L’argomento cosmologico

I bigotti continuano a riciclarlo, ma resta sempre pattume intellettuale.


Il Big Bang: basta nominarlo per provocare orgasmi in qualsiasi apologeta del Dio abramitico. L’idea è troppo arrapante per loro, se ci pensi: la scienza dimostra che c’è stato un inizio dell’universo. Non solo: possiamo anche datarlo. Certo, non c’entra un cazzo con la Genesi nell’Antico testamento, ma che problema sarà mai? La fede è progredita e oggi tutti considerano quel racconto allegorico. L’essenziale è il concetto, appunto: l’inizio. L’inizio fa subito pensare a un creatore. Se poi la prima intuizione la ebbe un sacerdote, Georges Lemaître… bingo! È il sogno bagnato di ogni apologeta. Lo senti? Lo senti ripetere la solita manfrina? «La scienza non dimostra l’esistenza di Dio, ma offre ottimi indizi!». Ma davvero?

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Alice

L’esempio definitivo che demolisce ogni teodicea, dalle più cretine fino alle più sofisticate.


Forse ricordi Alice: ho parlato di lei in un articolo sulla teodicea. Ho riflettuto parecchio sul suo caso e l’ho perfezionato in modo da renderlo un esempio inattaccabile di sofferenza capace di demolire qualsiasi teodicea.

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Sempre lì si arriva

Oltretutto con la pretesa che a fornire la prova siano gli atei.


Io sono sempre a caccia di argomenti capaci di smentirmi. Sempre. Mi ci diverto proprio. D’altronde così funziona la razionalità: bisogna cercare non di provare, bensì di falsificare. Perciò sono costantemente in cerca di sfide intellettuali e, quando un lettore, Stefano, mi ha segnalato un diverso tentativo di soluzione del problema della teodicea, mi ci sono fiondato sopra.

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Un’etica razionale?

Non esiste. Ma anche ‘sticazzi.


Si fa presto a parlare del Bene e del Male. Anche noi, eh. Per esempio parliamo del Male tutte le volte in cui applichiamo l’argomento della teodicea alla demolizione del Dio della tradizione abramitica. Ma che roba è il Male? E il Bene? Eppure dobbiamo definirli, se vogliamo – vogliamo? dobbiamo? – fondare un’etica.

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Una parola. Una sola…

…basta per demolire il Dio abramitico con l’argomento della teodicea. Che peraltro può essere formalizzata in modo rigoroso nella «prova oncologica dell’inesistenza di Dio».


Un fatto mi sconcerta da… be’, da sempre, direi. In realtà da quando ho cominciato a riflettere sulla questione con un minimo di spirito critico, cioè pressappoco dall’ingresso nell’adolescenza. Ecco il fatto: più di quattro miliardi di persone credono nell’esistenza del Dio della tradizione abramitica. Ossia un Dio che è logicamente impossibile di fronte all’evidenza empirica. Macché: loro ci credono. Prendono per buone tutte le assurdità che trovano nel proprio Libro sacro e credono che quel Dio lì esista. Anche se può essere demolito con una parola. Davvero, eh: una sola parola.

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I ciechi e l’elefante

Una parabola che è una stronzata.


Un gruppo di ciechi ha sentito che uno strano animale, chiamato elefante, era stato portato in città, ma nessuno di loro era a conoscenza della sua configurazione e forma. Per curiosità, hanno detto: «Dobbiamo ispezionarlo e conoscerlo al tocco, di cui siamo capaci». Così lo cercarono e, quando lo trovarono, cercarono di provare a capire cosa fosse. Nel caso della prima persona, la cui mano era caduta sulla proboscide, disse: «Questo essere è come un grosso serpente». A un altro la cui mano raggiungeva l’orecchio invece sembrava un ventaglio. Quanto a un’altra persona, la cui mano era sulla sua gamba, pensò che l’elefante fosse un pilastro come un tronco d’albero. Il cieco che mise la mano su un fianco dell’animale disse che l’elefante era come un muro. Un altro che stava toccando la coda l’aveva descritta come una corda. L’ultima palpò la sua zanna, sostenendo che l’elefante è ciò che è duro, liscio e come una lancia.
I ciechi e l’elefante, Wikipedia

Alzi la mano chi non ha sentito questa parabola associata al concetto di Dio. Quasi nessuno, vero? Ce la rifilano sempre con la stessa interpretazione sincretista: «Le descrizioni di Dio delle diverse religioni sono tutte differenti, ma soltanto perché ciascuna fede ne vede un pezzetto. Dio ci sembra molteplice perché noi siamo limitati». Perciò la parabola di origine indiana dovrebbe sottintendere che tutte le religioni sono un po’ vere. Infatti, se si potesse averne una visione d’insieme, ci si avvicinerebbe alla comprensione di Dio.

Bella stronzata, eh?

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Credenti «razionali» e dove trovarli

Alla prova della teodicea, il loro fallimento è totale.


Possiamo suddividere i cristiani in due grandi famiglie, beninteso non separate in modo netto e con uno spettro di posizioni intermedie: i superficiali e i (presunti) razionali.

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