un piccolo appunto che l’autore dell’articolo non ha citato.
Secondo i credenti, le Scritture sono “rivelate” da Dio stesso.
Dunque la contraddizione aumenta: abbiamo un’entità inconoscibile, che si fa conoscere per far scrivere un libro dove dice che è inconoscibile.
È qualcuno continua a dire che il Cristianesimo è razionale.
Ciao Claudio, grazie per la lettura.
Sono d’accordo con te al 100%, l’appunto è corretto.
Mi spingo oltre: se Dio avesse deciso di tramutarsi in uno spaghetto e vivere nella tua dispensa fino ad essere mangiato da te e terminare così la sua “esistenza”? Non potrebbe averlo fatto? Non potrebbe farlo?
Non potebbe aver deciso di occuparsi semplicemente di un altro universo abbandonando questo? Non potrebbe invece controllare le menti di tutti quanti cotemporaneamente? Secondo come lo descrivono i credenti , sì perchè è : imperscrutabile, onnipotente e sovrannaturale.
Non solo sono ateo, sono diventato anche BEATEO da quando ho capito che dio non è nemmeno un’ipotesi. Figurarsi poi tutte quelle seghe mentali che vanno sotto il nome di sacre scritture, testamenti…
Esatto, il concetto di Dio così presentato dalle scritture e in generale dalla mitologia è irrilevante. Ne dibatto qui ed altrove per piacere e per diletto ma in una reale discussione teologica sarebbe del tutto superfluo (quel Dio e quegli Dei descritti e rappresentati dalle principali religioni e mitologie passate e presenti).
Il ragionamento é impeccabile come un calabrone non puo’ volare ma lui non lo sa e vola lo stesso….
Tutti dovremmo tacere riguardo alla religione ma anche la religione stessa dovrebbe farlo ma nessuno lo sa e si continua al gatto ed il topo ed il calabrone vola 🙂
ciao Natale, grazie per avermi letto.
Esatto, proprio così.
Ma cosa fanno i furbacchioni credenti? Dicono che Dio è inconoscibilmente conoscibile tramite le scritture Rivelate. M anche questo non torna: infatti Dio può aver cambiato idea sulle stesse scritture infinite volte, decidendo qualsiasi cosa e anche decidendo potenzialmente di non comunicarcelo. Oppure no. Chi lo sa? D’altronde è inconcepibile , giusto?
un caro saluto,
Dario