Poi s’incazzano quando io li perculo chiedendo se ci sono o ci fanno.
La montagna Massimo Zambelli, dopo mesi di riflessioni, ha generato il topolino, cioè la sua risposta alla sfida della teodicea. Per essere proprio sicuro che io gliela pubblicassi, l’ha accompagnata con un video nel quale propone le solite divagazioni ad minchiam che sono il suo marchio di fabbrica e poi fa leggere il testo a una voce sintetica.
Vuoi vedere come Zambelli affronta la sfida della teodicea? Se non vuoi sorbirtela dal video, ecco la versione scritta esattamente come lui l’ha inviata. Ti suggerisco di leggerla prima di proseguire oltre.
Nota: sono stato costretto a incorporare il PDF perché Massimo Zambelli non è stato nemmeno capace di cliccare su un link e nondimeno mi accusato di disonestà intellettuale.
La domanda alla quale la sfida della teodicea chiede di rispondere è la seguente.
Per quale motivo un Dio onnisciente, onnipotente e buono permette la sofferenza di un innocente prima della sua morte provocata da cause naturali, nonostante quello stesso innocente invochi la morte pur di smettere di soffrire? Per quale motivo un Dio onnisciente, onnipotente e buono non conduce immediatamente quell’innocente nel meritato paradiso, dove sarà felice per l’eternità? Non può o non vuole?
Ora rileggi il testo di Massimo Zambelli. Poi rileggilo ancora. E ancora. E ancora. Prova a leggerlo al contrario. Hai trovato la risposta alla domanda? No. Non c’è. Anche stavolta la risposta alla domanda non c’è. Dio non può o non vuole? Boh.
Secondo Massimo Zambelli porre questo aut aut non è molto democratico. Zambelli non capisce che non sono io a essere poco democratico: è la realtà. C’è un fatto e ci sono due possibilità per spiegarlo: o Dio non può o Dio non vuole. Zambelli ne vede altre? Prego, si accomodi: le ascolto volentieri. E no, nel suo testo non ci sono.
Gli apologeti s’incazzano quando io li perculo chiedendo se ci sono o ci fanno: un altro aut aut. Ma di nuovo è solo la realtà: io ho posto una domanda, l’ho evidenziata in grassetto, ho spiegato nel modo più semplice possibile che per affrontare la sfida è necessario rispondere a quella domanda, eppure ecco il secondo apologeta che pretende di affrontare la sfida ignorando quella unica, chiara, semplice richiesta. Risultato: un’altra figura di merda, identica alla figura altrettanto di merda del suo immediato predecessore. Che cosa devo pensare? Questi o ci sono o ci fanno. Zambelli vede altre possibilità? Prego, si accomodi: pure queste le ascolto volentieri.
Non c’è alcun cambio di prospettiva. La domanda è sempre la stessa, che sia in generale sul Male nell’universo oppure nel caso specifico di un singolo essere senziente travolto dal dolore e dalla disperazione. Se anche in tutto il cosmo esistesse quell’unico caso, il problema della teodicea non cambierebbe di un epsilon: Dio non può o non vuole impedirlo?
A prescindere dalla domanda senza risposta – quindi no, Massimo, la sfida non solo non l’hai superata, ma neppure l’hai affrontata –, tutto il testo di Zambelli è un’ulteriore dimostrazione che non ne ha neanche capito il senso.
Il senso della sfida è questo: poiché i credenti credono nell’esistenza di un Dio con certe caratteristiche che compie certe azioni, io li pongo di fronte a un fatto incompatibile con l’esistenza di quel Dio. Sono loro a credere che Dio è buono e onnipotente, non io. Sono loro a sostenere che Dio ama le proprie creature e si preoccupa del loro benessere, non io. Sono loro ad affermare che la sofferenza dev’essere combattuta perché lo ordina il loro Dio quando comunica agli umani il codice morale oggettivo da rispettare, non io. Sono loro a dichiarare che Dio compie dei miracoli, non io. Sono loro a proclamare che Dio non assassina nessuno ma lo porta in un’altra dimensione esistenziale dove vivrà felice se è innocente e senza peccato, non io.
Massimo Zambelli mi chiede di immedesimarmi in un credente. Ebbene, è proprio quello che faccio. Se io fossi credente, sbatterei contro il problema della sofferenza innocente e dovrei trovare una risposta alla domanda. Difatti, siccome non la trovo, non sono credente. Zambelli è credente? Bene, mi spieghi come risponde lui. In questo consiste la sfida della teodicea, guarda un po’.
Sull’eutanasia nemmeno mi esprimo. Zambelli ‘sta minchiata l’ha già detta: Choam pretende che la bambina venga uccisa sul colpo, orrore e raccapriccio! Embe’? Mica pretendo di ucciderla io o di farla uccidere da qualcun altro. Io mi aspetto che se ne occupi Dio per portarla subito in paradiso. D’altronde uccidere dei bambini sul colpo non è proprio quello che Dio fa in milioni di altri casi? Perché ad Alice questa misericordia non viene concessa?
Insomma non sono io a pretendere che Dio risolva i problemi: sono loro ad affermare che il loro Dio lo fa. Dunque per me è perfettamente lecito chiedere: perché non risolve quel problema specifico? Non può o non vuole?
Se leggi con attenzione il testo di Zambelli, ti accorgi che lui rimprovera tutto questo a me, e dice che a me di Alice non dovrebbe importare nulla. Infatti…
Per la natura il dolore di Alice vale quanto il rombo del tuono, la decomposizione di una foglia o l’evaporazione di una goccia d’acqua: sono tutti eventi chimico-fisici equivalenti.
(…) il dolore non sarebbe ‘male’: sarebbe solo un segnale biochimico, un impulso nervoso come il calore del sole o la pressione di un oggetto sulla pelle.
Quello che penso io della sofferenza di una bambina moribonda l’ho chiarito altrove e non sto a ripeterlo. Mi sono frantumato le gonadi di spiegare sempre le stesse cose a gente ottusa. Peraltro ciò di cui stiamo discutendo non è ciò che penso io, bensì ciò che credono loro: Dio è onnipotente e buono, perciò può (è onnipotente) e vuole (è buono) portare subito in paradiso una bambina senza sottoporla a una tortura inutile e crudele. Invece Dio non lo fa. Dio non fa un cazzo di niente e la bambina resta lì a crepare male. Dio non può o non vuole? Sempre lì si arriva, e Massimo Zambelli non ci fornisce uno straccio di risposta.
Io non mi appello ai miei valori morali oggettivi, poiché non penso che esistano valori morali oggettivi. Massimo Zambelli invece pensa che quei valori morali oggettivi esistano e – guarda un po’ – proprio quei valori morali, imposti dal Dio di Zambelli, esigono di non far soffrire i bambini. Perché il Dio di Zambelli non rispetta quei valori morali? Non può o non vuole?
E sì, la sfida della teodicea è proprio questo: un test di coerenza dell’ipotesi del Dio abramitico. Non l’ho messa lì per dimostrare che quel Dio non esiste, come lascia intendere Massimo Zambelli. Non c’entrano una sega la vita sacramentale, l’esemplarità dei santi, il peccato originale.
In conclusione, un altro marchio di fabbrica di Massimo Zambelli – oltre alla fuffa sparpagliata ovunque per fare casino e distrarre dalla vuotezza dei propri argomenti – è il rigiramento della frittata e lo scaricamento della responsabilità sugli atei: siccome gli atei parlano della sofferenza, allora tocca agli atei rispondere alle domande sulla sofferenza e giustificare la propria indignazione, che in fondo rivela che pure gli atei hanno una morale oggettiva. Ma ‘stocazzo. Gli atei non devono spiegare proprio niente. Non sono gli atei a credere in un Dio onnipotente e buono che però lascia morire male i bambini. Alcuni bambini sì, alcuni bambini no, e sa il cazzo perché. Oltretutto dopo aver ordinato alle proprie creature di alleviare il dolore altrui. Alla faccia della coerenza. Mistero della fede pure questo, presumo.
Accolgo volentieri la sfida finale di Massimo Zambelli: sì, io vivo il mio naturalismo con coerenza. Il dolore non è né giusto né ingiusto: il dolore è un fatto naturale prodotto dall’evoluzione. Io penso che il dolore sia un’esperienza orribile quando lo subisco io e, per empatia, lo trovo inaccettabile anche quando lo subiscono altri. Perciò mi sforzo di combattere il dolore, nei limiti delle mie possibilità, ovunque io lo incontri.
Infine una richiesta per tutti gli apologeti di ‘stocazzo dello zoo dei bigotti: non fatemi sprecare altro tempo con le vostre minchiate inutili e, se proprio volete affrontare la sfida della teodicea, rispondete a quella cazzo di domanda, porco Dio!
P.S.: Almeno Adriano Virgili la risposta alla domanda l’ha data. Si fonda sulla paraculata delle ridefinizioni, però lui l’ha data. Tanto di cappello. Quanto agli altri, ormai si può serenamente affermare che l’onestà intellettuale, uno, se non ce l’ha, mica se lo può dare.
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È la riprova che o questa gente non riesce a comprendere il testo che leggono, oppure che sono semplicemente in malafede, fungendo da carroccio intorno al quale si possono stringere persone ignoranti, analfabeti funzionali o in malafede peggio di lui.
Mi spiace perché ogni volta fanno figure di palta sempre più grandi, e sempre più gente va in giro a dire che “hanno vinto loro”, che tristezza
Non sono d’accordo con la tua ultima frase. Non è vero che sempre più gente dice che hanno vinto loro. In realtà se la suonano e se la cantano fra loro, e sono sempre di meno. Chi pensa davvero si rende conto delle loro minchiate e della loro malafede.
Ateismo? Certo che sono ateo, di tante divinità e idoli. Perlomeno di 29999 divinità. Tu d’altra parte scrivi e, se non ho capito male, in un video ti sei perfino proffessato panteista…
Il mio lavoro cosa c’entra? Nel mio canale non mi presento come docente. Stai doxando? Stai aizzando i tuoi devoti al rigetto per una professione per voi rivoltante? Lo sai che ci sono in giro dei pazzi furiosi che sprizzano odio antireligioso? Non sia mai che mi ritrovi le gomme tagliate o anche peggio…
Non sono nemmeno un “apologeta”. Sono un credente che pensa, tutto qua. Come mai tutto questo fastidio per chi pensa? Davvero credi che una religiosità irrazionale sia socialmente preferibile?
Bigotto? Non mi sembra che i bigotti amino ragionare di fede e confrontarsi con chi la contrasta. Semmai dicono rosari. Io amo la frontiera.
Non mi sembra che alla tua sfida abbiano risposto in molti. Quindi quei pochi che ci hanno provato dovresti trattarli come signori invece di offenderli (tirando in ballo perfino il lavoro) e bestemmiare. Nelle live che fai con il credente di turno tu NON bestemmi. Questa è una live di testi scritti. Quindi ci starebbe molto bene il rispetto che mostri nei video.
Mi sono già scusato per non avere visto il link con il mio testo ma la mia aspettativa mi ha fregato. E qui sei tu che dovresti fare autocritica. Quando in diverse occasioni hai lanciato la sfida hai sempre parlato di NO video e ARTICOLO scritto. La recente polemica con Billy Blues perchè ha messo l’articolo su altra piattaforma mi ha convinto che avresti pubblicato il mio articolo come gli altri articoli. Questo mi aspettavo.Hai una rubrica che si chiama Articoli: come sono i testi al suo interno? Sono testi estesi nel blog. PER QUESTO ti ho mandato un file Word (pensi che non sappia la differenza con un Pdf?), perchè tu potessi copiare e incollare senza problemi. Non l’ho visto e mi sono innervosito.
Ma questo è solo contorno. Una replica sul contenuto arriverà.
Accidenti, Massimo. Non sai nemmeno leggere. Chi commenta qui si dichiara ateo nei riguardi del Dio abramitico: è scritto in modo chiaro e inequivocabile nel form di pubblicazione dei commenti. Che c’entrano le altre 29’999 divinità? E meno male che tu saresti un professore, va’.
Il tuo lavoro non l’ho rivelato io: lo hai fatto tu nei tuoi video. Altroché se lo hai fatto. E più volte. Hai perfino pubblicato un video con i tuoi studenti quando sei andato in pensione. Con le riprese di tutta la scuola dal cielo con il drone. Perciò adesso con quale colossale faccia di bronzo vieni a rimproverare me per aver svelato questo segreto?
https://www.youtube.com/watch?v=STUF_y3-hMo
Quanto ai rischi personali, io ricordo che, quando quello doxato fui io, tu non solo non ti degnasti di esprimere riprovazione per quell’atto che metteva a rischio l’incolumità di una persona, ma proprio in quei giorni insistesti vigliaccamente nel rimproverarmi la scelta di indossare una maschera, la cui necessità ho spiegato tante volte proprio per motivi di sicurezza. Ma in fondo che ti frega, eh? Un bel Paternoster e due Avemaria dopo la confessione e via, la coscienza è subito mondata.
Nelle live non bestemmio perché prima, con le persone con la quale discuterò, prendo degli accordi in proposito: niente turpiloquio, niente blasfemia. E io gli accordi li rispetto. Peraltro le live le faccio sui canali di altri, e io in casa di altri mi comporto ammodino. Facci caso: anche nei commenti nel tuo canale non scrivo parolacce e men che meno bestemmie. Questo invece è il mio blog, il mio spazio, dove io faccio lo stracazzo che mi pare, Dio cane, e se non ti garba puoi anche fare tanto di levarti dai coglioni, ché qua nessuno sentirà la tua mancanza.
Quanto alla modalità di pubblicazione, ribadisco che questo è il mio blog, dove io faccio appunto il cazzo che mi pare. Non sono affatto obbligato a soddisfare le tue aspettative. Il tuo testo l’ho pubblicato immediatamente. Tanto dovevo fare e tanto ho fatto. Con quell’altro non c’è stata alcuna polemica per la sua scelta di pubblicare altrove. Ma figuriamoci: m’importa una sega di dove la gente pubblica i propri tentativi di superare la sfida. Non solo: se io avessi ripreso il suo articolo nel mio blog, quello si sarebbe incazzato strillando che glielo avevo rubato. Cosa che ha fatto quando ha scoperto che lo avevo pubblicato come PDF, proprio come il tuo. Per zittirlo ho dovuto mettere l’articolo su archive.is, pensa un po’. In realtà a me basta che un testo venga pubblicato – e lui aveva fatto proprio questo – come tentativo di superare la sfida della teodicea, e io tale lo considero e quindi rispondo, come ho sempre promesso.
Il tuo testo l’ho pubblicato? Sì. Sicché evita di rompere ancora il cazzo con ‘sta storia. Non ero obbligato a fare altro. Ma siccome tu avevi delle aspettative allora ti sei innervosito. E vabbe’. Anche ammessa la tua buona fede, avresti potuto mandarmi un email e pretendere che lo pubblicassi, visto che non lo avevi trovato. Invece no. Invece tu hai deciso di accusarmi di disonestà intellettuale in pubblico. Un bel comportamento, Massimo. Proprio un bell’esempio per i giovani. Bravo.
Alla mia sfida le persone non rispondono perché non sanno che cosa rispondere. I soli due che ci hanno provato, cioè tu e quell’altro prima di te, hanno rimediato figure miserabili, avendo dimostrato di non aver capito neanche quale fosse la richiesta. Lo avrebbe capito uno dei tuoi studenti. Non lo hai capito tu che sei il loro professore. Non lo hai capito nemmeno dopo che io avevo fatto lo stesso rimprovero a quell’altro prima di te. Macché: con tutti e due i piedi nello stesso merdone. Complimenti per la perspicacia, Massimo. Ma tranquillo, eh: va’ pure avanti. Qua c’è gente con il popcorn che si gode lo spettacolo e si chiede quale nuova clamorosa figura di merda riuscirai a rimediare. Perciò torna a commentare, dai. Torna quando vuoi. Tanto tu sei ateo per 29’999 dei che non c’entrano niente.
P.S.: Vedo che ti piacciono le espressioni ossimoriche, come “credente che pensa”. Ah ah. Sei proprio spassoso. Sei come Dio: se non esistessi, qualcuno dovrebbe inventarti per farci scompisciare.
La tua falsa pretesa di doxing, che chiariamolo è una boutade, una presa per il culo, è rivoltante! Chissà mai perché. Per il resto l’unica cosa a cui dovresti rispondere è se dio non vuole o non può. E non lanciarti in discorsi inerenti la morale, non hai le nozioni basilari per poterla affrontare in maniera corretta. Prima di farlo dovresti studiare, e molto, altrimenti continuerai a ripetere le solite castronerie.
Ho visto il link e mi semi-scuso per avere dubitato della tua scorrettezza. È che ti ho mandato un file word e non un pdf proprio perchè pensavo che avresti messo il testo in esteso nel blog, come un articolo del blog, come fai con i testi “amici”, tipo Dario insomma. Alla sfida ci tenevi tanto… Ma forse era chiedere troppo e le scelte redazionali sono tue. Tutto questo a prescindere dal contenuto, che invece di scorrettezze ne ha parecchie, a iniziare da un bestemmione che per un confronto con un credente non della domenica non è male come espressione di “empatia emotiva” e di rispetto dell’interlocutore. Una risposta generale verrà, con i miei tempi di scrittura e video.
PS Giovanni Prete dice di avere postato il suo commento nel mio canale, ma non l’ho visto. Non è che non l’ho pubblicato.
Le semi-scuse non bastano.
Tu mi hai spedito un testo e io te l’ho pubblicato esattamente come me lo hai spedito. L’ho pubblicato come PDF proprio affinché tu non potessi accusarmi di averlo modificato.
I testi dei miei collaboratori li pubblico come articoli indipendenti perché sono collaboratori, appunto.
Tu invece non sei un collaboratore. Tu sei un apologeta incapace di capire perfino una richiesta semplice come la risposta a una domanda. Cioè qualcosa che uno dei tuoi studenti capirebbe senza difficoltà. Che un professore sia incapace di svolgere un compito così semplice è paradossale. Che sia incapace perfino di cliccare su un link va oltre le più assurde fantasie. Questo dice molto delle qualità intellettuali dei docenti di IRC, se tu ne sei un esemplare rappresentativo.
Non cercare di voltare la frittata scaricando su di me l’accusa di scorrettezza. Come al solito quello scorretto sei stato tu: sei stato incapace di svolgere un compito semplice e, per la tua incompetenza, mi hai accusato di disonestà intellettuale. E non sminuire quello che hai fatto. Tu non hai semplicemente dubitato: *tu mi hai accusato in pubblico*. D’altronde questo è sempre stato il tuo modo di fare: mai assumersi le proprie responsabilità, sempre scaricarle sull’interlocutore.
Vergognati, Massimo. Vergognati. Altroché se mi devi delle scuse.
Quanto al bestemmione, che sorpresa! Quando è alterato, Choam bestemmia. Ma dai? Non lo sapevi?
Ma di nuovo ecco Zambelli impegnato in ciò che sa fare meglio: accusare l’interlocutore invece di ammettere pienamente il proprio errore.
Comunque, se non ti garba quello che dico e che scrivo, non guardarlo e non leggerlo: è sempre così e sarà sempre così. Non è mancanza di rispetto verso di te, ma verso le tue idee: l’ho sempre detto, ma mi vedo costretto a ripeterlo per l’ennesima volta. Sei ipersensibile? Affari tuoi. A me importa il giusto: zero.
Quanto alla tua prossima risposta, fa’ quello che ti pare. Ma sappilo: se non risponderai alla domanda, se non ti assumerai la responsabilità intellettuale delle tue idee, se continuerai a pretendere da me quello che tu non sei capace di fare, ti concederò giusto il minimo della mia attenzione necessaria per dimostrare la tua malafede.
Sei veramente una delusione, Massimo. Una enorme delusione. Sul piano morale, culturale, intellettuale e a questo punto anche cognitivo.
Ah, comunque mi fa piacere sapere che sei ateo, come tu stesso hai dichiarato nel momento in cui sei venuto a commentare qui nel mio blog. Chissà quanto s’incazzerà il tuo Dio.
Ricordati di confessare questo atto di apostasia, la prossima volta che ti sgraverai la coscienza con il prete.
Ho provato ad aprire il link su virgili, il sito è bloccato per pedopornografia.
Mi chiedo cosa sia successo?
Questo è molto strano. Il link rinvia alla copia del suo articolo su archive.ph.
Verifica i blocchi del tuo browser, che potrebbe bloccare archive.ph o archive.is.
Credo che la risposta alla domanda posta nella sfida sia impossibile da postulare in quanto il dio della tradizione abramitica sia logicamente incompatibile con la realtà che ci circonda, e credo che in fondo pure loro lo sappiano e ripetono a pappagallo ciò che il prete di turno dice ogni domenica spacciandola come logica e attendibile. La realtà però è una e una soltanto: il dolore, e per estensione, la sofferenza è frutto dell’evoluzione. Non c’è altro dalle evidenze attuali.
La teodicea va risolta postulando il sistema di proposizioni interne alla prospettiva credente. La sostanza della critica invece pretende esibire la contraddizione tra il naturalismo ateo che non può fondare una morale oggettiva in base alla quale, solamente, sarebbe possibile porre le teodicea stessa! Questo è ridicolo. La teodicea è una “difesa razionale dell’agire (o non agire) di Dio”, ripeto, all’INTERNO del sistema proposizionale che costituisce il depositum teologico e dottrinale!!! Se anche avesse ragione il credente, sulla scia di Dostoevskji, ad affermare che “Senza Dio, tutto è permesso”, il problema per il credente rimane precisamente quello di giustificare il FATTO, che ANCHE con Dio tutto è permesso, ed eminentemente, il dolore inutile ed innocente…
Riassunto veloce:
Choam: «Se Dio esistesse con quelle caratteristiche, sarebbe contraddittorio, quindi non può esistere.»
Zambelli: «Tu stai cercando di credere in Dio, mo ti aiuto io». Seguono giri di parole.
In pratica il Sciur Zambelli sta sforzandosi tantissimo di proiettare la prospettiva del credente su di Choam, e non ha capito che Choam non parte affatto da quella prospettiva. Lo faceva già nel primissimo video, e non è cambiato nulla.
Pare impossibile per un credente capire che il termine “ateo” non ha accezione negativa, quando lo usano lo caricano di un contenuto negativo, carico di riprovazione. “Ateo” è un termine neutro, come “credente”, punto. E pare loro impossibile che un ateo abbia un codice morale. Loro hanno bisogno di un “dio-papalino” che glielo imponga dall’alto, rigido e indiscutibile, e affermano che in mancanza di questo non può esistere un codice morale “vero”. Il punto è che per difendere questo codice ed il dio che glielo ha imposto spesso fanno affermazioni di una mancanza di (semplice) umanità davvero disgustosa pronti a dire che far soffrire un essere umano in fase terminale fino all’ultimo secondo sia giusto o che: “Dio ha voluto un altro angioletto in paradiso”. Oppure si lanciano in arrampicate sui vetri incredibili spacciate per razionali. Niente di nuovo solo che la risposta di Zambelli per l’ennesima volta mi riporta a queste riflessioni.
Cazzo Choam…
sappi che mi sono sfracellato le gonadi per ascoltare quel video. Ed è colpa tua!
Un inutile pippone, e non risponde alla domanda.
Ho risposto sul suo canale, riporto di seguito:
Mamma mia che paraculismo assurdo.
1- la posizione di ateo naturalista è irrilevante nell’ economia della discussione: chi propone la sfida lo fa basandosi ESCLUSIVAMENTE sulle regole stabilite dalla dottrina in questione, NON con le proprie. Come a dire:
Soggetto A: “oggi ho dimenticato di mettermi le mutande;
Soggetto B: “ma come, è impossibile, IO non dimentico mai di metterle”
Cosa c’entra? Si sta discutendo una convinzione ALTRUI con QUELLE regole, e ciò di cui parli dopo ne è una conferma TOTALE;
2- Dio può compiere miracoli? Benissimo. Allora PUÒ evitare la sofferenza al bambino ma NON LO FA.
È il credente che deve spiegare PERCHÉ ad alcuni sì e ad altri no. Perché Alice soffre ma un altro bambino viene ADDIRITTURA guarito? Perché questa diseguaglianza di trattamento? Perché a volte Dio può violare la sua stessa logica con la quale ha creato le leggi universali ma lo fa solo rarissimamente?
L’ ateo NON crede ai miracoli, è la convinzione del fedele ad essere discussa. Come può non chiedersi il perché di ciò?
Mistero della fede/non potete saperlo/Dio ha sempre un piano anche se misterioso?
BENISSIMO. Allora rispondete DIRETTAMENTE così, senza tutte queste arrampicate scandalose;
3- “Come può esistere una scala di priorità se per un ateo nichilista è tutta biochimica”?
Probabilmente perché, chiunque dotato di SEMPLICISSIMO buon senso, non si sognerebbe MAI di paragonare la marmellata al dolore serio.
E non diciamo fesserie, la sofferenza fisica è OGGETTIVA. È qualcosa che vale per qualsiasi essere vivente dotato di sistema nervoso. Mangiare la marmellata o meno non è mai stata una priorità assoluta, e anche questo è OGGETTIVO;
4- “Ma allora dovremmo aiutare chiunque a suicidarsi”.
Questa è la tua opera d’arte!
L’ eutanasia non la concedono a minchia ma solo a seguito di un’ attentissima analisi della situazione.
Può migliorare la sua condizione di vita o è destinato a soffrire inevitabilmente fino all’ ultimo respiro?
Ancora una volta, il buon senso ci dice che, la libertà del ragazzino depresso che chiede di morire, ha senso ad essere violata davanti ad una prospettiva di guarigione completa a seguito di terapia farmacologica e psicologica.
Chi chiede di morire perché ha un cancro incurabile, o perché tetraplegico e allo stesso tempo cieco, sordo e muto, senza ALCUNA possibilità di migliorare le sue condizioni, ha il pieno diritto di veder rispettata la sua volontà. Chi gli sta accanto, la società, la scienza, la psicologia, non può fare NULLA per aiutarlo, tranne appunto accompagnarlo dolcemente al fine vita. Chi è disperato e sta per lanciarsi da un ponte, magari, in qualche modo può essere aiutato e diventa un DOVERE CIVICO quello di impedire che lo faccia. Perché, magari, una soluzione esiste.
Perché fate questi paragoni OSCENI?
Non è SOLO un discorso di libertà. Questi tentativi sono infantili, ottusi, pretestuosi, illogici, incivili;
5- “Sei tu ad essere rimasto intrappolato”
Al contrario! È una domanda talmente logica, semplice, diretta, contestualizzata che è IMPOSSIBILE per il fedele trovare una risposta, questi voli pindarici dimostrano OGNI santa volta come la si potrebbe risolvere con un onestissimo “non lo so ma ci credo perché ho fede”.
Evitate di provare a cercare criticità dove proprio non ce sono.
Riuscite a rispondere sì o no?
Non vuole o non può?
Visto, letto e molto apprezzato.
Preciso, puntuale, efficace.
Ottimo intervento.
Grazie.
È allucinante. Ad intuito penso che mentano sapendo di mentire. Non escludo però possano davvero crederci a quelle cagate pazzesche che al confronto la corazzata Potemkin scende giù che è un piacere. La marmellata, ma porca madonna!!!!!
Boh io sti apologeti non li capisco: hanno un dio onnipotente e si struggono per fargli da avvocato senza aver neanche studiato scien(s)a foren(z)e divina. Ma abbiate il coraggio di rispondere “dio NON VUOLE” completando con la frase del Marchese del Grillo “io so (d)io e voi non siete un cazzo!” almeno è coerente con il resto della narrativa biblica cui tenete tanto.
Zambelli allunga il sugo nell’intro alla fine della fiera di dio nessuno sa un cazzo e stracazzo tutto il ciarpame religioso viene solo da una tradizione orale che non é assolutamente affidabile, personalmente mando affanculo tutti sti apologeti e persone che ritengono di avere una verità che poi é solo basta su una tradizione orale. Se avessero il problema di dar da mangiare alla famiglia tutte ste menate scomparirebbero come per magia
Ironicamente, se tutte le famiglie avessero modo di mangiare, scomparirebbero comunque in quanto nessuno ne fruirebbe più.