Una nuova sfida: perché?

Magari qualcuno, fra gli apologeti del Dio abramitico là fuori, vuole cimentarsi con la metanoia di un alieno.


La fregatura, con Dio, è che tutti sappiamo che cos’è. O pensiamo di saperlo, ché poi quando si tratta di definirlo si scopre che ciascuno ne ha un’idea differente. Però qualche caratteristica condivisa nell’immaginario collettivo c’è, almeno nella cultura occidentale: un’entità trascendente, onnisciente, onnipotente, buona, creatrice dell’universo. Per qualcuno interagisce con l’universo e «fa cose», per qualcun altro se ne sbatte dopo aver creato tutto. È più o meno antropomorfa, a seconda della propensione individuale verso il pensiero astratto. A volte è unica, altre volte è plurima in qualche senso misterioso. Comunque è pressappoco quella cosa lì. Perciò, quando se ne discute, di solito si parte da quell’idea per cercare di dimostrarla o di confutarla. Ma che cosa accadrebbe se dovessimo discutere di Dio con qualcuno che non ne ha mai sentito parlare? Qualcuno nella cui cultura l’idea di una divinità non è mai comparsa? Un alieno, per esempio: un essere con le stesse conoscenze scientifiche degli umani contemporanei ma del tutto ignorante su Dio, il trascendente, la teologia. Che cosa gli direbbe un credente per convincerlo dell’esistenza di Dio, in particolare nella versione della tradizione abramitica?

Continua a leggere

Una figura di merda

Ancora. Ma lui ci è o ci fa?


Sicché alla fine l’oscuro bigotto professore di fisica umbro, il paladino della razionalità della fede cattolica, il creatore del Gruppo Facebook dall’originalissimo nome L’Eterno Presente, ha accettato la sfida della teodicea: come si giustifica in modo razionale l’esistenza di un Dio onnisciente, onnipotente e buono nonostante il Male, cioè il dolore degli esseri senzienti e in particolare degli innocenti?

Beninteso l’ha accettata a modo suo, senza seguire le regole: non ha risposto con un articolo, come era richiesto, ma solo con un breve video. E sempre a modo suo, come di consueto, ha fatto una figura di merda. Un’altra, dopo quelle già rimediate nei dibattiti.

Continua a leggere

Due Dei

Il secondo non sarà un granché, ma senza dubbio il primo è un bastardo epico.


Marcione: teologo e vescovo cristiano vissuto nel II secolo. Ed eresiarca. Non starò a entrare nei dettagli del suo pensiero e mi limiterò a riassumerne il nucleo fondamentale: l’unico vero Dio cristiano, ovvero il Dio onnisciente, onnipotente e buono, è il Dio Padre rivelato nel Nuovo testamento attraverso l’opera di Gesù, che ha proclamato la legge dell’Amore, mentre il Dio incazzoso e violento dell’Antico testamento è un demiurgo limitato, primitivo e stronzo. Già, ma quale Nuovo testamento? Ai tempi di Marcione non è ancora stato codificato un canone definitivo. Allora lui ne propone uno semplice: una versione ridotta del vangelo di Luca e di alcune lettere di Paolo. Siccome nulla è rimasto dei suoi scritti, tutto quello che sappiamo di Marcione lo ricaviamo per via indiretta dai molti suoi critici contemporanei e successivi, fra i quali Tertulliano ed Epifanio di Salamina. Facile immaginare la loro obiettività. Ma tant’è: qui importa sapere che per Marcione il Dio dell’Antico e il Dio del Nuovo testamento non possono essere lo stesso Dio. E sai che c’è? Ha ragione lui, come capisce chiunque legga senza pregiudizi le Sacre scritture.

Continua a leggere

L’Amore di Gesù

Tutto dipende da dove lo cerchi.


Che Gesù non fosse una brava persona l’ho spiegato e documentato. Eppure viene considerato il fondatore della «religione dell’Amore». Anzi il Figlio di un Dio – e Dio lui stesso – che è Amore. Proprio lui in persona – anzi tre persone – è Amore. E giù di citazioni dal Nuovo testamento. A pescare quelle giuste però. Ché a pescarne altre, invece…

Continua a leggere

Una parola. Una sola…

…basta per demolire il Dio abramitico con l’argomento della teodicea. Che peraltro può essere formalizzata in modo rigoroso nella «prova oncologica dell’inesistenza di Dio».


Un fatto mi sconcerta da… be’, da sempre, direi. In realtà da quando ho cominciato a riflettere sulla questione con un minimo di spirito critico, cioè pressappoco dall’ingresso nell’adolescenza. Ecco il fatto: più di quattro miliardi di persone credono nell’esistenza del Dio della tradizione abramitica. Ossia un Dio che è logicamente impossibile di fronte all’evidenza empirica. Macché: loro ci credono. Prendono per buone tutte le assurdità che trovano nel proprio Libro sacro e credono che quel Dio lì esista. Anche se può essere demolito con una parola. Davvero, eh: una sola parola.

Continua a leggere

I ciechi e l’elefante

Una parabola che è una stronzata.


Un gruppo di ciechi ha sentito che uno strano animale, chiamato elefante, era stato portato in città, ma nessuno di loro era a conoscenza della sua configurazione e forma. Per curiosità, hanno detto: «Dobbiamo ispezionarlo e conoscerlo al tocco, di cui siamo capaci». Così lo cercarono e, quando lo trovarono, cercarono di provare a capire cosa fosse. Nel caso della prima persona, la cui mano era caduta sulla proboscide, disse: «Questo essere è come un grosso serpente». A un altro la cui mano raggiungeva l’orecchio invece sembrava un ventaglio. Quanto a un’altra persona, la cui mano era sulla sua gamba, pensò che l’elefante fosse un pilastro come un tronco d’albero. Il cieco che mise la mano su un fianco dell’animale disse che l’elefante era come un muro. Un altro che stava toccando la coda l’aveva descritta come una corda. L’ultima palpò la sua zanna, sostenendo che l’elefante è ciò che è duro, liscio e come una lancia.
I ciechi e l’elefante, Wikipedia

Alzi la mano chi non ha sentito questa parabola associata al concetto di Dio. Quasi nessuno, vero? Ce la rifilano sempre con la stessa interpretazione sincretista: «Le descrizioni di Dio delle diverse religioni sono tutte differenti, ma soltanto perché ciascuna fede ne vede un pezzetto. Dio ci sembra molteplice perché noi siamo limitati». Perciò la parabola di origine indiana dovrebbe sottintendere che tutte le religioni sono un po’ vere. Infatti, se si potesse averne una visione d’insieme, ci si avvicinerebbe alla comprensione di Dio.

Bella stronzata, eh?

Continua a leggere

Dio tossico

In senso psicologico.


Immagina di vedere una persona rivolgersi al/la proprio/a partner con queste parole:

«Guarda che cose meravigliose ho fatto per te. E le ho fatte solo per il tuo bene, perché ti amo. Ti rendi conto di quanto sei fortunato/a? Senza di me saresti una persona imperfetta, perfino indegna. Non saresti nulla. Ma io ti ho reso/a migliore, ti ho salvato/a da te stesso/a e dai tuoi limiti. Tutto ciò che di buono c’è nella tua vita lo devi a me. Tutto ciò che di male c’è nella tua vita lo devi a te stesso/a.
Per salvarti io mi sono sacrificato per te. Ho dato tutto me stesso, perché ti amo e voglio il tuo bene sopra ogni altra cosa.
Non chiedo tanto: mi basterebbe un po’ di amore da parte tua. Almeno un po’ di riconoscenza. Ma tu come mi ripaghi? Sei indifferente. Mi ignori. Mi trascuri. Non mi ami come merito. Non mi rispetti. Non ti comporti bene come dovresti. Addirittura ti rivolgi ad altri, invece di dedicarti a me. Dubiti delle mie intenzioni. Magari vuoi perfino lasciarmi.
Ma nessuno ti amerà mai come ti ho amato/a io. Soltanto quando sarai lontano/a da me ti renderai conto che solo io ho ragione e che solo io so che cosa è meglio per te.
Perciò come puoi lamentarti se ti punisco? Sei tu a costringermi. Sei tu a provocare la mia ira. Sei tu a meritare la mia reazione. Eppure lo sai: io agisco sempre soltanto per il tuo bene, per educarti, per farti comprendere. Ancora una volta: per renderti una persona migliore.»

Continua a leggere

Credenti «razionali» e dove trovarli

Alla prova della teodicea, il loro fallimento è totale.


Possiamo suddividere i cristiani in due grandi famiglie, beninteso non separate in modo netto e con uno spettro di posizioni intermedie: i superficiali e i (presunti) razionali.

Continua a leggere

E adesso che te ne fai?

Quello che ti pare. Basta che non lo consideri una figura storica reale. Però occhio alla coerenza.


Il Gesù del Nuovo testamento è un personaggio di fantasia, con ogni probabilità derivato da un profeta apocalittico ebreo vissuto nella Giudea occupata dai Romani. È una figura con molte caratteristiche encomiabili ma pure con tante idee e comportamenti spregevoli. La sua resurrezione non trova alcuna conferma in fonti indipendenti da quelle dei suoi seguaci, che peraltro sono contraddittorie e manipolate, perciò non può essere considerata un evento reale. Quindi che si fa? Lo si dimentica e basta?

Continua a leggere

Quale Gesù?

Nel Nuovo testamento ce ne sono due. Se ne scegli uno e ignori l’altro, ti sostituisci a Dio.


Scopro di godere dell’attenzione anche di un prete. Infatti, dopo aver letto il mio articolo su Gesù, un certo don Alberto – no, non quel don Alberto, ché ti pare che lui potrebbe mai cagare di striscio un ateo insignificante come me? – mi scrive:

Ho letto il tuo articolo «Gesù non era una brava persona». Mi ha molto disgustato e fatto arrabbiare. Quel Gesù che tu descrivi non è il mio Gesù! Trovo profondamente disonesto, da parte tua, pescare nei Vangeli solo i brani che ti fanno comodo per giustificare i tuoi pregiudizi!

L’obiezione di Alberto non meriterebbe una replica, perché la risposta si trova già nel mio articolo. Tuttavia, siccome mi offre l’occasione di sviluppare una riflessione sull’etica, voglio tornarci sopra. E mostrare come Alberto, con la sua interpretazione dei Vangeli, si sostituisca a Dio. Per capirlo, dobbiamo fare – tanto per cambiare – un esperimento mentale.

Continua a leggere