A che serve? Se non lo sai, non capisci un cazzo.
«Schifo», dice. «Schifo, schifo, schifo: ecco cosa provo». Perché?
Dice: «Ma guardati attorno. Guarda come vivi. Mangi merda, respiri merda». Uh? Merda?
A che serve? Se non lo sai, non capisci un cazzo.
«Schifo», dice. «Schifo, schifo, schifo: ecco cosa provo». Perché?
Dice: «Ma guardati attorno. Guarda come vivi. Mangi merda, respiri merda». Uh? Merda?
Che cosa ci raccontano le fonti non cristiane su quello che dovrebbe essere l’evento più importante della Storia umana?
L’intero cristianesimo si fonda su un miracolo: la risurrezione di Cristo. Anche se da un punto vista scientifico e quindi razionale è una evidente idiozia, per ogni cristiano non è un’allegoria, ma un fatto storico. Non stiamo parlando di quisquilie dogmatiche e di sottigliezze da teologi, come la verginità di Maria o la transustanziazione, sulle quali le diverse confessioni possono divergere senza per questo smettere di essere cristiane. No, la risurrezione di Gesù è il fondamento: se la risurrezione non si è mai verificata nella Storia umana, allora tutto il cristianesimo è un cumulo di stronzate. Non lo dico io, stronzo ateo di merda, ma nientepopodimeno che san Paolo:
Noi dunque predichiamo che Cristo è risuscitato dai morti. Allora come mai alcuni tra voi dicono che non vi è risurrezione dei morti? Ma se non c’è risurrezione dei morti, neppure Cristo è risuscitato! E se Cristo non è risuscitato, la nostra predicazione è senza fondamento e la vostra fede è senza valore. Anzi finiamo per essere falsi testimoni di Dio, perché, contro Dio, abbiamo affermato che egli ha risuscitato Cristo. Ma se è vero che i morti non risuscitano, Dio non lo ha risuscitato affatto. Infatti, se i morti non risuscitano, neppure Cristo è risuscitato. E se Cristo non è risuscitato, la vostra fede è un’illusione, e voi siete ancora nei vostri peccati. E anche i credenti in Cristo, che sono morti, sono perduti. Ma se abbiamo sperato in Cristo solamente per questa vita, noi siamo i più infelici di tutti gli uomini.
– 1 Corinzi 15,12-19
…anche l’astrologia è un’enorme stronzata. Come la religione. Ed è molto pericolosa.
«Ma che male vuoi che faccia? Al massimo è solo una piccola, innocua superstizione. Si legge l’oroscopo con un sorriso e due minuti dopo è bell’e dimenticato»: così di solito mi risponde chi non comprende la mia ostilità all’astrologia. E avrebbe pure ragione, se fosse vero. Ma non lo è. Perché l’astrologia è pericolosa.
Fa schifo. Anzi no, è autorevole. Insieme. Ma com’è possibile? Nelle testoline confuse, la percezione della scienza è schizofrenica.
Da un lato c’è chi dice che «si stava meglio prima». Ma prima quando? Prima prima, ai tempi del trisnonno, quando i ritmi di vita erano più vicini alla natura. I cibi non erano adulterati con schifose sostanze chimiche. L’ambiente non era inquinato. Le armi atomiche, chimiche e batteriologiche non esistevano. Chi ha scatenato tutto questo? Il progresso scientifico, com’è ovvio.
«È più semplice»: e la metti via così. Ma davvero è più semplice? In che senso? E vale anche come prova dell’inesistenza di Dio?
Archiviato il Dio delle tradizioni abramitiche perché contraddittorio, assurdo e incompatibile con l’esperienza del dolore innocente, resta aperto il problema più generale del Dio filosofico. Un Dio che non è né onnisciente né onnipotente né buono, un Dio che se ne sbatte di te, che non ti vuole né bene né male, che non ti impone né ordini né proibizioni, che non ti premia né ti punisce. Un Dio che serve solo come risposta a una domanda: «Perché esiste qualcosa invece che nulla?». La risposta può essere causale – Dio è il creatore dell’universo – oppure teleologica – Dio dà uno scopo all’universo –, ma in ogni caso riduce Dio a un’ipotesi filosofica. Questo Dio esiste? Se esiste, possiamo dimostrarlo? Oppure non esiste? Se non esiste, possiamo dimostrarlo?
L’argomento più solido contro questo Dio è il rasoio di Occam.
Per quasi 40 anni ho discusso coi seguaci del Dio abramitico. E ne ho ricavato solo fuffa. Sicché ho rinunciato. Se però qualcuno vuole riprovarci…
Dice: «Sei ottuso». Ottuso? «Sì, ottuso», dice. «E dogmatico». Boh. Può essere. Ma perché? Dice: «Perché rifiuti di parlare coi credenti». Ma io non rifiuto affatto di parlare coi credenti. Con i deisti, per esempio, mi piace un sacco discutere. Sono i seguaci del Dio abramitico quelli che evito come la peste. Dice: «Fa niente. Sei ottuso e dogmatico lo stesso. Dovresti parlare con tutti». Con tutti? «Certo!», dice. «Magari trovi qualcuno che ti convince!». Ah, ho capito. No, non sono ottuso né dogmatico. Sono solo scoglionato.
Non si può. Non esiste proprio. Specie se si rompono i coglioni a me.
Il matrimonio in chiesa, sennò la gente sparla. Poi il battesimo del bambino, ché altrimenti la nonna ci resta male. Qualche anno dopo, la prima comunione e a seguire la cresima. Il funerale in chiesa del nonno. E la messa quasi ogni domenica, tranne durante le vacanze. Però nelle feste comandate sempre. Così si dipana la vita del cattolico tiepido. Perché così fan tutti, perché l’Italia è un Paese cattolico. Certo, qualche peccatuccio può anche scappare: un po’ di evasione fiscale, ogni tanto un giro a bagasce con gli amici per qualche giochetto che la consorte rifiuta, e poi si vota Salvini per rispedire i negri a casa loro. Non sarà tanto coerente, ma in fondo siamo esseri umani, giusto? D’altronde bastano una confessione e qualche giaculatoria per ripulirsi la coscienza, e da domani si ricomincia, candidi come prima. Sull’incoerenza fra dichiarazioni di fede e comportamenti concreti ho già scritto. Ora però mi interessano le convinzioni profonde: insomma, in che cosa credono i cattolici? O meglio: in che cosa devono credere per potersi dichiarare cattolici?
L’arcivescovo bolognese e gli infanticidi americani: la logica è la stessa, ma i due assassini almeno sono coerenti.
La fede ha una sua logica interna. Cretina finché si vuole. Perfino criminale, se spinta al limite. Ma logica. Vediamola all’opera in due fatti di cronaca recente, distanti ma legati in maniera sottile.
La giustizia ha tre scopi. Non uno di più. Altrimenti diventa vendetta di Stato.
Perché a un reato deve seguire una pena? Te lo sei mai chiesto? La risposta spontanea è: «Diamine, perché è giusto! Perché se la merita! Chi sbaglia paga!». Già, ma perché chi sbaglia deve pagare? Cos’è, una legge naturale? Certo che no: in Natura dominano la violenza e la sopraffazione del più forte sul più debole, con l’ovvia conseguenza della sopravvivenza del primo e la scomparsa del secondo. Alla faccia della giustizia. E dunque perché una pena?
…esiste qualcosa invece che nulla? La risposta dipende da come interpretiamo la domanda. E una possibilità ci porta verso una divinità molto speciale.
Di fronte a un evento ci chiediamo: perché? Di solito lo facciamo senza riflettere sulla doppia possibile interpretazione della domanda: causale oppure teleologica.