Superata la sfida!

Ancora un apologeta. Stavolta un giovane prete. Ci prova e ce la fa.


Dopo una settimana esatta dal miserevole tentativo precedente, ricevo un email da un altro apologeta. Stavolta un prete. L’argomento è lo stesso: la sfida della teodicea. «Un altro che non avrà capito», penso.

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Un altro ci prova e fallisce

Poi s’incazzano quando io li perculo chiedendo se ci sono o ci fanno.


La montagna Massimo Zambelli, dopo mesi di riflessioni, ha generato il topolino, cioè la sua risposta alla sfida della teodicea. Per essere proprio sicuro che io gliela pubblicassi, l’ha accompagnata con un video nel quale propone le solite divagazioni ad minchiam che sono il suo marchio di fabbrica e poi fa leggere il testo a una voce sintetica.

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La teodicea paracula

Se ridefinisci il Bene, ridefinisci il Male, ridefinisci pure Dio, alla fine ti trovi con una teodicea inutile perché non fornisce alcun sollievo agli umani. Stupooore!


Io sono una persona semplice. Il mio è un pensiero minimalista, senza fronzoli. Il più semplice possibile, ma non più semplice del necessario. Soprattutto è un pensiero che desidera una verità se non assoluta almeno razionale, difendibile con argomenti convincenti. Perciò si sforza di prescindere dalla soggettività. In particolare le mie emozioni sono soggettive e non devono influenzare il mio pensiero. Per esempio, io ho paura della morte. Anzi no: ho paura del morire. Tuttavia non permetto alla paura del morire di influenzare il mio pensiero fino a indurmi a credere di essere immortale. Sicché, quando mi interrogo sull’essere e sul dover essere, cerco di mantenermi il più possibile distaccato.

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La suprema contraddizione di Dio

Non intellexistis, non intelligitis, nec intellecturi estis.


Dio è inconoscibile, dicono i credenti sulla base delle Scritture. Scritture però che di quel Dio parlano parecchio, alla faccia della coerenza. Dario spiega a quale conclusione conduce l’imperscrutabilità divina. Con un paradosso finale.


1. L’errore fondamentale di credenti e non credenti

Ovviamente Dio non esiste. Tuttavia il dibattito sulla teodicea è mal posto fin dall’inizio. Da una parte gli apologeti si sforzano di salvare la coerenza logica di un Dio buono e onnipotente di fronte all’esistenza del Male. Dall’altra gli atei provano a demolire queste difese proponendo alternative morali o logiche. Ma entrambi in fondo stanno giocando con un’illusione: l’idea che il Dio abramitico sia conoscibile, analizzabile, comprensibile almeno in parte.

Il punto, ignorato da molti, è che secondo le stesse Scritture Dio è e rimane imperscrutabile. Sempre. Su tutto.

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Quale prova per Dio?

Che cosa servirebbe per convertirmi. Però.


Secondo Karl Popper, una teoria è scientifica non quando può essere verificata, ma quando può essere falsificata. Occhio però: non quando è falsa, bensì quando si può immaginare che cosa la renderebbe falsa. In sintesi estrema: un’affermazione scientifica si assume il rischio del fallimento. Più in generale ogni affermazione sulla realtà, per essere razionale, deve essere messa alla prova non per confermarla ma per cercare di demolirla. Se invece per sostenerla vale tutto e il contrario di tutto, allora grazie al cazzo: sono solo parole in libertà, del tutto prive di valore epistemico.

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La coerenza di Dio nelle Sacre scritture

Dio è buono. Ma in che senso? Se leggiamo le Sacre scritture, scopriamo che l’idea più comune e popolare della bontà divina è ingenua e sbagliata. Perché anzitutto Dio è coerente.


R. smonta il sillogismo sulle teodicea demolendo una delle sue premesse.


Introduzione

Un argomento spesso avanzato per dimostrare l’impossibilità logica dell’esistenza di un Dio contemporaneamente onnipotente e buono così recita: come è possibile che un Dio onnipotente e buono permetta la sofferenza innocente nel mondo? Se Dio fosse onnipotente, potrebbe eliminare la sofferenza; se fosse buono, dovrebbe volerlo fare; poiché la sofferenza esiste, Dio risulta o non onnipotente o non buono. Di conseguenza l’esistenza del Dio cristiano è logicamente insostenibile.

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Dibattere su Dio è inutile

Dio non è solo una risposta sbagliata: è una domanda inutile. E ciò che è inutile non merita il nostro tempo.


Vale la pena continuare a parlare di Dio? No, secondo Dario. Che ci spiega perché e rende inutili tutte le pippe mentali degli apologeti bigotti ma anche degli atei militanti.


Disclaimer: Choam Goldberg riceverà la risposta finale alla domanda cardine della sfida della teodicea alla fine di questo articolo nella sezione «Speciale» alla fine, ma prima si deve seguire tutto il ragionamento che condurrà a quella risposta.

Il dibattito sull’esistenza di Dio è tra i più abusati nella storia dell’umanità. Filosofi, teologi e credenti continuano a riempire pagine e a consumare fiato su una questione che, per come è posta, è già priva di significato. Il problema non è solo che Dio non esiste, ma che l’intero discorso sulla sua esistenza è un esercizio sterile.

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O più potenti o più buoni di Dio

In ogni caso migliori.


Il Male non esiste in Natura. Ok, l’ho detto: il Male non esiste in Natura. Ma allora, se il Male non esiste in Natura, come sta in piedi la prova della non esistenza di Dio fondata proprio sull’esistenza del Male? Semplice: basta intendersi sul concetto di Male.

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